Il falò

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14 giugno 2019

Nella notte scura
sulla spiaggia degradata
arde il fuoco
di un piccolo falò
il cui tepore vince
senza sforzo
sul freddo innocuo
della sera estiva.

Il mare nero ascolta
sereno
la musica che sale
che segue le fiamme
perdendosi in alto
soccombendo al cielo
ancora buio.

L'aria è tersa
attraversata dal guizzo
degli accendini,
mossa dal fumo feroce
che esala dal fuoco.

Tutto sembra immobile,
le poche luci sfavillano
deboli
la luna discende
mai così luminosa.

Qualcuno dorme,
c'è chi si insegue a mare
altri alimentano il fuoco
ancor che fan casino.

Ma no, tutto è sereno;
lo sguardo segue il fuoco
viaggia in posti lontani
come le navi ferme
all'orizzonte.

Una maestosa immobilità
spezzata solo
dal continuo bruciare
della legna rimasta.

Gli occhi senza sonno
ecco che ritornano
sulla nascente luminosità
del cielo che si ridesta.

Una nuova alba
che vede lo spegnersi lento e rilassante
del nostro falò
così ben curato
e ora morente.

Stormi di gabbiani e piccioni
uccelli maledetti
si scagliano sui rifiuti illuminati
dal Sole nascente.
Lottano furiosi,
mentre un senzatetto si sveglia
e i ragazzi rimasti
riprendono la via di casa.

Il rumore del primo treno
che scorre veloce
tra le montagne appena sveglie
mantiene noi svegli.

I lampioni tacciono
mentre tutto ricomincia
il suo corso di sempre.

La città che sembrava morta
si rianima con lentezza
eppure tutto d'un tratto.

Il Sole posa lo sguardo
dove lo ha sempre posato
così annoiato
che non se ne cura più.

Qualche lavoratore urla
le auto riprendono
a sfrecciare su queste strade
falsamente eterne.

Ora tutto è luce
ma su quella spiaggia
tra la sabbia
qualche legnetto arde ancora.

Tutto sembra nuovo
e si attende
la nuova notte.

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