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*3 Messaggi non letti*

Il cellulare continua a vibrare tra le mie mani, mentre i messaggi aumentano a dismisura.

Lo schermo si illumina, segno che qualcuno mi sta chiamando e, purtroppo, già so chi.

Fabio.

Sospiro, rispondendo alla chiamata e pentendomene subito.
-Mi vuoi spiegare dove cazzo sei finita?- urla, dall'altro capo del telefono. Chiudo gli occhi, incapace di rispondergli.
-Allora? Qualcuno ti ha mangiato la lingua?- continua, se possibile ancora più incazzato.

-Sono in centro a Bologna, non ho sentito il cellulare squillare.- cerco di essere il più tranquilla possibile.

Non mi riconosco più, da quando ho conosciuto Fabio.

Sono sempre stata una ragazza che non si fa mettere i piedi in testa, una determinata e sempre col sorriso sulle labbra.

Ora... ora sono senz'anima.

-Cazzate, solo enormi cazzate mi stai raccontando.- Fabio sussurra, e posso immaginarlo mentre cammina nervosamente per il salotto di casa sua.

Una scarica di brividi mi percorre la schiena, provocandomi la pelle d'oca. Trattengo le lacrime e mi mordo il labbro inferiore, facendolo sanguinare.

-Fabio, ti prego, calmati. Ci... ci vediamo a casa mia. Okay?- la mia voce trema e con lei anche la mia sicurezza.

Lui non risponde e mi attacca il telefono in faccia. Resto seduta, con lo sguardo perso nel nulla, per almeno altri venti minuti.

Cerco una via di fuga tra le mura della città, ma non c'è.
Spero di essere risucchiata da una voragine al centro della strada, ma non succede.

Mi avvio verso casa, ma è come se le mie gambe non fossero più mie. Le sento estranee, mentre continuano il loro percorso.
Mi fermo qualche palazzo prima del mio, regolarizzando il respiro e cercando di non andare in panico.

-Finalmente sei tornata.- Fabio è fuori la porta di casa mia, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo che non lascia trasparire nulla. Mi avvicino cautamente, per poi accarezzargli il braccio.
-Sono semplicemente uscita a fare una passeggiata.- apro la porta di casa, facendolo entrare.
-Tu, senza avvisarmi, non devi uscire da questa casa. Chiaro?- stringe i pugni lungo i fianchi, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
-O vuoi che succeda come l'ultima volta?- sorride beffardo.

Deglutisco, chiudendo gli occhi. Le immagini di qualche settimana prima sono nitide nella mia mente.

Lo sento avvicinarsi di più a me e mi stringe i polsi. Apro gli occhi e il nocciola dei miei si scontra con l'azzurro ghiaccio dei suoi.

-Ti prego, lasciami stare.- la mia voce è spezzata, così come lo è la mia libertà.

Com'è che sono finita in questa situazione di non ritorno?

Mi alza il viso con forza, stringendomi le guance e facendo, quindi, pressione sui lividi ancora freschi dell'altra sera.

-Non mi fai pena con questi occhietti pieni di lacrime, sai?- stringe i denti.

Sento il cellulare squillare e, per una volta, ringrazio mentalmente il fatto di avere la suoneria alta. Si stacca da me e mi lascia rispondere.

-Mamma ehi- tossicchio un pò, guardando Fabio con la coda dell'occhio.
Le gambe ancora mi tremano, ma riesco ad avvicinarmi al divano.
-Piccola, come va? Ieri non mi hai più richiamata.- sento una leggera malinconia nella voce di mia madre e mi sento subito in colpa.
-Scusami, è che ho avuto da fare tutto il giorno... sai, il lavoro.- il mio tono di voce si abbassa.

Odio mentire così a mia madre, ma è l'unica soluzione.
Si fida di Fabio, non si perdonerebbe mai l'errore di aver accettato il mio trasferimento qui, ormai qualche anno fa.

-Va bene, tesoro. Mi è bastato sentire la tua voce e sapere che stai bene. Ti lascio ai tuoi affari.- so che sta sorridendo, al contrario mio.

Ti prego non attaccare, penso.
Ma, purtroppo, lo fa. Ed io sono di nuovo sola, con colui che dovrebbe proteggermi, ma che invece fa il contrario.

Dario's POV

-Nels- guardo il mio amico intento a smanettare sul suo portatile. Alza lo sguardo.
-Si?- mi incita a continuare.
-Hai notato anche tu la ragazza stamattina?- sussurro -Quella da Matilda, tutta sola che scriveva.- corrugo la fronte, ricordando l'incontro, se così può essere definito.

-Mh si, quella che è scappata. Era parecchio strana.- ridacchia e torna a prestare attenzione al computer.
-Strana non direi. Quando le ho chiesto se potessi prendere la sedia ed ha alzato il viso...- mi blocco, passandomi una mano sul viso -aveva dei lividi, molto ma molto grandi e viola.- guardo Nelson che ora ha abbandonato completamente ciò che stava facendo.

-Sul serio?- stringe le labbra in una linea sottile -non ci ho fatto caso.-

Mi appoggio allo schienale della sedia e guardo il soffitto.
Penso e ripenso alla ragazza misteriosa e mi prefiggo di chiedere, l'indomani, a Matilda qualcosa su di lei.
Non so perchè, ma sento che quella ragazza ha bisogno di aiuto.

Ma chi sono io per aiutarla?

Silky. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora