8.

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-Mamma sono a casa.- entro in casa e, dopo aver lasciato le valigie in salone, corro sul balcone.
Il profumo di basilico e i colori sgargianti dei fiori di mia madre mi colpiscono, e quasi barcollo. Mia madre è intenta ad innaffiare una piantina, così l'abbraccio da dietro.
-Sophie, tesoro.- lascia tutto e si volta a guardarmi, con gli occhi lucidi.

Sono così felice.

Una vibrazione mi distrae, così prendo il cellulare e leggo il messaggio.

È Dario.

Sei arrivata?

Sorrido, arrossendo lievemente. Apro la conversazione, mai iniziata prima di oggi, e prima di rispondergli scrivo e cancello molte volte.

Si, circa mezz'ora fa.

Blocco il cellulare, tornando alla realtà e abbracciando ancora mia madre. Mi spiega che mio padre e i miei due fratelli, Andrea e Domenico , sono andati al mare e che torneranno in serata. Restiamo ancora un pò a parlare, poi decido di andare a mettere le mie cose in camera e di fare una doccia.

Lascio mia madre cucinare e mi chiudo in camera.
Non è cambiato nulla.
Le pareti sono ancora tappezzate di poster e frasi di canzoni, il letto ha ancora tutti i peluche messi in ordine e la mia libreria è ancora piena, o quasi visto che ne ho portati alcuni a Bologna, di miei libri e quaderni scarabocchiati.
Mi guardo attraverso lo specchio accanto alla libreria: qui, quella diversa sono io. I miei capelli non sono più lunghi come una volta; gli occhi sono spenti ed il viso è segnato da tutto il dolore provato. Oltre che fisicamente, anche dentro sono diversa, e lo so.
Ormai rido di meno, evito qualsiasi contatto con i ragazzi e la notte dormo poco e male.

-Cosa mi hai fatto...- sussurro, guardandomi un'ultima volta nello specchio. Scuoto la testa e poso i vestiti nell'armadio, lasciando solo un pantaloncino ed un top sul letto.

Il cellulare vibra ancora, facendomi sobbalzare.

Come stai?

Sto bene, oltre la stanchezza.
Vorrei tu fossi qui, ad arginare il senso di vuoto che un pò mi invade.

Cancello l'ultima frase, inviando il messaggio ed abbandonando poi il cellulare sulla scrivania.
Mi sento così stupida.

Dario's POV

Sto bene, oltre la stanchezza.

Sono felice tu stia bene, anche se vorrei essere lì con te.

Cancello, riformulo i pensieri ed invio solo la prima frase.
Mi sento uno stupido.

Mi passo una mano sul viso, sospirando. Le ore chiuso in studio, ormai, sembrano non finire mai e mi portano ancora di più ad evadere con la mente.
Vorrei essere partito anch'io, magari con lei, per andare in posti lontani dal caos della città. Magari l'avrei portata in montagna, in mezzo al nulla, dove l'unico rumore sarebbero stati i nostri pensieri.
Sorrido all'immagine di noi due seduti a guardare il nulla, in silenzio.
-Dario, ma mi stai ascoltando?- Cesare mi risveglia dai miei pensieri, schioccando le dita davanti al mio viso. Annuisco, poco convinto, guardandolo colpevole.

-Mio dio, tu sei andato da un pezzo.- ride, scuotendo la testa. Alzo le spalle.
Forse ha ragione.
-Ceso, lascia stare il nostro romanticone qui. Abbiamo del lavoro da fare.- Nelson gli tira uno schiaffetto scherzoso sulla nuca ed indicando i video da montare.

Torna il silenzio in studio, stranamente, ed io torno a prestare attenzione alla pagina bianca sul mio computer. Sospiro, è da più di due ore che cerco di buttare giù qualcosa, ma l'unica cosa che sono riuscito a scrivere è stata la data di oggi.
-Ma se andassimo con Carlotta?- Cesare interrompe il silenzio, facendomi alzare di colpo lo sguardo verso di lui, e così anche gli altri.
-Intendi a Napoli?- sorrido lievemente, non riuscendo a contenermi. Lui annuisce.

Iniziano a discuterne, chiedendosi se sia una buona idea, mentre io, semplicemente, ho già comprato i biglietti del treno.
-Domani alle 8 in stazione. Non fate tardi.- li interrompo, sorridendo sempre di più.
-Cosa?- Tonno mi guarda confuso, mentre mostro lo schermo del computer con l'ordine portato al termine. Mi arriva un bicchiere, di plastica ovviamente, in faccia e tutti ridono.

Forse mi sono lasciato trasportare dall'impulsività. Avrò fatto bene?

Sophie's POV

Ma ora ti prego mi porti al mare,
Qualsiasi posto purché sia altrove,
Dove non servono più le parole.

Sorrido, canticchiando e ripensando alla sera con Dario, passata sui colli. Ed un pò mi manca, stare in silenzio ad ascoltare il nulla, a guardare Bologna che dorme.
E mi manca anche guardarlo di nascosto, mentre scarabocchia sul suo diario nero, con l'espressione concentrata e le guance arrossate dal caldo.

Prendo le cuffie e torno in cucina da mia madre, per avvisarla che sto uscendo. Lei mi dà un bacio sulla fronte e mi fa le sue solite raccomandazioni.
Esco e mi perdo tra i colori della mia Napoli, con i suoi vicoletti pieni di bambini, gli scugnizzi come li chiamiamo noi, che giocano e si divertono anche semplicemente rincorrendosi. Arrivo in spiaggia e mi siedo su un telo, lasciando che il venticello mi scompigli i capelli e mi accarezzi la pelle.

Prendo il cellulare, per silenziarlo, ma un messaggio di Nelson, abbastanza ambiguo, mi blocca.

Spero tu sia felice domani.

Corrugo la fronte, ma lascio perdere e mi isolo completamente, dando spazio ai miei pensieri.

Sarò felice domani?











-Sono tornata.- urlo, chiudendo la porta alle mie spalle ed avviandomi in cucina.
Ho deciso di parlare di Fabio a mia madre, è giusto che lei sappia.
-Soph, tesoro.- mia madre è seduta al tavolo che beve il suo solito caffè -Tuo padre mi ha appena chiamata. Stanno tornando.- sorride e ricambio, restando con la schiena poggiata al muro. Mi mordo nervosamente il labbro e la guardo.

-Ho bisogno di parlarti...- sussurro -di Fabio.- aggiungo, giocherellando con uno dei miei numerosi bracciali. Lei alza lo sguardo dal cellulare, bloccandolo, e mi fa segno di continuare. Prendo un respiro profondo, sentendo le gambe tremare.

Le parole escono da sole, come se fossi un fiume in piena. Mia madre cambia espressione ad ogni parola pronunciata, lasciando spazio ad alcune lacrime.
-Mi...mi dispiace averti nascosto tutto. Non volevo darti altri pesi a cui badare.- abbasso lo sguardo, non riuscendo a reggere il suo, ormai devastato dalle lacrime. Si porta una mano sul cuore, singhiozzando.
-Avrei dovuto immaginarlo, Soph, che quel tono di voce sottile non fosse semplice stanchezza. Che ingrata sono, se non riconosco il dolore di mia figlia?- si alza, avvicinandosi. Scuoto la testa.
-Non sei ingrata, mamma.- le prendo la mano, sorridendo poco -Avrei dovuto parlartene molto tempo fa.- sussurro, per poi accoccolarmi tra le sue braccia, che mai come ora sanno di casa.

-Sei stata forte, piccola mia.- sussurra, stringendomi forte.
Sorrido.

Il cellulare si illumina sul tavolo dove lo avevo poggiato. È una notifica da twitter, di Dario.

@dariomatass: Stamattina mi sono svegliato convinto della tua imprescindibilità.

Blocco il cellulare, mentre un senso di fastidio mi invade.

-Beata chi occupa i suoi pensieri.- sussurro.

******
Salve a tutt*,
spero vi piaccia questo capitolo, che, rispetto al resto, è più concentrato sui pensieri dei nostri protagonisti e, infatti, ha meno dialoghi tra i personaggi.

Io, personalmente, ho scritto ascoltando alcune melodie di Einaudi. Se volete, leggete facendo lo stesso e fatemi sapere se vi è piaciuto.

Come sempre, accetto consigli e critiche costruttive.
Un bacione, flo.

Silky. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora