capitolo 10

86 23 10
                                    

Dopo quella nottata in bianco, stranamente non ho più fatto incubi.

Sono passate due settimane e tutto è normale.

John mi guarda e basta mente lo fulmino con lo sguardo.

Isaac mi sta sempre piú simpatico. Stesso vale per Evelyn.

Non mi sono mai aperta molto con le persone ma loro sembrano tenerci a starmi, diciamo " vicino". Ho deciso di lasciarli fare e non allontanarli. Forse avere degli amici non è poi tanto male. Sono uscita un paio di volte con Evelyn per aiutarla in storia.

È simpatica e a volte mi fa ridere.

Ora ho appena finito educazione fisica e non sono ancora riuscita a parlare con l'allenatore di basket dato che non è mai presente, per questioni famigliari.

Ora ho poesia. Questa materia mi sta piacendo sempre di piú. Il compito di oggi era di scrivere: una parola che ci rappresenta, un oggetto che ci rappresenta, un sentimento a noi conosciuto.

Entriamo in classe e fortunatamente questa volta mi sono seduta vicino ad una ragazza per non capitare con John.
Penso di chiami Alice. È molto timida e spesso lancia occhiate al ragazzo dietro nella fila opposta alla mia, come tutti d'altronde.

La lezione inizia e il professore annucia che chiamerá delle persone per leggere il compito per oggi.

"Vorrei sentire: Watson, Harrison, Brown"

Che merda.

Parte la ragazza ed è tutto banale.

Tocca a Harrison e mentre parla lo guardo. Oggi  non è male. Ha una felpa nera e dei jeans scuri con delle Nike ai piedi.

"La parola  che mi rappresenta è abile-"

Tutte le ragazze li presenti iniziando i ridacchiare interrompendolo. Questa è la prova che spesso le ragazza sono più pervertite dei ragazzi.

Mi sorprende un po'. Non mi sembra stia scherzando come ha fatto intendere a metà classe.

"Cosa intendi?" Chiede il prof.

"Non sono tenuto a rispondere" che gentile. Secondo me non intendeva "abile" in " quello".

"Allora Watson, alzati e parla alla classe"

Mi alzo e mi accorgo che tutti mi stanno fissando, specialmente lui. Non lo vedo ma lo sento, lo sguardo brucia come ogni volta. 

"La parola che mi rappresenta è vuoto"

Faccio una pausa e il prof non mi chiede niente, mi guarda e basta facendomi capire che devo continuare.

"L'oggetto che mi rappresenta è un foglio bianco"

"E il sentimento a me più noto è la solitudine" penso che nessuno abbia sentito dato che l'ho sussurrato. Il suono della campanella rompe il silenzio.

Mi guarda con un espressione strana. Guarda l'orologio e si incammina di fretta fuori dall'aula salutando gli alunni annunciando che finiremo la prossima volta l'argomento.

John mi sta ancora guardano.

"Bhe? Vuoi restartene li tutto il tempo a fissare il vuoto?"

"Con il vuoto intendi te stessa vero?"

Non pensavo lo capisse davvero. Lo guardo, e lui guarda me. Prendo lo zaino in spalla continuando ad osservarlo.

Prende anche lui il suo zaino e si avvicina a me senza distaccare lo sguardo. È come se ci fosse una catena nei nostri occhi che non ha intenzione di spezzarsi per nessuna ragione.

Ora è vicino a me e mi tocca alzare la testa per continuare quel gioco di sguardi. Sembra che mi stia leggendo dentro, sembra che stia cercando di trovare qualcosa dentro di me, mi dispiace deluderlo... Ma non troverá niente.

~~~

John' pov

Non riesco a smettere di fissarla. Mi avvicino a lei e gli parlo mentre mi perdo nel verde.

"Sei un foglio bianco... "

Mi guarda perplessa e continuo.

"Perché?" chiedo io.

"Perché sono ancora da scrivere"

Segreto di una notte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora