capitolo 24

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È lunedì.

Questa notte non ho dormito, non ci sono riuscita malgrado il sonno. La mia testa era immersa da quell'immagine. E se fosse uno scherzo? E se in realtà qualcuno volesse farmi del male? Troppe domande.

Ho messo quel bigliettino nel mio comodino, non so se farlo vedere a mia madre, ma forse è la scelta giusta.

Stanno succedendo troppe cose strane, mi esplode la testa.

O cazzo! No! Oggi è lunedì e mi riaccompagna a scuola John. Me lo stavo per dimenticare, stupidi autobus.

Sono nel parcheggio ad aspettare che arrivi. Quanto vorrei una moto, la vorrei tantissimo, quando avrò compiuto 18 anni potrò farmi la patente e finalmente non usare più i mezzi pubblici. Non vedo l'ora.

Da sempre ho avuto una passione irrefrenabile per le moto. A volte andavo nella vecchia officina dietro la mia vecchia casa. Ci lavorava Jefferson, un anziano signore , sempre solare, sporco di nero con in mano sempre un attrezzo.
Mi ricordo che quando ero triste andavo lì con lui e guardavo mentre aggiustava alcuni pezzi di una bellissima moto, precisamente una Ducati Monster 696.
Mi raccontò che quella moto apparteneva al figlio, in coma da ormai 4 anni a causa di un incidente prorio in sella di quella moto.

Jefferson era talmente tanto affranto che decise di riassemblare la moto il meglio che poteva. La famiglia non aveva molti soldi, li utilizzano soprattutto per le spese mediche del figlio. Non lo vedo da più o meno 3 anni, sì è trasferito portando con se tutto ciò che aveva dentro la ferramenta...

Sorrido al pensiero di quando per provare il funzionamento della moto mi faceva salire in sella con lui e mi faceva fare il giro del quartiere.

"Hey sveglia! Non mi faccio problemi a lasciarti qui quindi sbrigati"

Mi giro di scatto sentendo una voce dietro di me.

"Muoviti è da mezz'ora che ti sto chiamando!"

Sbuffo e mi avvicino alla macchina.

"Evita di urlare brutto scemo o giuro che rigo la tua bella e lucente macchina con le chiavi"

"Ripeto, potrei benissimo lasciarti qui"

"Ma non lo farai"

Cerco di aprire lo sportello ma è come bloccato. Lo guardo interrogativa e dalla sua espressione capisco cosa ha in mente.

"Ripeto, tu non lo farai!"

Parte con la macchina e si ferma a pochi metri. Lo raggiungo quasi correndo.

"Apri questa cazzo di porta"

"Le due paroline magiche?"

"Ti uccido"

"No no no, non va bene piccola Hanna"

Alza il finestrino dell'auto e ride dall'altra parte del vetro.

"per favore!"

"Ripetilo non ho sentito"

"Per favore brutto troglodita"

Sblocca la porta e io entro sbattendola.

"Fottiti"

"Che hai detto scusa?"

"Niente niente" alzo le mani in segno di innocenza.
Questo secondo me è davvero in grado di lasciami qui.

Parte ed esce dal cancello della scuola. I minuti passano veloci, per fortuna oggi non c'è molto traffico e quindi arriviamo a casa abbastanza presto.
Ripenso alla giornata di oggi, uno schifo e noiosa. L'unica cosa che mi ha fatto divertire è stata la caduta di Evelyn in corridoio. Lo so sono una persona orribile ma la risata di Isaac mi ha migliorato decisamente la giornata.

Arriviamo davanti casa mia.

"Senti Hanna. Non te l'ho detto ma mio fratello non smette di parlami di te e del fatto che vuole rivederti. Scusami ma mio fratello è così.."

Parla velocemente e non mi guarda in faccia. Agrotto le sopracciglia, perché quel bambino è così tanto ostinato?

"Per me va bene" rispondo dopo un po' di secondi, dopotutto è solo un bambino... E se questo lo rende felice perché no.

"Ok a domani" sembra così cupo ora, non capisco il motivo.

Lunatico...

"Grazie del passaggio" esco dalla macchina e entro in casa

Apro la porta e butto le scarpe dove capita. Oggi non ho molta fame così decido di andare in camera, magari vado a suonare un po'.

Salgo le scale, e una volta entrata nel mio stanzino guardo al centro della stanza, dove è situato il pianoforte. Ogni volta che lo guardo mi dà una strana sensazione..

Come se mi attirasse anche da lontano.

Mi siedo sullo sgabello e prendo carta e penna.
Mi fatto una coda spettinata e cerco di concentrarmi.

Inizio a suonare quella famose note bloccandomi ogni volta che la mia memoria mi impedisce di continuare.

Riprovo, altre 5 o 6 volte. Chiedo gli occhi e mi faccio trasportare sa quella dolce melodia. Riapro gli occhi quando mi rendo conto di aver suonato 4 note in più senza essermene accorta... Forse è solo la mia immaginazione.

Guardo stranita il pianoforte e riprendo a suonare.

Si! Si ne sono sicura! Sono le note giuste. Mi alzo dallo sgabello e saltello felice! Finalmente dei risultati finalemente mi ricordo una parte in più della canzone. Manca poco me lo sento.

Continuo a suonare quella melodia ancora più bella con solo 4 note in più. Le scrivo velocemente sullo spartito per ricordarle.

Guardo l'orologio, cavolo sono passate 2 ore, ed effettivamente la fame un po' si fa sentire.

Esco dallo stanzino e mi distendo sul letto prendendo il computer.

Una nuova notifica... O meglio dire, un nuovo messaggio da un numero sconosciuto.




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