14. Faccia d'angelo diverso

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I postumi della caccia a Leone sembravano quelli di una sbornia (e di fatto me ne sentivo un po' colpevole): da quando avevo "acceso" la Wittybox sembrava che fossimo presi da tutto fuorché dalle lezioni, invece non era proprio cosi. Ognuno di noi stava facendo un percorso di crescita nel programma rispetto al proprio ingresso, trovando sempre più ostacoli sul proprio cammino. Lo Strego ci teneva a dimostrare che, oltre al suo inedito, c'era altro, però intanto perdeva punti (usciva sconfitto da ogni sfida del sabato). Non capiva perché la sua ironia fosse sempre fraintesa. La cura decisa dai prof? Farlo cantare in napoletano e misurarsi con De André. Per il momento, a detta di Zerbi, era "na schifezza"! Occhioni dolci, in compenso, era osannata ogni settimana di più. Tutti i prof dicevano che era più matura della sua età anagrafica, soprattutto nella scrittura. Per Braga sembrava che avesse vissuto già due vite, tanto la trovava profonda e autocritica. Lei diceva di vedere le cose da diciottenne ma di trasferirsi in un altro mondo sul palco: considerava la voce come un orizzonte arancione da raggiungere, ma con lo sfondo nero: un tramonto inoltrato a un passo dalla notte, con un ultimo sprazzo di luce pronto a infonderle speranza. La sua amica Confusa, invece, teneva il muso tutto il tempo, lamentandosi dalla mattina alla sera, ma stava anche imparando ad affrontare l'insicurezza, sforzandosi di non abbassare lo sguardo mentre cantava. Anche Faccia d'angelo stava attraversando una delicata fase di transizione. Così l'ha riassunta in una videobox: 

"Quando ho fatto i Casting e poi ho preso il banco ho sempre ragionato step by step. Pur sapendo che il livello sarebbe stato altissimo non immaginavo che mi aspettasse un lavoro cosi pesante. Sapevo che mi sarei dovuto impegnare molto e che avrei trovato "più occasioni nell'occasione", ad esempio l'inedito. Io pretendo tanto da me stesso e quindi sono veramente molto contento di quello che ho fatto finora, pur sapendo che devo migliorare ancora tantissimo. Quando vado sul palco adesso lo maschero un po' di più, anche se la strizza è sempre la stessa. In questo programma cresci indipendentemente dall'età che hai. Scopri dei lati nuovi di te stesso, anche dal punto di vista umano: essendo tutto concentrato, ti fa conoscere dei tuoi difetti che, magari, nella vita sarebbero venuti fuori più avanti, in altri momenti. Vedi che le cose cambiano tanto e senti che è arrivato un grande scossone. Se prima eri in cameretta per i cavoli tuoi, adesso sei ad 'Amici! E neanche a scuola stai insieme così tanto con i tuoi compagni. Devo essere onesto, sono superdeterminato ad arrivare alla fine. È una grande opportunità, e se tu vuoi fare questo mestiere devi essere bravo a dare il 100 per cento anche alle tre di notte."

 Insomma, Faccia d'angelo era partito al top ma stava lavorando per raggiungere un'identità artistica più matura e consapevole. Un obiettivo per nulla facile, che presto lo avrebbe mandato in crisi. Un giorno l'ho visto letteralmente crollare mentre era a lezione col suo maggior sostenitore, il Prof. Zerbi. I due si sono messi comodi sul divanetto e li Faccia d'angelo ha cominciato a sfogarsi. «Mi conosco, è la solita frase banale ma... posso dare molto di più.» «Ma tu hai un po' paura adesso?» «Si, l'asticella si alza sempre e un po' di sana paura è anche giusto averla.» Zerbi voleva rassicurarlo: «Molto spesso succede - non sempre-che chi parte forte...» «È quello che temo.» Ma il prof lo aveva già capito: «Io non ti ho mai visto fragile come oggi». «Eh si, non lo nego. E cosi. Sono tranquillo perché è una paura positiva. Adesso che il gioco si fa bello e interessante cresce la preoccupazione, ma anche la responsabilità e la consapevolezza. Non è facile stare qui dentro. Finché lo vedi in televisione dici: "Quello che cavolo fa alla fine? Si fa una lezione, poi va sul palco e via". Invece vissuta da dentro è molto più difficile.» Faccia d'angelo quel giorno era un fiume in piena.«lo ho perso tanti treni nella mia vita. Adesso che vivo un'esperienza cosi importante, se uno mi vede tra le nuvole, un po' svagato... è perché in realtà mi sto godendo al massimo quel momento e sto cercando di farlo mio. Per esempio, se non avessi mandato quella mail, a quest'ora magari stavo ancora in cameretta a provare a mandare il mio pezzo in giro e mi avrebbero detto: "Il pezzo funziona ma non ti prendo". Ecco, quelli sono tutti i treni che perdi e continui a perdere, ce ne sono tanti, è normale.» Zerbi era molto rispettoso di quello sfogo così intimo, anche se Faccia d'angelo voleva fare il primo della classe anche in quanto ad autoanalisi. «Io credo che, se tu non hai fatto ascoltare le tue canzoni prima e non hai mandato quella mail prima, è perché forse dentro di te sentivi che non era il momento giusto. Cerca di renderti conto che non hai perso dei treni, adesso bisogna vedere qual è la destinazione finale. Ma questo non lo possiamo sapere né tu né io.» Poi il prof gli ha fatto una raccomandazione paterna: «Non fingere di essere più sicuro e più forte di ciò che sei. Se hai paura dillo, se ti senti solo dillo». E qui la risposta di Faccia d'angelo è stata quella del leader solo al comando: «Ah lo dico, lo dico. Purtroppo mi sento anche molto solo. Alla fine qua un po' tutti lo sono, chi più chi meno (c'è chi, magari, non lo dà a vedere perché non gli dà fastidio)». A quel punto è scoppiato in lacrime facendosi abbracciare da Zerbi: «Era inevitabile che accadesse. Però non volevo piangere, mi ero ripromesso di non farlo...». Quella fragilità era il sintomo della grande pressione con cui Faccia d'angelo era abituato a convivere da sempre. Voi non immaginate quanto fosse sorvegliato a vista in quella "cameretta" in cui doveva rigare dritto e veniva (ancora) sgridato ogni volta che non rifaceva il letto... Lui infatti non viveva mica da solo! Era ancora a casa con i suoi genitori, il fratello e la sorella, una famiglia presente ma molto esigente. Soprattutto la mamma- come ci avrebbe confidato - era la presenza più importante (o ingombrante?) della sua vita, visto il suo carattere forte e severo. Faccia d'angelo ha tanto sofferto di una cosa: sua madre non ha mai dato peso al suo talento nella musica. Persino quando i suoi amici e alcuni addetti ai lavori avevano cominciato a credere nelle sue potenzialità, lei gli aveva consigliato di lasciar perdere. Eppure era stata la prima ad ascoltare Sei mia mentre lui la scriveva nella sua stanza, ad assistere alle sue prime esibizioni in piccoli locali, a monitorare - seppur solo al telefono - i suoi provini ad "Amici". C'era sempre stata, ma era l'unica a cui il suo modo di cantare non piaceva e che stroncava ogni velleità artistica del figlio sul nascere. Eppure Faccia d'angelo la difendeva: quell'atteggiamento distaccato gli era servito a restare coi piedi per terra. Grazie a lei era abituato a mettersi in discussione, si aspettava talmente tanto da se stesso da dare sempre il massimo e non cullarsi mai. Ora che cominciava a sentire il sostegno del pubblico, avrebbe voluto un solo si: quello di sua madre. Voleva sentire che anche lei credeva in lui. E secondo me, a modo suo, cominciava a farlo. Sapete cos'ha fatto una volta? Faccia d'angelo si era dimenticato a casa sua, in cui era rientrato per il weekend, degli inediti a cui aveva lavorato. Lei è venuta a scuola apposta per portarglieli, un po' come le mamme apprensive che ci portano la merenda a scuola quando ce la siamo scordata. Certo che l'età della ricreazione era passata da un pezzo per tutti noi... e non dobbiamo meravigliarci, poi, se in Italia ci chiamano mammoni. 

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