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Si svegliò la mattina dopo verso le dieci, sbadigliò sbattendo gli occhi un paio di volte. Si alzò dal letto coperta solo da una maglia extralarge ed andò in cucina per preparare il caffè.

Emma dormiva ancora.

Bevve il caffè, che subito la fece sentire meglio. Aprì il frigorifero e prese delle uova per preparare la colazione.

Emma si svegliò, si stiracchiò sul divano gemendo.

«Buongiorno.» disse dalla cucina mentre continuava a cucinare.

Emma si voltò verso di lei, un sorriso assonnato sul volto.
«Buongiorno.» Si alzò dal divano e si stiracchiò un'altra volta, poi si avvicinò a lei. «Posso aiutarti?»

«È quasi pronto.» rispose sorridendole «Spero ti piacciono le uova. Intanto puoi bere un po' di caffè.»

«Mangio tutto.» rispose Emma prima di coprirsi la bocca mentre sbadigliava. «Grazie.» disse mentre si avvicinava per prendere il caffè.

Roni preparò due piatti e ne mise uno davanti a lei. «Ecco a te.» disse sedendosi.

«Grazie.» ripeté mentre si sedeva.

Roni iniziò a mangiare. «Quanto resterai da queste parti?»

Emma si strinse nelle spalle mentre beveva il caffè.
«Non so, dipende. Da te, soprattutto.»

«Da me?» chiese curiosa.

«Sì.» replicò come se fosse ovvio. «Sai come si dice, gli ospiti sono come il pesce, dopo tre giorni puzzano. Quindi, dipende da quando inizierò a "puzzare".» le sorrise.

Roni rise alla sua battuta.

«Non hai un posto dove tornare? Una famiglia, degli amici...un lavoro vero?» chiese mentre beveva un altro po' di caffè.

L'espressione di Emma cambiò radicalmente. Abbassò lo sguardo per nasconderla mentre si passava nervosamente la lingua sulle labbra.
«Che mi dici di quella gara?» chiese, senza risponderle, la tensione che traspariva nella voce. Mangiò le uova mentre aspettava la risposta.

Roni notò il cambiamento nel tono della voce ed evitò di chiedere ulteriori notizie sulla sua vita. Si alzò mettendo il piatto nel lavandino «È una gara importante, si percorrono dieci chilometri, il primo che arriva vince.»

«E può partecipare chiunque?» chiese «Cosa si vince?»

«Sì, basta avere una moto. Si vincono cinquemila dollari.»

Emma inarcò le sopracciglia, stupita.
«Una bella somma.»

«Sì, non è male. Vuoi partecipare?»

Emma si morse il labbro inferiore, riflettendo.
«Perché no? Tu partecipi?» le chiese.

«Sì.» le sorrise. «Sarà divertente.»

Un velo di preoccupazione adombrò il suo sguardo.
«Quanto è rischioso?»

«Ci sono delle curve abbastanza pericolose, ti conviene studiare il percorso, posso darti una mappa e magari puoi fare dei giri di prova.»

Emma la fissò. Rimase in silenzio per qualche istante.
«Stai attenta.» le disse invece di risponderle.

«Io conosco il percorso sei tu che dovresti stare attenta.» le sorrise. «Vado a vestirmi...Hai bisogno di qualcosa?»

Emma abbassò lo sguardo annuendo.
«Sì.» rispose prima di rialzare gli occhi su di lei, un sorriso furbo sul volto. «Mi serve quella mappa.»

Roni si spostò nel piccolo soggiorno, aprì un cassetto e prese la mappa. «Questo è il percorso è anche segnato...vedi?»

Emma si accostò a lei per osservarlo, sfiorandola con la spalla.
«Mh-mh...» commentò mentre studiava le svolte.

«Questa è la più pericolosa.» le spiegò indicandole con il dito una curva particolarmente insidiosa.

Emma annuì, poi si voltò a guardarla, il viso vicino al suo.
«L'hai fatto altre volte?» le chiese, la voce morbida, troppo calda, troppo bassa.

Voltò la testa verso di lei. «Tre volte.» le rispose con lo stesso tono. Emma la guardò negli occhi. Dischiuse le labbra.
«Dev'essere eccitante...» mormorò.

«Molto... l'adrenalina che ti scorre nelle vene, la velocitàsempre maggiore... è eccitante.»

Emma le sorrise.
«Non vedo l'ora di provare...»

«Perderai.» disse avvicinando il viso al suo.

Emma abbassò lo sguardo sulle sue labbra, poi tornò a guardarla negli occhi.
«Scommettiamo?» sorrise ancora.

«Cosa vuoi scommettere?»

Lo sguardo di Emma si illuminò per un istante.
«Un bacio.»

Roni scoppiò a ridere.

«Vuoi scommettere un bacio?»

La donna annuì sorridendo.
«Sì!»

«Hai proprio paura di perdere.» disse per poi allontanarsi da lei. Emma le rivolse uno sguardo confuso mentre raddrizzava la schiena.
«Perché?»

«Potevi chiedere qualcos'altro.»

Emma la guardò negli occhi. Poi sorrise.
«Non prendermi in giro!» esclamò.

«E come lo starei facendo?»

«Cos'altro avrei potuto chiedere?» le domandò invece di risponderle.

«Se non ti viene in mente niente...» sorride «Vado a vestirmi devo vedermi con Robin.»

Emma rimane a bocca aperta per un istante.
«Ti ho appena detto di non prendermi in giro!» esclamò, irritata.

«Non lo sto facendo.» entrò in camera per cambiarsi.

Emma fece per seguirla, ma si fermò alla porta, lo sguardo a terra.
«Sì che lo stai facendo!»

La barista indossò un paio pantaloncini di jeans e una canotta nera. «Emma non ti sto prendendo in giro, stavo solo scherzando.» disse uscendo dalla stanza.

Dal basso, lo sguardo di Emma risalì ad accarezzare tutto il suo corpo.
«Roni, sei uno schianto.» riuscì solo a risponderle. Lei sorrise sistemandosi una ciocca di capelli ricci dietro l'orecchio. «Grazie. Se vuoi quando torno ti faccio vedere un po' la cittadina... intanto fai quello che vuoi.» disse con un sorriso.

Emma inarcò le sopracciglia.
«C'è anche una cittadina?» sorrise.

«A qualche chilometro di distanza.»

Annuì pensierosa.
«A che ora apre il bar?»

«Alle sei. Io tornerò prima, tu puoi venire quando vuoi.» le sorrise.
«Credo che andrò a studiarmi quel percorso allora.» sorrise.

«Allora usciamo insieme.» disse Roni afferrando la borsa e le chiavi

Emma rise.
«Devo ancora andare in bagno e vestirmi, e per quanto non mi dispiacerebbe l'idea di farti fare tardi, non sarebbe carino da parte mia, quindi...» si allungò verso il bagno. «Vai tranquilla. Quando ti liberi sai dove trovarmi.»

«A dopo allora.»

Fire & GasolineWhere stories live. Discover now