L'incessante bussare alla porta fece sobbalzare le due donne. Roni controllò la sveglia erano appena le sette del mattino, avrebbe voluto dormire almeno un altro paio d'ore, sbuffò infastidita. Si girò e incontrò gli occhi chiari ancora mezzi chiusi di Emma
«Aspetti qualcuno?» le chiese la bionda sbadigliando.Roni scosse la testa e si alzò recuperando una camicia da indossare. Si trascinò fino alla porta pronta ad azzannare alla gola il pazzo che aveva osato svegliarla, ma i suoi occhi si spalancarono alla vista dell'uomo.
«Robin sono le sette...» riuscì a dire con voce ancora assonnata.
«Sei con lei vero?»«Robin quanto hai bevuto?»chiese quando fu costretta a fare mezzo passo indietro per vampata di alcool che accompagnò le parole dell'uomo.
«Hai passato la notte con lei vero?» ribattè lui invece di risponderle.
«Dovresti andare a casa.» suggerì Roni tentando di chiudere la porta, ma Robin la bloccò con un gesto fulmineo della mano.
«Che diavolo fa che io non possa fare?»«Robin non è colpa tua...»
«Non iniziare con la solita stronzata "è colpa mia non tua".»
«E allora cosa vuoi?»
«Te, maledizione!»
«Non mi amavi nemmeno, perchéfai questa scenata?»
Robin rise.
«Ti amo da sempre ma tu non volevi una storia seria così ho finto che mi stesse bene.»Il senso di colpa invase il suo corpo come una doccia fredda, svegliandola del tutto.
«Io non lo sapevo.»
«Lo so, speravo che col tempo anche tu avresti iniziato ad amarmi.»
«Io ti voglio bene, tu mi hai aiutata tanto...»
«Ma non mi ami.»
«Mi dispiace.»L'uomo sospirò piano, gli occhi fissi nei suoi. La scrutava.
«Lei se ne andrà via, l'ha già fatto.»
«Robin...»
«Lo vedrai.» concluse un attimo prima di andarsene.Roni lo guardò andare via. Richiuse la porta lentamente come se con quel gesto stesse chiudendo un capitolo della sua vita. Un capitolo che comunque era stato importante. Si poggiò al legno tiepido della porta, incapace di muoversi fino a quando non sentì un lieve rumore alle sue spalle. Non si voltò.
«Hai sentito tutto?»
«Sì.»
«Mi dispiace, non credevo che sarebbe venuto.»
«Io non me ne andrò, se non sarai tu a volerlo.»
«Anche se te ne andrai non lo rimpiangerò.» replicò staccandosi dalla porta e voltandosi per guardarla. L'espressione sul viso della bionda si fece strana, indecifrabile. Si avvicinò a lei e le accarezzò il viso.
«Non me ne andrò, Roni.» le sorrise poi «Dovrai cacciarmi via di qui a calci nel culo.»Le sorrise annuendo.
«Ho bisogno di un caffè.» non aveva ancora finito la frase che Emma era già volata in cucina dopo averle rubato un lieve bacio a fior di labbra. La seguì dopo qualche minuto.E dopo altri due minuti aveva una tazza di caffè fumante tra le mani.
«Grazie mille, mi scoppia la testa.» rispose bevendo subito il caffè.
«Mi dispiace.» mormorò, preoccupata.
«Non è stata colpa tua.» replicò con un sorriso. «Anzi devo dire che stanotte sei stata davvero fantastica.»
Emma le sorrise.
«Anche tu, è stato bellissimo.»«Sei brava a cucinare» commentò Roni notando le pentole sul fuoco, dove si stavano cuocendo dei pancake.
Emma ridacchiò.
«Ho fatto l'aiuto cuoco una volta.»«Bene, allora non mi avvelenerai, almeno accidentalmente.»
Emma rise più forte e bevve il caffé.
«Devo preoccuparmi che lo faccia tu con me?»«Sempre.» disse maliziosa.
«Sei tremenda.»
«Prendere o lasciare.»
Emma le rivolse uno sguardo intenso.
«Prendo.»«Ottimo affare.»
Emma sorrise e poggiò i piatti con la colazione sul tavolo. Subito prese a mangiare.
«Mi hai spompata ieri» si giustificò.
«E non hai ancora visto niente.»
«Non vedo l'ora di scoprire il resto allora...»«Se sarai fortunata» disse mangiando a sua volta.
«Come se sarò fortunata?!»«Dipende da come ti comporterai.»continuò a prenderla in giro prima di notare la data sul calendario appeso alla parete. «Accidenti.»esclamò alzandosi. «Dovresti andare via oggi, tra un'ora arriverà mia madre e, credimi, non vuoi incontrarla.»
Emma divenne seria, si accigliò.
«E se volessi farlo invece?»«Ti sto salvando, vai a fare un giro, non si ferma mai oltre il pranzo.»
Emma rise.
«È così terribile?»«È molto peggio. Quindi prendi i vestiti, la moto e va' a farti un bel giretto.»
«Non ho paura. Sono stata in adozione, ricordi? Ho passato di peggio.»
«Emma per favore fa come ti chiedo.»
Emma la guardò negli occhi, poi annuì.
«D'accordo. Ma se ti servisse un salvataggio...» si alzò e prese una penna e un tovagliolo, su cui scrisse il suo numero. «chiamami. Sarò qui in un lampo.»
«Grazie, mio prode cavaliere.» le rubò un bacio prima di iniziare a sistemare un po' la casa, non che la cosa avrebbe fatto molta differenza.Emma scappò in bagno e prese la sua roba. Raccolse i vestiti che aveva lasciato la sera prima per terra e sistemò il letto.
«Vado. Ti... chiamo.» si corresse all'ultimo prima di baciarla, rossa in viso, e uscire dall'appartamento. Montò in sella e partì verso il paese. Dapprima fece un giro in moto per le strade, poi parcheggiò, decisa ad esplorare meglio il posto.
YOU ARE READING
Fire & Gasoline
Fanfiction«Hai una moto anche tu?» le chiese. «Mi sembra ovvio.» rispose con un sorriso. «È parcheggiata qui fuori.» «Qual è?» domandò sporgendosi sul bancone, curiosa. «Prova a indovinare.» sorrise versandosi da bere. Emma strinse appena le palpebre. Le lung...