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La madre di Roni arrivò puntuale alle nove suonando il campanello per tre volte, sicuramente per infastidirla.
«Ben arrivata mamma.»
«Buongiorno.» rispose la donna soffermandosi a squadrare l'appartamento.«Non potresti trasferirti? Posso aiutarti se non hai abbastanza soldi.» la sua faccia era un misto di disgusto e ribrezzo. Roni alzò gli occhi cielo e prese un respiro profondo per evitare di urlarle in faccia.
«Mi piace questa casa, ed è proprio sopra il locale.»
«Dovresti venderlo e trovarti un lavoro vero, anzi meglio ancora un marito.»
Ecco la seconda critica in sei secondi. Sua madre non perdeva di certo tempo. Ricordava ancora il suo quasi svenimento quando le aveva detto di aver acquistato un locale. I suoi occhi erano diventati due fessure sottili, sembrava quasi che dovessero uscire dei raggi laser per fulminarla.
«Non mi serve un marito.»
«E come pensi di avere dei figli?»
Strike terzo.
«Sto bene, e non mi interessa avere dei figli.»
«Non è una vita, potresti avere tutto quello che desideri.»

Roni fece un secondo respiro più profondo, poi le rivolse un sorriso enorme, quanto finto.

«Se andassimo a mangiare fuori?»
«Ma è ancora presto.» obiettò la donna.
La barista osservò l'orologio, erano appena le dieci e lei aveva già un'emicrania.
«Facciamo una passeggiata?»
«Sì, ma senza quella moto infernale.
«Andremo a piedi mamma tranquilla.»

L'aria tiepida era piacevole sul viso e Roni si rilassò. Sua madre riuscì a restare zitta per ben cinque minuti.

«Quando metterai la testa apposto?»

Ecco, ci risiamo. Roni era già esasperata.
«Mi sembra che lo sia.»
«Devi sposarti, che ne è stato di quel ragazzo, Robin?»
«Ci siamo lasciati.»
«Roni ma perché non riesci a tenerti un uomo?»

«Mamma la vita non è basata solo sull'avere un uomo.»
«Vuoi restare zitella e lavorare in quel bar tutta la vita?»
«Se anche fosse?»

«Perchè vuoi restare sola?»
«Chi ti dice che lo sia?»
«Hai conosciuto qualcuno?»
«È presto per parlarne.»

«Perchè non puoi esser come tua sorella? Si è sposata, mi ha dato due nipotini.»
«Appunto ci pensa lei a darteli.»
La madre le lanciò un'occhiataccia.

«Entriamo a mangiare qualcosa.»propose la barista indicando il locale alla madre. Forse mangiando avrebbe avuto dieci minuti di pace, anche se ne dubitava.

Si sedettero ad un tavolo e iniziarono a leggere il menù.

Mentre stavano ordinando vide entrare Emma. Rimase immobile quando gli occhi della donna incontrarono i suoi e le sorrise.

«Cosa guardi?» chiese Cora girandosi «La conosci?»

Emma cambiò espressione immediatamente: lanciò un'occhiataccia a Roni come se la detestasse, poi uscì dal locale.

«Si...scusami un attimo» uscì dal locale e la seguì.
«Emma.»

Emma si fermò e si voltò. Controllò che non ci fosse la donna, poi la guardò con gli occhi spalancati.
«Che ci fai qui?! L'ho fatto apposta per evitare di parlarci!» le disse, preoccupata. «Scusa, se avessi saputo che eravate lì dentro...»

«Tranquilla, non credevo che saresti venuta qui, lei odia casa mia, il bar e tutto quello che mi riguarda.»

La bionda si accigliò.
«Be'... a guardarla non sembra adatta a questo ambiente.» commentò «Forse si sente a disagio.» tentò.

«Vuole solo che venda tutto e mi sposi per iniziare a sfornare dei bambini.»

Emma inarcò le sopracciglia.
«Vada al diavolo allora!» sbottò.

Fire & GasolineWhere stories live. Discover now