Capitolo 11

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Uscito dalla stazione di polizia avevo un solo obiettivo: Trovare più informazioni possibili per scoprire cosa ci fosse dietro a quella visione distopica avuta pochi attimi prima.

Vista l'ora mia zia mi fece accompagnare a casa da una volante, appena arrivato però non avevo alcuna intenzione di mettermi a dormire. Accesi il pc e cominciai la mia ricerca. Parola chiave, Jill Brady!

Mia zia era sicuramente una delle figure più conosciute e rinomate a Salt Lake City, non solo per il suo lavoro ma anche per tutto ciò che aveva fatto per la comunità come semplice cittadina.

Scrollando però non sembrava esserci nulla di anomalo, niente di niente.

Provai a cercare il mio nome allora, ma ad esclusione dei profili social e di tutta la spazzatura scritta dai giornalisti su quanto successo alla mia famiglia non riuscii a trovare altro.

Stavo quasi per arrendermi quando fra le ricerche correlate spuntò un articolo che parlava delle vicende legate al famoso pluriomicida William O'Brian. Mi sembrò abbastanza strano non averlo mai visto prima, eppure avevo perso mezza giornata in biblioteca a fare ricerche su di lui.

Sembrava quasi che qualcuno lo avesse piazzato lì proprio perché io lo vedessi, ma era un'idea assurda, completamente fuori da ogni logica. Del resto non era nemmeno ciò che realmente mi interessava.

Cancellai questi pensieri complottistici e mi decisi infine a cliccare su quel link. Mi si parò davanti una schermata dai colori scuri e le scritte rosse, sembrava qualcosa uscito fuori direttamente da un film horror o peggio dal "deep web".

Storie di un killer: William O'Brian

Ciò che più colpisce con la lettura delle varie storie è la mancanza, in molte di esse, di un'infanzia difficile e di una vita disagiata tali da "giustificare" il compimento di omicidi tanto brutali.

Secondo quanto riferito dagli esperti dell'FBI, molti serial killer hanno una famiglia, un lavoro, si mimetizzano nella società nella quale riescono perfettamente ad integrarsi e proprio per questo motivo difficilmente vengono sospettati dei crimini commessi. Un esempio eclatante, a questo proposito, è quello di un serial killer che è stato presidente della sua chiesa, capo scout, e impiegato come funzionario del governo locale.

Una storia come questa non può non spaventare perché inevitabilmente fa sorgere in noi la domanda: allora un serial killer può nascondersi ovunque?

La risposta è SI!

E' questo il caso di William O'Brian, o come venne soprannominato dai media locali,"The Watcher", il famoso pluriomicida che fra il 2004 e il 2008 terrorizzò la cittadina di Salt Lake City, uccidendo senza uno schema ben preciso 46 persone di ogni genere ed età.

Ancora oggi la sua vera identità è del tutto un mistero, infatti era solito usare un nome fittizio per firmarsi quando parlava con le sue vittime e quando mandava ricche documentazioni con i dettagli dei suoi omicidi alla polizia ed ai canali di comunicazione.

Il suo" modus operandi"tipico era quello di contattare via sms, con schede telefoniche usa e getta, le sue vittime; proprio per questo risultava irrintracciabile. Dopo averle torturate psicologicamente per giorni, settimane o addirittura mesi nel momento in cui queste crollavano, le lasciava al proprio destino per poi colpirle brutalmente quando ormai queste si sentivano più al sicuro.

Spesso dimostrava una conoscenza estremamente profonda di coloro che perseguitava per poi uccidere, pare li spiasse e sapesse ogni loro mossa ed abitudine, ma ad oggi per le autorità questo dettaglio rimane da confermare e si baserebbe su indizi poco solidi.

The Mistery of Salt Lake CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora