Capitolo 18

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-Come ha fatto a scappare! Siete un branco di incompetenti!- cominciò ad urlare paonazzo davanti a me.

Non sapevo cosa fosse successo e a chi si riferisse ma lo avrei presto scoperto.

-Cominciate le ricerche,io sto per arrivare...-

Chiuse la telefonata ancora parecchio agitato e mi guardò mentre tenevo i polsi incrociati verso l'alto,pronto a farmi mettere le manette.

-Non c'è bisogno,tanto non andresti da nessuna parte-

-No,infatti- risposi risoluto.

-Adesso ti porto in centrale,te ne starai per qualche ora in cella mentre io...comunque poi ripeteremo il teatrino che abbiamo fatto qua dentro,mi firmerai una bella deposizione ufficiale e infine sarai processato-

Annuì rassegnato e lo seguì all'esterno verso l'auto di servizio parcheggiata di fronte il portico della sua abitazione;una tetra e vecchia casupola malandata nel bosco,quasi completamente ricoperta da muschio,muffa e licheni. Poco distante dalla struttura si ergeva una grande cisterna arrugginita,probabilmente vuota ed inutilizzata da tempo.

Appena partiti mi accorsi che ci trovavamo in una zona del bosco completamente isolata,collocata vicino le rive lago ma dalla parte opposta rispetto il centro abitato.

Il percorso era parecchio accidentato e completamente sterrato,non avevo la più pallida idea di come si riuscisse a tornare in città da lì ma più tempo passava,più mi allontanavo dal farmi una ben poco esaltante notte in cella.

Sbucammo ai piedi di una montagna e cominciammo a salire seguendo i tornanti,inutile dirvi che non era una strada segnata e quello che ci separava dal cadere nel vuoto ad ogni curva era soltanto l'abilità del guidatore,il che non mi lasciava per nulla tranquillo.

Una volta saliti,ovviamente,cominciammo a scendere,ritrovandoci finalmente su una strada asfaltata,proseguimmo per qualche chilometro nel buio più totale e senza proferire parola,prima di scorgere in lontananza un cartello con delle indicazioni per Salt Lake City.

Il silenzio fu' però interrotto dalla vibrazione di un cellulare,quello di Rhodes.

-Si? Chi parla?-

Dopo quella frase restò in ascolto per qualche secondo senza dire nient'altro,infine chiuse la telefonata e posò il telefono.

Una volta entrati in città,non andammo diretti verso la caserma ma deviammo,senza un perché,nuovamente verso il bosco in direzione del lago.

Parcheggiò sulle sponde di quest'ultimo e mi fece scendere.

-Ti devo chiedere scusa ma non ho altra scelta...-

La sua voce era rotta da un pianto che cercava di trattenere a stento e soprattutto dalla paura,ma non capivo ancora per quale motivo.

Mi fece voltare e sentì contro la schiena un corpo duro e solido,era la sua pistola.

Mi spintonò costringendomi a fare qualche passo in avanti verso il bacino d'acqua,tolse la sicura dall'arma e la staccò dalla mia schiena.

-Rhodes non fare sciocchezze!-gli urlai in preda al panico.

-Peter,credimi se potessi non lo farei ma...ti prego perdonami...non mi ha lasciato altra scelta-

-CHI?!- urlai voltandomi verso di lui.

-Non posso dirtelo...ti prego girati,non riesco a farlo guardandoti negli occhi-

Mi gettai ai suoi piedi piangendo come un disperato

-Ti prego...non uccidermi...non voglio morire!-

Mi afferrò per la maglietta e mi gettò a terra in modo che fossi nuovamente di spalle.

-Che Dio mi perdoni per questo...- lo sentì sospirare e infine sparò.

Uno,due,tre colpi.

Avevo stretto gli occhi con tutta la mia forza,mi aspettavo di essere colpito ma dopo il rumore degli spari mi accorsi di essere ancora illeso.

Mi voltai e vidi Rhodes steso a terra in una pozza di sangue,dietro di lui mi sembrò di vedere per una frazione di secondo una figura che si allontanava a passo veloce.

Presi la pistola dalle mani del sergente ormai morto e provai ad inseguire quell'ombra,aveva un grande vantaggio perciò quando mi sembrò nuovamente di scorgerla nella radura gli sparai contro tutto il caricatore.

Sentì un tonfo,qualcosa si era accasciato pesantemente al suolo,mi avvicinai lentamente mentre sentivo chiaramente il suo respiro pesante ed affannato,spostai qualche arbusto e infine lo vidi.

Avrà avuto sulla sessantina,era una persona dal viso familiare ma che non ricordavo di aver mai visto prima.

-Chi diavolo sei?- gli chiesi sconvolto mentre questo era steso a terra con una ferita alla gamba ed una al costato che cercava di tamponare con le mani.

-Sei il primo che non sa chi sono ragazzo- mi rispose a fatica.

-Io...io ti ho forse già visto?-

-Non ci arrivi proprio eh?-ridacchiò sputando sangue –Io sono William O'Brian!-

Lo guardai sconvolto.

-No...non è possibile...-

-Hai ragione non è possibile,sono solo frutto della tua immaginazione- rise di gusto ancora una volta.

-P...Perché hai ucciso Rhodes?-

-Per salvare te,non è ovvio?-

-Ma...perché volevi salvarmi?-

-Perché è importante che tu rimanga in vita quanto basta per sapere la verità...-

-La verità su cosa?-

-Ti è per caso mai venuto il dubbio che qualcuno a te caro,ti abbia nascosto un piccolo ma fondamentale dettaglio sulla sua vera identità?-

-Che cosa vuol dire?-

-Non ti sei mai chiesto perché assomigliassi di più alla tua cara zietta che ai tuoi genitori?-

-I miei genitori...loro...non ci sono più...ma come fai a conoscerli?-

-I tuoi "genitori" ti hanno solo adottato!-

-Stai mentendo!-

Tossì ancora mentre cercava di tirarsi su senza successo.

-Apri gli occhi Peter,Jill non è tua zia...è tua madre!-

Lo fissai sconvolto per una frazione di secondo ma poi ricordai tutto e ripensai a quello strano sogno,a quel viaggio paranormale che avevo compiuto la prima volta che Rhodes mi aveva interrogato.

-C'è altro,non è così?-

-Beh,ti interesserà sapere come faccia a conoscere i tuoi,no?-

Annuì.

-Bene...diciamo che se sono morti è stata un po' colpa mia- rise di nuovo –Ma...aspetta,io sono stato soltanto il loro sicario,c'era qualcuno che ti rivoleva con se' e così mi ha pagato- fece spallucce con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

-Chi?- chiesi mantenendo la calma.

-Oh,sono sicuro che puoi arrivarci benissimo da solo...-

-Dimmi chi!- stavolta urlai puntandogli la pistola contro.

-La tua cara mammina- disse ridendo a crepapelle;era probabilmente completamente fuori di testa.

-Non fare questi giochetti con me,non sono così stupido!-

-Abbassa quell'arma,non ha più colpi...- chiuse gli occhi,era ormai rimasto poco tempo,stava morendo.

-Ti faccio un favore Peter,non sarai un assassino come me,ma ti do' una dritta...cerca la verità- -Sempre!-

Si puntò la pistola alla tempia e ridendo come aveva fatto per tutto il tempo,si sparò.

Mi girai inorridito e tornai al lago,mi accasciai accanto al cadavere di Rhodes e presi il telefono dalla tasca per chiamare mia zia,o meglio mia madre...ma vidi un messaggio non letto:

-Se vuoi salvare Jill torna a casa del sergente,vieni solo o morirà!-

The Mistery of Salt Lake CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora