Ricontrollo la mia gonna, ho di nuovo conferma che continuo a sembrare una scappata di casa, esattamente come cinque minuti fa.
Perché diavolo mi sono messa una gonna elegante e i tacchi per venire in spiaggia?
Ebbene sì, dopo infinite ricerche durate settimane e dopo numerosi rifiuti ho trovato un annuncio interessante, l'estate si sta avvicinando e un piccolo bar sulla spiaggia richiede personale, spero che sia la volta buona.
Mi avvicino al chiosco ringraziando il cielo quando noto che è presente un condizionatore, nel caso mi assumessero non ho intenzione di sciogliermi come un ghiacciolo al sole.
Il legno è dipinto di giallo e azzurro e c'è anche una piccola terrazza coperta con alcuni sgabelli per sedersi al bancone.
-buongiorno- sorrido ad una ragazza che sta muovendo le dita freneticamente sullo schermo del suo cellulare
-cosa ti porto?- domanda distrattamente ma dopo alcuni secondi di silenzio mi dedica un po' più di attenzione
- tu chi sei? Cosa vuoi ordinare?- alza lo sguardo dal suo telefono e mi guarda come se fossi un alieno venuto da Marte per conquistare il mondo.
Ok.
Ma qui le persone le accolgono così?
Bho.
-sono qui per l'annuncio...- spiego cercando di non risponderle male.
Indossa un paio di pantaloncini che lasciano ben poco all'immaginazione e ha le unghie smaltate di giallo fluo.
Non è una persona, è un lampione, non c'è altra spiegazione.
- si. - farfuglia tornando al suo cellulare
Si?
Che vuol dire si?
-no.- rispondo facendo spallucce
-come hai detto?- mi scruta alzando di scatto lo sguardo, non so come faccia a vederci ancora con tutte quelle ciglia davanti agli occhi.
- no no, niente- sorrido falsamente
- bah, come ti pare- muove una mano in aria per liquidare il discorso
Che razza di conversazione è questa?
Non c'era scritto da nessuna parte che non dovessi avere un cervello funzionante per essere assunta...
Tranquilla Phoebe, anche se fosse, tu non avresti problemi.
Siccome a quanto pare ha deciso di stare zitta intervengo nuovamente
-dove posso trovare Christian D'Angelo?- la guardo fissarsi le unghie facendo una smorfia quando trova una sbeccatura.
- perché vuoi saperlo?- risponde dopo mezz'ora continuando a guardarsi il resto delle unghie, forse vuole perdere ancora qualche grado di vista.
- te l'ho già detto- rispondo informalmente sospirando
- mi serve il posto.- metto in chiaro
- questo non vuol dire che lo otterrai- si intromette una terza persona con un accento strano che non riconosco.
Mi giro di scatto e pianto gli occhi sull'uomo che ho di fronte.
Deglutisco rumorosamente.
Fa che non sia lui
- tu... lei... volevo dire lei, lei è il signor D'Angelo?- passo gli occhi su tutto il suo corpo e non posso fare a meno di notare quanto sia alto...
E bello Phoebe, è bellissimo
Riporto lo sguardo sul suo viso e vengo inchiodata al suolo da due iridi verdi, cerco di guardare meglio i suoi occhi che adesso sembrano marroni.
Ma cos...
-in persona- sorride di sbieco interrompendo i miei pensieri
Aria condizionata o no, il rischio di sciogliersi come un ghiacciolo al sole persiste
- mi segua signorina Thompson-
Come sa il mio nome?
-d-dove stiamo andando?- chiedo cercando di rimanere al passo, difficile se devi seguire uno con le gambe lunghe tre metri e tu sei un metro e una lattina.
- non preoccupati.-
Ora mi stupra, me lo sento.
E l'ultima volta che mi sentivo qualcosa, poi è successo.
Decido di non rispondere e vedo che entra in una struttura che prima non avevo notato, non si trova lontana dal chiosco, anzi, è quasi di fronte, solo che il bar sulla spiaggia è circondato da sabbia mentre questo edificio è adiacente alla strada.
Entriamo e saliamo una scalinata per poi attraversare un corridoio ed entrare in una stanza
Mi stupra al chiuso.
- se vuole sedersi- mi indica una poltrona di fronte ad una scrivania.
Io continuo a non capirci niente.
Come al solito del resto.
- Phoebe, posso darti del "tu" vero?-
L'hai già fatto.
Comunque fai quello che ti pare con il mio nome, mi serve il posto e tu sei figo.
-c-certo, nessun problema...- sono in soggezione. Questo tipo fa paura.
- perché vorresti questo lavoro?- chiede senza giri di parole.
Che domanda idiota.
Sospiro
-devo essere sincera o faccio la lecca culo?- stavolta decido di essere me stessa, o la va o la spacca, se la spacca probabilmente sarà il mio conto in banca a spaccarsi ma è uguale, andrò a vivere sotto ad un ponte.
- preferirei se fossi sincera-
Noto che prova a nascondere un sorriso.
Wow, ha cambiato espressione facciale, incredibile.
- Ho bisogno di soldi.- faccio spallucce.
Dico solo questo abbassando lo sguardo leggermente imbarazzata
- ho parlato con il tuo vecchio datore di lavoro...-
Perfetto, mi licenzia ancora prima di assumermi, mi ha portata qua per torturarmi
-ah...- penso che possa leggere il panico nei miei occhi
- ha detto che nonostante tutto lavori bene e che nessun cliente ha mai avuto da ridire- mi concedo un respiro di sollievo per poi appoggiarmi allo schienale della poltrona
- come mai sei stata licenziata?- chiede all'improvviso ghignando.
Sa già tutto...
Stronzo e sadico.
Adesso lo prendo a schiaffi.
- s-sono arrivata in ritardo...- ammetto, tanto lo sa già, inutile mentire.
In ogni caso non sono capace di mentire...
- una sola volta, Phoebe?- ghigna ancora.
Piantala di dire il mio nome come se fosse una bestemmia.
Adesso gli lancio il portapenne in testa.
- No. Ho avuto le mie buone ragioni per non essere in orario, ma non sono tenuta a dirle a lei, quindi, se vuole può assumermi, perché le assicuro che il mio lavoro lo so fare bene, se invece preferisce trovarsene un'altra sullo stile di quella con cui ho parlato al chiosco, va bene comunque, ma non mi faccia perdere tempo.- perdo le staffe ma me ne pento subito dopo.
Calma, non è lui, respira.
Adesso chiama qualcuno e mi fa cacciare, questo qui a me sembra pieno di soldi, altro che chiosco.
Complimenti Phoebe, tu si che sai come ottenere un lavoro!
Si sbilancia sulla sedia ma poi torna composto, mi gela con lo sguardo e si alza in piedi, segno che devo farlo anche io. Mi alzo e raccolgo la mia borsa, che era caduta per terra, ma nel farlo il contenuto si rovescia sul pavimento.
Maledizione, perché non chiudo mai questa dannata borsa!
Emetto un risolino imbarazzato e spero che sia una persona paziente.
Sbuffa e mi guarda scocciato.
Paziente, ci hai proprio azzeccato Phoebe, complimenti.
Raccolgo scontrini vecchi di mesi e altre cianfrusaglie che mi accompagnano quotidianamente e butto tutto in borsa.
Quando mi rialzo pronta ad andarmene per sempre da questo posto sento un rumore che non mi piace per niente.
Oh no.
Non è possibile.
Porto lo sguardo sul ragazzo che sta fissando il mio fianco con una strana smorfia in volto e sposto gli occhi sullo stesso punto.
Non ci voglio credere.
Qualcuno mi faccia diventare invisibile. Ora.
Uno strappo parte dal fianco e si ferma a metà coscia.
Maledetta gonna, ma come diavolo mi è venuto in mente di vestirmi così?!
Mi schiarisco la voce e mi rimetto completamente in piedi portandomi con finta disinvoltura una mano sullo strappo.
Muovo qualche passo verso l'uscita dove lui attende con impazienza che il grandissimo impiastro con il quale ha avuto a che fare negli ultimi minuti sparisca dalla sua vista.
-ti farò sapere...- mi scocca un'occhiataccia e apre la porta.
Esco da quello stupido ufficio ma dopo qualche secondo ci ripenso e torno indietro
- sai fare la pizza?- chiedo dal nulla.
Alza lo sguardo dai documenti che tiene in mano e mi guarda perplesso
Quest'uomo è flash, altrimenti non si spiega come ha fatto a rimettersi alla scrivania addirittura con dei documenti in mano nell'arco di pochi secondi
- come scusa?- perde un po' del suo atteggiamento formale
- la pizza, sei italiano, giusto?- riconosco finalmente il suo accento
- si Phoebe, sono italiano e so fare la pizza.- risponde secco ma sorridendo di sbieco
- ah... bene, te l'ho chiesto perché tanto so che non mi assumerai e allora mi sono tolta il dubbio- alzo le spalle e faccio per uscire dalla stanza ma vengo bloccata da quello che dice
- ti aspetto domani, alle nove. Non arrivare in ritardo.- rimango paralizzata, ho voglia di ballare la Macarena.
Mi giro lentamente
-sul serio?- sorrido inaspettatamente, ora lo abbraccio.
- già.-
Beccati questa Sanders dei miei stivali!
-grazie grazie grazie grazie...- continuo a ripetere e reprimo l'istinto di saltellare sul posto, ma mi interrompe
-alle nove.- ribadisce serio
-si, si sì, nessuno problema, alle nove!- parlo a falsetto sorridendo come un'ebete.
Decido di uscire finalmente di qui ma mi ferma nuovamente
- ah e, Phoebe?-
-si?- mi giro nuovamente terrorizzata.
Magari ha cambiato idea...
- avevo già intenzione di assumerti- fa di nuovo il suo solito sorrisetto.
Ah.
- e domani torna a darmi del lei- ghigna ancora.
-c-certo- sorrido
- a domani, Phoebe.-
- a... a domani... s-signor D'Angelo-
E ora che diavolo ho da balbettare?!alzo una mano in segno di saluto.
Ho un lavoro.
HO UN LAVORO!
E non si tratta di un piccolo chiosco!
Mi guardo attorno appena esco dall'edificio
ALLA FACCIA DEL PICCOLO!
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Maledizione al mio capo!
Romance- sai fare la pizza?- chiedo dal nulla. Alza lo sguardo dai documenti che tiene in mano e mi guarda perplesso - che?- perde un po' del suo atteggiamento formale - la pizza, sei italiano giusto?- riconosco finalmente il suo accento - si Phoebe, so...