Di che colore sono i miei occhi?

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Il mio interminabile flusso di pensieri viene interrotto da una fragorosa risata, ancora sbigottita dalla rivelazione alla quale sono stata sottoposta decido di non correre a conclusioni troppo affrettate e di chiedere spiegazioni a Christian.
-voglio sapere perché lui sta ridendo e se hai per caso deciso che io sono una persona troppo difficile e hai assunto qualcuno apposta per farmi da capo al posto tuo- cerco di parlare in tono pacato ma penso che la mia voce esca più come un suono strozzato, come vorrei che fosse Tack, strozzato e basta però.
Mitch, si chiama Mitch.
Tack è molto meglio, assomiglia al suono che faranno le sue ossa se non la smette subito di ridere e non mi spiega cosa sta succedendo.
Sto diventando violenta, dovrei calmarmi.
-allora?!- sbotto
-Phoebe, chiamo Marlene e ti faccio portare degli asciugamani, vai a cambiarti e poi torna qua- intervenire il mio capo, il mio VERO capo.
-sto bene così- ribatto, in realtà sto congelando ma voglio delle spiegazioni.
-senti cara, non ti darò dei giorni di malattia solo perché sei testarda- giro di scatto la testa verso l'uomo che ha cercato di uccidermi e spero che gli si apra una voragine sotto ai piedi, ma non succede.
-tu non sei il mio capo.- chiarisco spiccata sperando che capisca il concetto, in fondo non è difficile, anche Kylie ci arriverebbe senza troppi problemi.
- in un certo senso lo sono, ma prima scherzavo, Christian è molto peggio di me- ghigna lanciandomi un'occhiata d'intesa che io ricambio spostando lo sguardo sul mio capo
-che sta dicendo?- sono sempre più confusa e qua nessuno sembra propenso a darmi spiegazioni.
-siediti, visto che non vuoi prima cambiarti- sospira esasperato in risposta.
Faccio come dice e occupo una delle due poltrone libere.
-lì mi ci volevo sedere io- protesta Tim
- capisco che ti risulti difficile, ma qui ci sono degli adulti che parlano, tornatene ad investire innocenti Smith- gli rivolgo un sorriso falso e sposto l'attenzione su Christian.
- Mitch, mi chiamo Mitch- lo sento borbottare infastidito, ma non me ne può fregar di meno
-Piantatela!- sobbalzo e probabilmente anche Loki è sorpreso, stavolta il mio capo la voce l'ha alzata davvero.
Non so perché adesso, non ho il tempo di pensarci, ma nel mio cervello qualcosa scatta.
Reprimo l'istinto di appoggiare i piedi sulla poltrona e stringo i braccioli più forte che posso, fa male.
-scusami, io... io... scusa, non... non avrei dovut...- provo a dire ma la vista mi si appanna e il mio cervello va in tilt.

CHRISTIAN:
No, non qui, non con me, non di nuovo.
Scatto in piedi e passo velocemente dall'altra parte della scrivania.
-esci subito- ordino a Mitch che però non sembra intenzionato a farlo.
-ESCI!- ripeto sperando che mi ascolti
-Phoebe, Phoebe mi senti? Va tutto bene, non è successo niente, nessuno è arrabbiato, guardami- cerco di tranquillizzarla appoggiandole una mano sulla guancia. Trema e singhiozza ma non c'è traccia di lacrime.
Deve piangere, ha detto che deve piangere per far si che finisca.
-Phoebe, guardami, sono qui, nessuno ti farà nulla, non sono arrabbiato- continuo a ripetere sperando di ottenere qualche risultato
-Esci di qui immediatamente- alzo lo sguardo per qualche secondo per fargli capire che è il caso di fare quello che gli sto dicendo, ma evito di alzare troppo la voce per non spaventare ulteriormente la ragazza che mi sta tremando fra le braccia.
Mitch sembra riscuotersi da uno stato di trans ma non accenna a muoversi.
-cosa sta succedendo?- domanda allarmato e mi viene voglia di strozzarlo
-succede che devi uscire di qui se vuoi avere la possibilità di rientrarci in futuro- sbotto ma Phoebe mi interrompe
- NO, basta per favore- trema e noto che sta stringendo talmente forte i braccioli della poltrona che temo si conficchi le unghie nella carne.
-scusa, scusami Phoebe- non dovevo gridare.
Continuo ad accarezzarle la guancia ma cerca di allontanarsi
-no, non toccarmi, ti prego, non ho fatto niente, scusami- continua a mormorare. Ha gli occhi assenti, non so cosa abbia passato questa ragazza, ma vederla così non è più un'opzione contemplabile.
Non sono assolutamente nessuno per insediarmi nel suo passato, o nel suo presente, ma la cosa ha smesso di interessarmi la prima volta che ha cominciato a gridare terrorizzata di lasciarla stare.
Ha lo sguardo rivolto di fronte a se, in un punto indefinito, ma non sembra essere davvero qui con la testa.
-accidenti Phoebe, devi guardarmi!- continuo a dirle sperando che posi finalmente lo sguardo su di me e che faccia una delle sue considerazioni riguardo ai miei occhi.
Alzo lo sguardo e Mitch è ancora nella stanza, immobile, quando sente i miei occhi addosso mi guarda e fa una cosa inaspettata, si avvicina e si inginocchia vicino alla poltrona.
-Ehy, pazza suicida, guardami- dopo aver sentito le sue parole devo trattenermi per non cacciarlo a calci da questo ufficio, non so dove voglia arrivare, ma così non penso proprio sarà in grado di aiutarla.
-sei forse impazzito?!- alzo la voce pentendomene il secondo dopo.
- ha bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, tornare dall'isola degli offuscati di mente per insultarmi potrebbe sembrarle una buona idea- spiega rivolgendo momentaneamente la sua attenzione a me.
-che ne sai tu di quello di cui ha bisogno?- continuo a chiedere accigliandomi
-scusa, ma adesso la priorità non è rispondere alle tue domande- taglia corto lasciandomi interdetto.
Gli tolgo le mani dai capelli di Phoebe e le incornicio il viso con le mie.
Con la coda dell'occhio vedo che mi guarda come se mi avesse appena visto al circo a farmi lanciare delle torte in faccia, ma faccio finta di niente, come ha detto lui, la priorità è un'altra.
-Ehy, Phoebe, di che colore sono i miei occhi?- mormoro a pochi centimetri dalla sua faccia, sperando che questo funzioni.
Sposta lo sguardo verso di me e sembra essere un po' meno distante.
Gli occhi le diventano lucidi.
-brava Phoebe, piangi, va tutto bene- una lacrima si fa strada sul suo viso ed io tiro un sospiro di sollievo.
-V-verdi...- biascica continuando a singhiozzare
-verdi e basta?- provo a sorriderle per tranquillizzarla
-n-no... sono... sono belli- risponde per poi rilassare le mani. Istintivamente gliene prendo una ma interrompo subito il mio gesto non appena mi accorgo che non è proprio il caso.
Porta di scatto lo sguardo sulla sua mano e si perde a guardarla per qualche secondo, fa un'espressione strana che non riesco ad interpretare e poi rialza lo sguardo spostandolo verso Mitch.
-sarai tu un offuscato di mente, Steve- mormora, sentirla così è molto strano, questa ragazza ha sempre la risposta pronta e non è per nulla timida, ma in questi momenti si trasforma davvero in un'altra persona.
Mi scappa uno sbuffo che dovrebbe camuffare una risata e guardo Mitch che sta decidendo se ribattere o meno.
Alzo le sopracciglia come a dirgli "beh, non aggiungi niente?" E poi scuoto la testa divertito rialzandomi in piedi, come lui aveva già fatto in precedenza.
-scusatemi, devo avere un aspetto orribile- commenta Phoebe.
Il fatto che abbia appena avuto un attacco di panico e che questo sia il suo primo pensiero mi lascia perplesso.
La squadro attentamente, pantaloni macchiati e strappati, i capelli appiccicati al viso dalla pioggia e dal sudore, il mascara colato sulle guance, le maniche del maglione sgualcite e le stringhe di una scarpa slacciate. Beh, non la porterei ad un galà ridotta così, ma non è orribile come dice.
-vedi a non ascoltare il tuo capo? Avresti dovuto accettare gli asciugami e andare a cambiarti- commenta Mitch prendendosi gioco di lei.
Apprezzo il fatto che non stia commentando l'accaduto e che non le stia facendo pesare la cosa.
Lo prenderei a pugni se si mettesse a fare domande a raffica.
Phoebe sposta di scatto la testa e lo fulmina con lo sguardo
- o forse tu avresti potuto evitare di investirmi- commenta acida
-io non ti ho investita, sei tu che ti sei messa davanti alla mia auto mentre era in corsa- si difende l'altro
-no, non è ver...- prova a ribattere
-Phoebe- la richiamo cercando di mostrarmi tranquillo.
L'ho fatta venire prima per un motivo e ho perso la maggior parte del tempo ad ascoltare questi due litigare.
- ti va di sapere perché sei qui?- mi guarda bloccandosi per un secondo e diventando pensierosa, poi annuisce.

Maledizione al mio capo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora