C'è Brad Pitt al telefono!

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Puntuale.
Devo essere puntuale.
Gliela faccio vedere io.
Forza Phoebe, il calzino!
Dopo aver messo le scarpe mi dirigo velocemente in bagno dove trovo kylie a giocare con i miei trucchi.
Beata lei che alla mattina ha così tanta voglia di fare QUALSIASI COSA.
-Kylie!- le tolgo di mano il rossetto quando vedo che lo sta per mettere in bocca.
- lo so che sei come me e che quindi hai sempre fame e mangeresti qualsiasi cosa, ma in cucina ci sono i biscotti, e fidati, sono meglio.- la riprendo
-rossetto!- strilla indispettita
- Kylie... perchè vuoi il mio rossetto? Devi andare all'asilo- allontano anche il blush quando noto che lo sta per afferrare
-Ty!- mette il broncio
- Ty che cosa, kylie?- incrocio le braccia al petto cercando di apparire severa, con scarsi risultati.
Al posto di rispondermi scoppia a piangere.
-no no, Kylie, no!- cerco di calmarla mettendomi in ginocchio davanti a lei e asciugandole le lacrime
-Ty!- strilla ancora
- chi è Ty?- tuona una voce dalla porta del mio bagno.
Giro di scatto la testa e fisso mio fratello che ci guarda torvo.
Velocemente porto di nuovo lo sguardo su mia nipote che ha smesso di piangere e mi guarda terrorizzata.
Oh, accidenti!
- I-il... il mio fidanzato!- sorrido a trentadue denti sperando mi creda.
- fidanzato? Da quando hai un fidanzato?- mi guarda male
- chi è questo?- continua a chiedere facendomi alzare gli occhi al cielo.
- no, Peter aspet...- provo a dire
-Che succede qui?- mi interrompe Levi comparendo dal nulla.
- succede che tua cugina ha un fidanzato.- mi fulmina con lo sguardo.
Non era previsto che questa storia diventasse di dominio pubblico.
-fidanzato?- chiede Levi stranito squadrandomi.
Io inizio ad alterarmi.
Mi alzo in piedi prendendo in braccio Kylie.
- sentite, è così ridicola l'idea che io possa avere un fidanzato? Vi sembra tanto impossibile?!- sbotto irritata fulminando entrambi con lo sguardo.
Menomale che gli sguardi non uccidono, non voglio sterminare la mia famiglia
- no... è solo che...- si scambiano uno sguardo e poi non dicono più nulla fissandomi intensamente
- solo che, cosa? Non posso per caso rifarmi una vita?!- continuo a strillare istericamente
- scusa...- mormora mio fratello
- vado, mi aspettano a lavoro.- li liquido freddamente rimettendo kylie a terra.
- non toccare i miei trucchi Killy- le intimo prima di uscire dalla stanza.
Sorrido al suo soprannome, quando era ancora più piccola diceva a tutti di chiamarsi "Killy" perché non riusciva a pronunciare il suo nome.
- ciao zia!- mi tira per la gamba dei pantaloni facendomi abbassare per poi stamparmi un bacino sulla guancia.
Sorrido addolcita ed esco finalmente da questa casa.

-sei in ritardo.- mi richiama una voce che riconosco subito.
Porto lo sguardo sull'orologio che stamattina ho fatto bene attenzione a non dimenticare
-nove precise, capo.- sorrido con un lampo di sfida negli occhi.
- la invito a darmi del lei.- aggiungo poi, prima di voltarmi e andare a cambiarmi.
Lo sento sospirare e muovere un passo, ma io continuo ad andare per la mia strada non badando a lui.

È qui, è seduto qui, la sua presenza è impossibile da non percepire.
Senza che dica nulla mi metto subito al lavoro per preparargli un caffè amaro, come piace a lui
Come il veleno che avrei voluto metterci dentro...
Non appena glielo appoggio davanti mi rendo conto dell'errore madornale che ho fatto.
Accidenti a me e al mio non sapermi fare gli affari miei!
Non dovevo fargli alcun caffè, lavoro per lui, questo sì, ma non sono la sua cameriera.
Ci aggiungerei venti bustine di zucchero solo per ripicca, ma mi rifiuto di cadere così in basso.
Sbuffo rassegnata e continuo ad ignorarlo.
-grazie per il caffè...- si schiarisce la voce.
Il suo accento italiano mi destabilizza ogni volta.
Faccio un cenno con la testa e aspetto che il cappuccino che sto preparando sia pronto.
- Phoebe...- lo sento sospirare
- signorina Thompson, grazie.- lo interrompo subito.
- bene, signorina Thompson- rettifica portando gli occhi al suo orologio
- la prego di seguirmi nel mio ufficio.- continua formalmente gelandomi con lo sguardo.
Adesso mi licenzia.
Ed io invece lo denuncio.
- sto lavorando, il mio capo è molto esigente.- ribatto dura
-il suo capo mi ha detto che deve seguirmi, perciò lo faccia.- pianta i suoi occhi nei miei ed io evito di perdermici.
Gne gne
Sbuffo e appoggio la tazza con il cappuccino davanti al cliente che lo aveva ordinato, mi tolgo il grembiule ed esco dal retro del chiosco per seguire Christian.
-che c'è- sbotto ancora prima di arrivare nel suo ufficio
- aspetta-
-del lei.- ringhio fulminandolo con lo sguardo
- aspetta.- ripete con voce dura ricambiando l'occhiataccia.
È il tuo capo Phoebe, il tuo capo.
Il tuo capo che vorresti far annegare in mare, ma è comunque il tuo capo.
Tiro un sorriso falso e continuo a seguirlo.
Questa strada si allunga a convenienza? No perché ieri era più corta.
-senta, capo, non ho tempo da perdere, alla fine del turno devo andare a casa e...- inizio a dire mentre entriamo nel palazzo in vetro ma vengo interrotta.
Possibile che non riesca mai a finire di parlare?!
- alla fine del turno, cioè fra qualche minuto, tu andrai a cambiarti e rimarrai nel mio ufficio per lavorare al progetto di cui ti ho parlato.- chiarisce continuando a darmi del tu.
- oggi non posso.- mi oppongo mentendo. Potrei eccome, la differenza è che non voglio, non voglio passare nemmeno un minuto di più con lui.
- mi dispiace, ma, gli impegni vanno rispettati, ho una fila di persone pronte a prendere questo lavoro, se non ti interessa puoi anche andare.- perché mi liquidano sempre tutti con questa frase? Dove sono tutte queste persone delle quali non fanno altro che parlare?!
Sbuffo e sorrido falsamente.
Mi servono i soldi.
-certo, mettiamoci al lavoro.- mi slaccio il grembiule e rimango con la divisa formata da un paio di pantaloncini e una camicetta a quadri bianchi, azzurri e blu annodata sopra l'ombelico.
Christian mi squadra dalla testa ai piedi.
-credevo di averti dato anche le scarpe quando ti ho consegnato la divisa- si acciglia
- infatti è così, ma si può sognare che io stia per metà della giornata con dei trampoli ai piedi e, in ogni caso, non mi vede nessuno, sto sempre dietro al bancone.- alzo le spalle.
Tiene gli occhi su di me per qualche altro secondo e poi distoglie definitivamente lo sguardo.
Ecco bravo, non guardarmi come fossi un vetrino al microscopio.
Entriamo nell'ufficio di Christian, ma non appena lui apre bocca per parlare, la fastidiosa suoneria del mio cellulare mi colpisce i timpani.
Dovrò cambiarla, mi viene il nervoso ogni volta che la sento.
-Oh.- rispondo senza guardare chi è, in ogni caso sono quasi sicura che dall'altra parte del telefono non ci sia Brad Pitt.
E se invece fosse lui?
- dove sei?- ribatte quello che riconosco essere mio fratello.
-Ad allevare asini, solo che ne ho perso uno, per fortuna mi sta parlando al telefono.- ribatto.
Che simpaticona
- non sei divertente- sbuffa lui
-non era mia intenzione esserlo- alzo le spalle anche se lui non può vedermi.
Mi ha ferita, era una battuta molto bella, gli metterò la polvere urticante nelle lenzuola.
-dove sei?- ripete
-a lavoro Pet, dove vuoi che sia?- alzo gli occhi al cielo.
-con il tuo fidanzato?- chiede ad un certo punto
-ma se ti ho detto che sono a lavoro...-ribatto interdetta
-magari ti porta a casa- ipotizza
Dubito che questo "Ty" abbia la patente, ma questo decido di tenerlo per me.
- ah, no, lui è a casa, torno in taxi- rispondo tranquilla
-scusa, ma la tua macchina che fine ha fatto?-
Giusto, la mia macchina.
-emh... ha avuto un... un problema e ora è dal meccanico...- spiego.
Dove diavolo è finita la mia macchina? Era un catorcio, ma portarla a demolire per farla sparire dalla faccia della terra mi sembra un po' esagerato
- che genere di problema? È molto grave? Quanto ti costerà?- chiede a raffica
- senti Pet, stai tranquillo, tu non ti preoccupare, pensa a studiare e a Kylie- taglio corto.
-sta attenta, non mi piace che giri da sola di sera.- si raccomanda
- tranquillo.- ribatto
- ah, e, sei sicura che quello che ti è venuto a prendere l'altra mattina non ti faccia lavorare troppo? È da stamattina che sei a lavoro...
Dovresti dirgli di darsi una calmata.- non so cosa succede, ma in un secondo la voce di mio fratello mi sembra amplificata, stacco il cellulare dall'orecchio e sposto lo sguardo su Christian che mi osserva sbigottito.
Sbarro gli occhi e con una inquietante consapevolezza porto l'attenzione sullo schermo del mio telefono per poi notare che senza volere ho messo la chiamata in viva voce.
Stupide orecchie!
Stupido schermo!
Stupida tecnologia!
Ridacchio nervosamente
-emh... senti Peter, ci vediamo più tardi eh...- non aspetto che risponda e gli stacco in faccia.
Grazie fratellino.
Ma perché non impari a stare zitto?

Maledizione al mio capo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora