- Ho una domanda!- urlo correndogli dietro
- si anche io ne ho una, perché sei qui a perdere tempo e non dietro al bancone a fare il tuo lavoro?- alza un sopracciglio voltandosi verso di me
- per porle la mia domanda- sorrido
- allora avanti, dimmi- mi incita a parlare ed io mi chiedo perché a volte mi dia del "lei" e altre del "tu".
Che è la stessa cosa che fai tu.
- la devo chiamare Christian o Signor Christian?- è una domanda abbastanza stupida ma questo dubbio mi affligge da quando ieri sera sono uscita dal suo ufficio.
Mi fissa allibito e poi sembra quasi sul punto di scoppiare a ridere, non credevo di essere una persona esilarante.
Ehy, non ridere, guarda che sono seria.
- guardi che la mia è una domanda seria!- ribatto stizzita prima ancora che lui dica o faccia qualcosa
- Christian può andare bene, e sono felice di sentire che hai ricominciato a darmi del lei-
Non ti ci abituare
- al momento sono a lavoro, non si preoccupi, Christian, dalle sette in poi tornerò a darle del tu- gli faccio un occhiolino, ma siccome non sono capace a fare gli occhiolini mi si chiudono entrambi gli occhi e mi viene anche un tic alla testa, perlomeno non gli ho tirato una gomitata sul braccio.
- Bene Phoebe, se non hai altre domande direi che puoi pure andare- accenna un sorriso.
Ha sorriso, ha sorriso sul serio!
- corro- annuncio facendo il saluto militare e prima di andarmene noto che il suo sorriso persiste.-come sta andando?- mi sento chiedere da una voce fastidiosa
- eh?- chiedo confusa
- voglio dire, strano che non ti abbiano ancora licenziata, il signor D'Angelo è molto esigente- ghigna
- si, appunto.- sputo acida squadrandola e spero capisca che mi sto riferendo a lei
- però sei ancora qui- mi fa notare
- si, e non sono l'unica- continuo sorridendo falsamente.
Quasi si strozza con la saliva.
- c-come ti permetti?!- grida con la sua vocina stridula.
Alzo le spalle e torno a sistemare i bicchieri.
Sbuffa stizzita e si allontana.
Bho.
- fammi un caffè- alzo di scatto lo sguardo.
Che modi.
- come lo vuoi?-
Adesso è lui ad alzare lo sguardo e a scrutarmi
- espresso.- risponde senza commentare la mia domanda posta informalmente.
Preparo in fretta il suo caffè e glielo appoggio davanti.
È preoccupato, agitato, forse anche arrabbiato.
Non sono affari tuoi Phoebe.
Non sono affari tuoi
Non sono affari tuoi
- È successo qualcosa?- ignoro la vocina nella mia testa.
Che diritto ho di sapere quello che gli succede? Nessuno.
- niente di importante- risponde stupendomi, credevo mi avrebbe gridato addosso.
- non si direbbe- ribatto distrattamente mentre asciugo un bicchiere
- piuttosto, come va qui?- cambia argomento e decido di lasciar perdere anche io.
- va.- alzo le spalle
- ottimo.- finisce di bere il suo caffè e appoggia la tazzina sul piattino
- ah sì!- esclamo dal nulla
- cosa?-
- ho un'altra domanda!- proseguo
- sentiamo- alza un sopracciglio e prende a fissarmi
- come si chiama la gallina che mi fa compagnia dietro al bancone?- sono curiosa
- parli di Brittany?- domanda.
- Se questa Brittany vive con kiko in faccia, non ha mai un capello fuori posto nonostante li abbia mossi e va in giro praticamente nuda, allora si, sto parlando di lei- smetto di fare quello che stavo facendo e porto l'attenzione sul mio capo.
In questo posto dobbiamo indossare una divisa, a me sta come alle persone normali, immagino che lei abbia tagliato i pantaloncini della sua.
Ha i capelli leggermente scompigliati come se si fosse passato la mano in testa più volte e sul suo viso l'accenno di barba non è più solo accennato.
Inutile dire che è ancora più bello.
- perché volevi saperlo? Non glielo potevi chiedere?-
- ti sembra una cosa facile parlare con quella senza strapparsi i capelli?- o senza perdere la vista. Ribatto sperando non si lamenti del fatto che continuo a dargli del tu.
Sbuffa di nuovo ma stavolta sono quasi certa si tratti di una risata, così sorrido anche io.
- l'ha assunta mio padre - sospira affranto
- ah...- non so che dire
- e non la puoi licenziare?- chiedo stupidamente
- Phoebe, non posso licenziare le persone se non fanno niente di sbagliato-
- Sì ma...- e ora?
- ma?- mi incita a continuare divertito
Ma lei acceca i clienti con i suoi vestiti fluo.
- ma, niente.- sbuffo infastidita incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come una bambina.
- vuoi altro?- chiedo quando noto che resta fermo a fissarmi
Smettila subito
- ...no, sono a posto...- risponde incerto
- come vuoi- alzo le spalle andando a servire un altro cliente
-Phoebe?- mi chiama
- si?- mi volto di scatto verso di lui, ma a causa del mio movimento troppo brusco la tazza che ho in mano cade rovesciando per terra il cappuccino e rompendosi in mille pezzi
- oddio!- squittisco facendo un saltello sul posto, mi viene voglia di abbracciargli le gambe e implorare perdono ma decido di evitare.
Mi scruta attentamente e poi osserva il danno che ho fatto sospirando affranto
- è inutile che ti dica di tornare a darmi del lei...- completa la sua frase per poi voltarsi e andarsene.
- m-mi scusi, le rifaccio subito il cappuccino...- porto lo sguardo sul cliente che aveva chiesto l'ordine che al momento si trova sul pavimento.
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Maledizione al mio capo!
Romance- sai fare la pizza?- chiedo dal nulla. Alza lo sguardo dai documenti che tiene in mano e mi guarda perplesso - che?- perde un po' del suo atteggiamento formale - la pizza, sei italiano giusto?- riconosco finalmente il suo accento - si Phoebe, so...