- ho bisogno del tuo aiuto per una cosa...-
Stavolta è il mio turno di stare zitta e aspetto che continui.
Sospira e ricomincia
- mio padre ha deciso di costruire un altro edificio, ovviamente dedicato alla D'Angelo Business Company, e ha intenzione di costruirlo fuori città, questo vorrebbe dire che io passerei al totale comando di questo posto, e credimi, non ho fame di potere, ma come sta gestendo le cose mio padre da queste parti non mi piace per niente.
Ha detto che avrebbe cercato al più presto un architetto ma l'ho bloccato...- pianta il suo sguardo nel mio e sobbalzo.
- gli ho detto che avevo qualcuno a cui proporre l'offerta...-
Scatto in piedi
- cosa? Christ...-
- so che hai bisogno di soldi Phoebe- mi ferma prima che io possa dire altro
Non è possibile.
Troppe gioie in troppi pochi minuti.
Sto per essere colpita da un meteorite, per compensare, dico.
- Christian... io sono solo una barista, non posso progettare un palazzo...- tento di fargli cambiare idea
Oh si che posso farlo, ho passato cinque anni ad insultare i miei professori e a cercare di non dare fuoco ai miei libri, ma so perfettamente come progettare un palazzo.
- Hai studiato architettura e ti sei laureata con il massimo dei voti quindi evita di sparare stronzate.- mi gela con lo sguardo
Ok scusa
Non lo faccio più
Ma tu stai calmo
- la cosa che mi domando è perché tu sia qui a lavorare in questo posto con me a comandarti- emette uno sbuffo che non riesco ad interpretare, come sempre.
- n-non ho avuto abbastanza tempo per trovare un lavoro migliore...- ed è in parte la verità.
- quindi, ti prego Phoebe, accetta la mia offerta.- manca solo che si metta ad implorarmi in ginocchio.
- perché vuoi che sia io a farlo?- onestamente fare l'architetto è sempre stato il mio sogno ma dopo gli studi non ho mai avuto occasione di realizzarlo...
- perché so che faresti un ottimo lavoro, e in più, i soldi che guadagneresti ti servono, da quanto hai detto...-
Per una volta la mia incapacità di tacere è servita a qualcosa, me lo appunterò da qualche parte
- non potrei comunque permettermi l'orologio trasparente- cerco di smorzare la situazione ridacchiando leggermente.
Sorride di sbieco, ma non è un sorrisetto arrogante
- quindi è un si?- gli si illuminano gli occhi.
Questo vorrebbe dire realizzare il mio sogno?
Progettare un palazzo? Non riesco nemmeno a capacitarmi della cosa, una mia creazione imponente sulla strada, mi illumino al solo pensiero.
Mi sta offrendo un'occasione unica ed io sto ancora qui a pensarci...
- Accetto!- squittisco all'improvviso come se avessi paura di perdere l'offerta
- davvero?- sembra sorpreso
No, per finta
Ti sembro scema?
- davvero.- confermo
- però devi darmi un po' di dettagli- mi siedo nuovamente lasciandomi andare sullo schienale della poltrona
- tutto quello che vuoi- con gli occhi illuminati da una luce diversa dal solito torna a sedersi alla sua scrivania
- quando, dove e come lavoreremo?- chiedo a raffica
- per il quando dobbiamo organizzarci in base ai nostri impegni- fa una pausa
- per il dove vanno bene sia questo ufficio che casa mia- mi sta davvero dicendo che andrò a casa sua?
E perché la cosa mi interessa così tanto?
- per il come, invece, pensavo ad un lavoro di squadra, conosco i gusti di mio padre e posso darti qualche dritta-
Lavoro di squadra? Io e lui? Squadra? Insieme?
Rispondi, evita di fare un'altra figuraccia
-a parte il lavoro non ho altri impegni fissi...- mormoro
- ottimo- afferra dei fogli
- ho bisogno della tua firma su questo foglio- mi porge un documento che leggo attentamente per poi firmarlo.
- andrebbe bene cominciare domani dopo il tuo turno?- chiede ed io mi rendo conto che sul lavoro è ancora più serio del solito.
- domani ho il turno serale...- gli ricordo ma non sembra stupito
- non più, Brittany ha preso il tuo posto, fai la mattina- appena nota la mia faccia confusa si affretta ad aggiungere
- se per te va bene, ovviamente- lo guardo insistentemente perdendomi per l'ennesima volta in quegli occhi
- si, va bene- acconsento
- per entrambe le cose?- chiede speranzoso. Non so perché ci tenga così tanto ma mi ha chiesto aiuto ed io sono pronta a darglielo.
- si Christian, per entrambe le cose.-
Prende a sorridere come non lo avevo mai visto fare.
Oddio, una reazione umana, chiamate un'ambulanza
- posso chiederti come mai ci tieni così tanto?- mormoro incerta.
- questo lavoro è sempre stato il mio sogno, non mi è mai stato imposto da mio padre, il vero problema è il fatto che lui continui ad avere il comando su tutto e a dettare le sue leggi.- rifletto forse un po' troppo intensamente dato il fatto che lo faccio ad alta voce:
- quindi ti piace fare il capo stronzo che comanda tutti a bacchetta?- mi pento di quello che ho detto prima ancora di finire di pronunciare la frase e porto le mani alla bocca come a poter ritirare tutto.
Intimorita dalla sua possibile reazione mi porto le mani davanti alla faccia come ormai non facevo più da tempo.
Osservo la sua espressione mutare e sembra quasi sul punto di scoppiare a ridere ma io non gliene do modo perché sono già tornata sul viale dei ricordi, quelli che credevo di aver seppellito.
-Scusami tanto, non avrei dovuto dirlo, davvero...- mi blocco e porto su le ginocchia mettendomi praticamente in posizione fetale, comincio a tremare.
- Phoebe che ti prende?- si allarma immediatamente alzandosi in piedi e avvicinandosi a me
-davvero, scusami, non dovevo dirlo- continuo a ripetere.
Mi rintano ancora di più nel mio posto sicuro scossa dai singhiozzi ma senza lacrime a solcarmi le guance.
- Phoebe!- mi appoggia le mani sulle spalle, vedo tutto sfocato.
- no, no ti prego!- urlo terrorizzata.
- Phoebe!- urla prendendomi in braccio e adagiandomi sul divano presente nel suo ufficio
- no ti prego, ti scongiuro, no!- continuo a singhiozzare, il respiro viene a mancarmi, sento che sto per morire.
Adesso soffoco.
Non ho più aria.
Devo imparare a stare zitta
Faccio solo danni
Non sono nessuno per parlare
Adesso mi ammazza.
- Phoebe! Dio santo, guardami!- mi alza il viso teneramente mettendo le mani ad incorniciarmi le guance e distogliendomi momentaneamente dai miei pensieri.
I miei occhi in un millisecondo vengono a contatto con i suoi ed è come se mi avessero iniettato del tranquillante
O buttato una secchiata d'acqua in testa.
- sono Christian, il tuo capo, quello che detta legge su tutti- mormora dolcemente accarezzandomi la guancia con il pollice.
Scoppio finalmente a piangere, e riesco a liberarmi del peso che mi gravava sul petto. Gli butto le braccia al collo e stringo talmente forte che ho paura di ammazzarlo.
Sarebbe omicidio sul posto di lavoro ma non m'importa.
Interdetto ricambia l'abbraccio.
- che ti è successo?- biascica con la voce ovattata dai miei capelli
- s-scusa, t-ti sto bagnando la camicia...- balbetto calmandomi e staccandomi da lui
-piantala di scusarti e dimmi cosa è successo-
Io non posso, non posso dirgli niente, perché farebbe qualcosa e lui tornerebbe.
Non può tornare
Non deve tornare.
- n-non posso...- mormoro
- che significa che non puoi? Phoebe, è una cosa grave? Parlarmene!- sembra più agitato di me, dev'essere semplice senso del dovere, voglio dire, non capita tutti i giorni di vedere una ragazza scoppiare in lacrime senza un motivo apparente fra le proprie braccia.
- n-no, non è niente di importante...-
- ho capito, non ne vuoi parlare...-
Ed è qui che ti sbagli, io vorrei, vorrei davvero tanto poterne parlare con qualcuno...
Annuisco, meglio che la pensi così.
- m-mi stavi dicendo? Prima che ti insultassi senza motivo...- tento di cambiare argomento, inoltre conoscere qualcosa di lui e allontanarsi dal conoscere qualcosa di me, mi alletta come cosa.
- non sai come le cose vengono gestite qui dentro, posseggo da poco il comando del bar, che a quanto pare ultimamente è l'unica cosa che funziona...-CHRISTIAN
Mio padre fa casini su casini ed io devo sempre fare qualcosa per rimediare ai suoi errori.
L'azienda non è mai stata sua, se l'è presa da solo a causa dell'amore che mia mamma prova per lui. Non merita un centimetro di ciò che è qui dentro e se costruire un altro palazzo con il suo nome sopra può servire a non vederlo più, per me va bene. Phoebe è venuta dopo, le servono dei soldi e se li guadagnerà.
- modesto- esclama accennando una leggera risata. Non capisco proprio cosa le sei preso, era terrorizzata e si proteggeva come se avessi intenzione di colpirla, mi ha detto che sono uno stronzo, ed ha ragione, non sono affatto un uomo facile ma ció non comporta che io debba alzarle le mani. Non lo farei mai, su nessuna donna.
- se non sopporti me, aspetta di conoscere mio padre.- solo a pensare a lui mi irrigidisco.
Non ho mai voluto trattare male Phoebe, ma ieri ha beccato proprio un brutto momento. Mio padre ha pensato bene di regalare una parte dei fondi dedicati all'azienda alla sua nuova amante.
Mi sto innervosendo da solo e questa ragazza non merita di essere trattata male da me
- scusa, ma devo chiederti di andartene- dico a denti stretti.
Penserà che sono bipolare
- cosa?- sembra sorpresa
- devi tornare a lavoro Phoebe- la incito. Devo spaccare il naso a qualcuno.
- Christian tutto ok?- e non riesco a concepire il fatto che si preoccupi per me quando fino a due secondi fa era tremante fra le mie braccia, forse c'è gente che è semplicemente troppo buona per vivere in un mondo di bastardi.
- si Phoebe, tutto ok, ora torna al bancone per piacere- cerco di non perdere la pazienza
- come vuoi... allora... ci-ci vediamo domani...- biascica interdetta.
Non rispondo per non urlare e aspetto che esca dall'ufficio.
Digito un numero di cellulare
-Dammi le chiavi- ringhio al telefono, e nemmeno lei si merita di essere trattata in questo modo da me ma non ci posso fare niente, non posso rimanere in questo stato.
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Maledizione al mio capo!
Roman d'amour- sai fare la pizza?- chiedo dal nulla. Alza lo sguardo dai documenti che tiene in mano e mi guarda perplesso - che?- perde un po' del suo atteggiamento formale - la pizza, sei italiano giusto?- riconosco finalmente il suo accento - si Phoebe, so...