Non credevo mi sarei trovata in questa situazione, dannazione.
Proprio adesso che il mio capo cominciava a piacermi... cioè, non a piacermi... ecco è... si, no, lui è... simpatico! No, simpatico proprio no, diciamo che è... passabile? Si, passabile.
Sto sfregando uno strofinaccio su un piatto da circa tre minuti e sono quasi certa che se non prende fuoco all'istante, si consumerà tanto da bucarsi.
Potrei infilarci la testa di Christian e appenderlo alle pareti del chiosco, attirerebbe molta clientela...
-mi scusi?- sobbalzo.
Mi giro verso il cliente appena arrivato e sobbalzo di nuovo
-tu sei tutto scemo- appoggio finalmente il piatto e mi porto una mano sul cuore
-se prendessi un cappuccino fatto da te rischierei l'avvelenamento?- finge serietà
-la decapitazione, quella la rischi anche senza cappuccino- sbotto cominciando a preparargli il cappuccino, bollente, così magari si ustiona.
-come sta andando la giornata della mia sorellina?- chiede sedendosi su uno degli sgabelli disposti davanti al bancone.
-sicuramente meglio della tua se non mi dici subito perché non sei a scuola- lo minaccio agitandogli davanti alla faccia un cucchiaino da caffè
-Phoebe... è sabato- sorride di sbieco
-cosa? No, non è vero!- ribatto convinta
-ah no?- mi squadra come se fossi appena uscita da un manicomio
Mi capita spesso che le persone mi guardino così...
Faccio per guardare il mio orologio, ma poi ricordo di non averlo
Si, capita spesso anche questo...
-Pitt!- urlo non appena noto la figura dell'assassino uscire dall'edificio in vetro e dirigersi verso la sua macchina.
Quando vedo che non si ferma ritento:
-Pitt!- niente, nada, zero.
-PITT!- continuo ad urlare sotto allo sguardo stranito di mio fratello.
Il ragazzo preso in causa si volta nella mia direzione, mi guarda per qualche secondo, tira un sorrisetto beffardo e poi si gira di nuovo.
Mi ha sentito benissimo anche alla prima, il bastardo.
Io lo ammazzo.
-Mitch!- urlo sconfitta
Drizza la schiena e posso immaginare il sorrisetto vittorioso stampato su quella faccia da schiaffi che si ritrova.
In pochi secondi è davanti a me, si appoggia al bancone con disinvoltura e mi squadra
-visto? Non era difficile, tesoro- ghigna
-smettila di chiamarmi così.- sbotto afferrando il polso più costoso con cui io abbia mai avuto a che fare.
-Ehy, ma cosa fai!- si lamenta ma non gli restituisco l'arto, anzi, sono quasi tentata di staccarglielo e di vendere tutto al mercato nero, pacchetto completo.
-devo vedere che giorno è, questo affare da milioni di dollari può dirmelo o devo richiedere il consulto di uno sciamano?- giro il suo braccio in modi che non sono sicura siamo naturali per gli esseri umani e cerco di capirci qualcosa, vedo solo lancette, stanghette e lancette, non c'è altro, che spreco di soldi.
-usare il cellulare è una cosa da persone troppo normali per i tuoi standard?- continua a ghignare ed io comincio a pensare con quale tipo di mezzo metterlo sotto.
-stai zitto e dimmi che giorno è- gli mollo malamente il braccio e torno a dedicare l'attenzione a mio fratello.
-adesso vedrai che non è sabato.- gli sorrido vittoriosa
-è sabato- sento dire alle mie spalle.
Mi giro con sguardo indemoniato
-Pitt, tu sei assolutamente inutile- asserisco.
Ma guarda te se questo pezzo di cretino deve venire qui pensando di sapere tutto della vita, dopo aver provato ad uccidermi.
Ha solo risposto alla tua domanda...
Ha risposto convinto di avere ragione, secondo me quell'orologio funziona male.
E Peter?
Funziona male anche lui.
Mio fratello si schiarisce la voce, mi volto verso di lui confusa, forse si è ammalato. Io torno con l'attenzione sul mio piatto ma per poco non mi cade non appena mio fratello decide di schiarirsi un'altra volta la voce, sbuffo e appoggio il piatto, tocca alla tazzina. Lo stesso suono interrompe nuovamente il mio lavoro
-Per Dio Peter, prenditi un'aspirina e lasciami lavorare!- sbotto sbattendo lo strofinaccio sul bancone
-a volte mi chiedo cosa abbia fatto di male per averti come sorella...- borbotta prendendosi il setto nasale fra due dita.
Il ragazzo dietro di me comincia a ridacchiare, mi giro velocemente e lo fulmino con lo sguardo, spero stia per aprirsi una voragine sotto ai suoi piedi.
- gne gne, beviti il cappuccino e stai zitto- rispondo a mio fratello cercando di seppellire l'assassino con il pensiero.
Mi spavento non appena Mitch, che ha seguito tutta la scena in silenzio, decide di aprire bocca
-credo che voglia sapere chi sono- sorride di sbieco e io decido di non rompergli i denti solo perché poi se li rifarebbe d'oro zecchino.
-può chiederlo, non c'è bisogno di improvvisare un attacco di tubercolosi- sbuffo appoggiando malamente la tazzina sul bancone. Si scheggia. Grazie Odino. Lancio un urlo di frustrazione, ma poi noto in lontananza il mio capo avvicinarsi al bar.
No. No no no.
Ti uccide.
No dai, non mi uccide...
Si, ti uccide.
Mi guardo intorno in fretta e poi decido di lanciare la tazzina nelle mani del mio "nuovo capo".
-tienitela e stai zitto.- bisbiglio guardandolo male.
Quando Christian è a pochi passi da me comincio a parlare ad alta voce
-Si, quindi ti stavo giusto dicendo che lui è un mio collega- porto gli occhi sulla figura statuaria del mio capo non intenzionata a dargli tempo per notare la tazzina.
-Oh Christian, che gran sorpresa! Cosa ti porta ad unirti a noi? Ti faccio un caffè? Lo vuoi?- tiro un sorriso più falso delle sufficienze di mio fratello e lui comincia a guardarmi come se stesse cercando qualcosa.
Sei strana, non puoi comportarti da pazza sclerotica.
-certo che lo vuole, puoi usare questa tazzina- si intromette Pitt.
Lo uccido.
Per davvero stavolta.
È morto.
Morto stecchito.
-no, quella l'hai usata tu, è sporca, ne prenderò una pulita- ribatto continuando a sorridere in modo probabilmente inquietante.
Mio fratello osserva la scena confuso e Pitt cerca di non scoppiare a ridere.
Lo faccio scoppiare e basta.
Con una bomba.
Nel caffè.
Sarà veloce e indolore, nessuno si accorgerà di nulla.
-niente caffè, grazie.- interrompe i nostri battibecchi il mio capo
Tiro un sospiro di sollievo, non voglio rischiare di rompere altro.
E per la cronaca, la colpa è di Pitt.
-Peter tu hai finito?- mi volto verso Di lui evitando appositamente i due uomini dall'altra parte del bancone.
-io ho finito, ma non sono sicuro di poterti lasciare da sola...-
-ricordati che sono più grande, fila a fare i tuoi doveri.- lo fulmino con lo sguardo, la situazione è già abbastanza imbarazzante così, mio fratello può anche togliersi dalle scatole per il momento.
-dai, così mi sembri la mamma...- non fa in tempo a finire la frase che a me è già caduto un piattino.
Ecco fatto, fra qualche giorno Christian dovrà ricomprare ogni cosa in questo posto.
Il suono della porcellana che si infrange sul pavimento mi riscuote dal mio improvviso stato di trans. Dedico una veloce occhiata a mio fratello, ma non sono sicura di essere riuscita ad esprimere qualcosa, forse non lo so nemmeno io cosa ho nella testa in questo momento.
Dopodiché mi abbasso immediatamente per raccogliere i cocci del casino che ho fatto.
Ho un déjàvu.
Accidenti a me.
Datti una svegliata o qui non duri un altro giorno.
Non ho neanche la forza di aprire bocca quindi deciso di stare zitta che forse è anche meglio.
L'unica cosa che mormorò è:
-Peter vai a casa, ci vediamo stasera- non ho il coraggio di alzare lo sguardo per vedere se è andato via o no perché ho il terrore di incrociare quello del mio capo.
Riuscirò a passare un giorno in questo posto senza rendermi ridicola? Ma perchè non mi ha ancora licenziata?
Su la testa Phoebe, non hai cinque anni.
Dopo aver raccolto tutti i cocci, con una particolare attenzione a non tagliarmi, decido di dedicare la mia attenzione al mio capo e all'assassino.
Christian mi sta guardando in modo indecifrabile, è impossibile capire cosa passi per la testa di quest'uomo.
Pitt, invece, ha assunto un'aria seria, non credevo fosse possibile vederlo cosí, ma a quanto pare mi sbagliavo.
-chiedo scusa, continuo a combinare casini e a farti perdere tempo...- al momento ho un peso troppo grosso che mi grava sul petto per cercare parole che potrebbero invogliare Christian a non cacciarmi da qua all'istante.
-ti sei tagliata?- sento chiedermi, ma probabilmente ho sentito male.
-cosa?- chiedo in un sibilo
-tu ti sei tagliata? Stai bene?- e qualcosa mi dice che la sua seconda domanda non si riferisca solo ad un piattino rotto.
-...si, sto bene- ribatto confusa, la sua faccia continua a non comunicarmi niente.
Phoebe, datti una svegliata.
Scuoto leggermente la testa e porto lo sguardo su Mitch.
-tu vuoi qualcosa da bere?- chiedo appoggiando lo strofinaccio che avevo ancora in mano
-no... sono a posto- accenna un sorriso per poi salutare e dirigersi verso il palazzo di vetro.
-tu... lei invece?- mi rivolgo al mio capo spostando la mia attenzione sulla tazzina sbeccata che Pitt ha lasciato sul bancone.
- un bicchiere d'acqua andrà bene...- ha la voce meno severa del solito.
-va bene- stringo il nodo del mio grembiule e riempio un bicchiere d'acqua per Christian, ma poi mi accorgo che è frizzante.
Niente, non ce la faccio proprio a fare bene una sola cosa.
Lui sembra notare la mia smorfia e decide di evitarmi un'altra figura di merda.
-non so come facessi a sapere che preferisco quella frizzante- tira un sorrisetto e qualcosa nel mio cervello mi obbliga a sorridere in risposta, solo che lui è figo, io sembro Jack lo squartatore quando lo faccio.
-va bene, io torno a lavoro... se hai bisogno di... di delucidazioni riguardo al tuo nuovo ruolo, sai dove trovarmi- mi dedica un cenno del capo e sparisce anche lui dal mio campo visivo.
E non siamo neanche a metà giornata.———————
Ciao a tutti! Non ho mai scritto nulla sotto ai capitoli, ma in questo ci tenevo particolarmente a ringraziarvi tutti e a scusarmi.
Sono svariati mesi che non pubblico, ma ho avuto una sorta di blocco, in primis, e in secondis, sono successe un po' di cose che mi hanno distratta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, non potete capire quando mi rendiate felice con i vostri voti e i vostri commenti.
Vi amo, al prossimo capitolo.
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Maledizione al mio capo!
Romance- sai fare la pizza?- chiedo dal nulla. Alza lo sguardo dai documenti che tiene in mano e mi guarda perplesso - che?- perde un po' del suo atteggiamento formale - la pizza, sei italiano giusto?- riconosco finalmente il suo accento - si Phoebe, so...