Niente garze.

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CHRISTIAN

- era tanto che non succedeva, che non avevo attacchi di panico, intendo...- mormora.
Perché adesso, perché con me?
Sto zitto e aspetto che continui, come lei ha fatto con me.
- non so perché ultimamente siano così tanto frequenti, in ogni caso, tu non c'entri niente, è soltanto una reazione sbagliata del mio cervello.- taglia corto alzando le spalle come fosse una cosa di poco conto.
- perché li hai?- chiedo di getto e forse non avrei dovuto perché si allontana di quel poco che si era avvicinata.
Di che cosa hai paura, Phoebe?
- n-non lo so...- e al momento ringrazio che non sia capace di mentire perché glielo leggo in faccia che sa perfettamente cos'è a causarli.
Stringo i pugni.
- cosa può aiutarti a tranquillizzarti? Nel caso dovesse succedere di nuovo, cosa che non spero assolutamente- domando e stavolta sono io ad avvicinarmi.
Osserva attentamente i miei movimenti, resta zitta e pianta il suo sguardo nel mio, ogni volta che lo fa si blocca per qualche secondo.
Al momento mi sta studiando gli occhi, sto zitto e la lascio fare, se le piacciono tanto, che li guardi pure.
-Phoebe?- la richiamo quando vedo che ancora non risponde.
- q-quando inizio a piangere vuol dire che sta per finire...- abbassa lo sguardo.
Cosa o chi ti ha ridotto così?
Annuisco.
Non mi ha detto molto, o almeno non quanto sperassi, ma va bene così.
- che ore sono?- scatta all'improvviso.
- il tuo orologio non ti dice niente?- esclamo divertito cercando di smorzare la situazione quando mi accorgo che se lo è dimenticata di nuovo.
Porta velocemente gli occhi sul suo polso
- ma di nuovo?!- si lamenta
-sono nata stupida- si sbatte una mano sulla fronte e sbuffa per poi lasciarsi andare completamente sul divano. Mi fa piacere vederla così rilassata, non sembra la ragazza che poche ore fa gridava terrorizzata fra le mie braccia.
- sono le nove- rispondo alla sua precedente domanda
- oddio, Kylie!- urla all'improvviso
Kylie? Chi è Kylie?
- che succede?- mi allarmo, nel mentre lei si è già alzata in piedi e sta correndo all'impazzata da una parte all'altra.
- Phoebe?- la richiamo
- dov'è l'uscita in questa casa?- sbotta poi continuando a correre.
Quasi rido rendendomi conto che mi ha visto entrare prima, ma che adesso è troppo agitata per accorgersi della porta d'ingresso proprio davanti a lei.
- Phoebe, ti accompagno io a casa- la tranquillizzo
- io, devo andarci adesso!- strilla
-senza scarpe?- ghigno indicando i suoi piedi scalzi
-oddio le scarpe! Christian se torno lassù mi perdo, ci sono troppe stanze... ma dove diavolo ho messo la mia borsa?!- continua ad andare da una parte all'altra
- calmati un secondo- la raggiungo e le metto una mano sulla spalla, sobbalza portando di scatto lo sguardo nel punto dal quale la sto bloccando.
Prende un respiro un po' più profondo rispetto agli altri ma non si muove di un passo.
-vado a prenderti le scarpe, la borsa è lí- faccio un cenno verso l'appendiabiti vicino alla porta e lei annuisce silenziosamente.
Mi dirigo verso le scale e raccolgo tutti i pezzi che ha lasciato in giro per casa.
Cosa le è preso?
- chi è Kylie?- domando mentre le porgo le scarpe, poi afferro la sua borsa e ci metto dentro un elastico dopo averglielo fatto vedere.
Non dovrebbe fregarmene niente ma ormai ho tanto di quel casino in testa che interessarmi alla vita privata di una dipendente non mi sembra neanche più una cosa così ridicola.
- mia nipote- risponde velocemente
- devo andare ora, davvero mi accompagni?- manca poco che si metta ad implorarmi per portarla a casa.
Kylie? Ha una nipote?
- si, ti accompagno, andiamo dai- afferro le chiavi e usciamo da casa mia.
Ha una nipote, quindi non è figlia unica.
Mi torna alla mente l'immagine del ragazzo che mi ha aperto la porta quando sono andato a prenderla, mi chiedo se sia suo fratello.
- metti la musica- esclama agitata interrompendo i miei pensieri
- perché sei così nervosa?- chiedo cambiando marcia
- mio fratello mi ucciderà.- abbassa lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.
Evito di aggiungere altro ma accendo la radio, parte una canzone dei Queen e Phoebe comincia a canticchiarla, io mi limito a tenere il ritmo battendo le dita sul volante.
Arrivati davanti a casa sua prima di scendere si gira verso di me
- senti... grazie davvero, hai evitato che i miei attacchi di panico peggiorassero, mi hai offerto il lavoro dei miei sogni per guadagnare soldi extra, non mi hai licenziata nonostante i miei costanti casini, mi hai ospitato in casa tua, mi fai da taxista tutti i giorni, mi hai portato la macchina dal meccanico... so che sei il mio capo ed io non ti tratto da capo, mi ostino a darti del tu, ti rispondo, mi metto a piangere davanti a te e...-
- Phoebe, è ok.- la interrompo perché sta blaterando cose alle quali non voglio pensare in questo momento, non adesso.
- no, non è ok, poi ne riparliamo, scusa ma ora devo veramente andare!- squittisce per poi uscire dalla macchina e chiudersi dietro la portiera.
Emetto un sospiro cercando di metabolizzare tutti i fatti successi ultimamente ma vengo interrotto dal rumore della portiera che si riapre.
- vieni dentro che ti metto delle bende alle mani.- ordina autoritaria. In questo momento starebbe meglio lei a svolgere il mio ruolo che io stesso.
Ed è quasi buffo pensare che una ragazza capace di tremare e piangere dopo aver espresso una semplice opinione riesca allo stesso tempo ad essere così forte.
- non posso andare a lavoro con le mani fasciate.- ribatto
- non mi interessa, lascia almeno che le disinfetti.- continua imperterrita
- davvero, non c'è bisog...-
- Christian, entra dentro, adesso.- e poi non mi da altro modo di ribattere perché è già sulla via di casa.
Scuoto la testa divertito ed esco dalla macchina.

Maledizione al mio capo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora