Capitolo 23

317 24 8
                                    


Vado in cucina, oggi specialità della casa, pasta fredda con tonno e mozzarella. Dai me la cavo, metto su l'acqua e intanto mi taglio la mozzarella a pezzetti in un piatto di plastica, non ho voglia di lavare i piatti, è una cosa che odio. Ma fare la lavastoviglie per un piatto e un bicchiere mi pare uno spreco. Perciò quando ho finito di mangiare lo butto. Suonano alla porta, mentre butto giù la pasta. Chi sarà a quest'ora? Che palle, forse il postino. Mi asciugo le mani e vado alla porta. Apro e mi ritrovo la mia ex moglie fuori la porta, con due uomini al seguito.
La guardo confuso, che cazzo vuole questa mo?
"Mi fai entrare?" mi chiede.
"No, che vuoi?" rispondo sulle mie.
"Dobbiamo parlare del mantenimento"
Mi sposto e vado di là in cucina a spegnere il gas, okay la pasta fredda, ma la colla no. Loro si sistemano sul tavolo, gli avvocati aprono le loro cartelline. Li raggiungo e mi siedo. Li guardo, io non darò niente a nessuno.
L'avvocato più grande inizia a spiegare che mia moglie facendo una vita piena di ogni comfort, ora ritrovata senza il suo stile di vita, vuole che io le garantisca un tenore di vita come quello che aveva qua, ma in Grecia.
L'altro mi spiega che sono stato io a cacciarlo di casa, a lei e alla sua famiglia, quindi vuole il mantenimento con addebito.
"Se certo, ci stavo io di sopra a scopare con il migliore amico vero?" dico.
Gli avvocati iniziano a sparare alto, cifre veramente molto alte, che io però non voglio darle, oltre il dolore fisico anche questo? Non abbiamo figli a carico, la casa è intestata a me, le macchine pure quindi che cazzo vuole? Non ce niente qui di suo.
"Se vuole può prendersi i suoi effetti personali, ma non ci sono perché ho già buttato tutto" dico.
Lei mi guarda, io non la degno neanche di uno sguardo per sbaglio. Non ho voglia neanche di parlare, mi viene il vomito, giuro che se aprissi bocca gli direi talmente tante cose che scoppierebbe a piangere anche lei, che si strapperebbe il cuore dal petto per non provare il dolore che sto attraversando da quel giorno che sono tornato a casa prima. E da quel giorno tutta la vita in salita. Ogni giorno il mio avvocato mi chiama, mi dice se voglio riappacificarmi, no sono convinto. Voglio il divorzio. Mi fa sapere sempre notizie di lei, che non voleva, che sentiva delle mancanze. Tu le mancanze non le colmi scopandoti un altro. Le mancanze le colmi parlando col partner, cercando di capire anche me, visto che da un po' a questa parte per salutarmi, bacio sulla guancia come fossimo due amici. Io non credo di aver dato delle mancanze a qualcuno, proprio no. Le mancanze le ho avute io, visto che non andavo bene in nessun modo. Solo per i soldi, per quello vado benissimo.
"Come, vuole riappacificarsi ma come chiede soldi eh" dico ma mi rispondono che il tenore di vita deve essere come quello che aveva.
Di solito, il momento della separazione o del divorzio segue un lungo periodo di profonda insoddisfazione e di sofferenza e se ne esce in qualche modo “segnati” e cambiati sempre.
Infatti, la dissoluzione di un legame non costituisce solo la fine di una storia d’amore importante, ma anche di tutto quello che questo rappresenta a livello psicologico: la fine di un progetto di vita in cui si era creduto e scommesso, dei sogni per il futuro, di una relazione che si sperava sarebbe durata per sempre. Ottenuta la separazione per vie legali, adesso attendevo il divorzio. Una cosa che mi lasciava libero, senza più legame con quella donna che per me ogni volta che la guardo diventa motivo di sofferenza. Mi chiesero di firmare, posai la penna. Non firmavo un cazzo. Chiamai il mio avvocato, c'era da sbrigare una faccenda. Venne subito, risolvemmo. Lei era stata infedele verso di me, per questo il matrimonio è finito, quindi davanti al giudice, a processo il mio avvocato chiese la separazione con addebito, la parte che ha tradito non poteva assolutamente chiedere il mantenimento, quindi fu un punto a mio favore, visto che non ho figli da mantenere. Il giudice sciolse il matrimonio, firmammo entrambi anche se mi chiese se ci volessi ripensare. No, assolutamente. Non volevo niente, anche se il giudice mi diede il risarcimento danni in una piccola somma, gli feci sapere, sempre tramite avvocati che io da lei non avrei voluto più un cazzo. Niente. Volevo solo che sparisse dalla mia vita. Quel periodo è stato il peggiore della mia vita, forse anche di più del tradimento stesso, mi sentivo vuoto, fallito, illuso da un amore che pensavo mi dasse gioia e figli, invece non mi ha dato niente, solo sofferenza. Forse è per questo che sono diventato così, schivo, diffidente con le donne. Dicono che durante queste esperienze si è aiutati da amici e famigliari, non fu il mio caso. Mia madre mi chiamò una volta per dirmi che l'avevo delusa, era di stampo antico, potevo passarci anche sopra, non la sentii più, anche perché adorava sua nuora, si vedono ancora. L'unica che mi è stata vicina è stata mia nonna, chiama ogni giorno, non vede l'ora che la vado a trovare ma quest'anno ne farò a meno.
Guardo la cartellina del divorzio che mi è capitata tra le mani mentre sistemavo le bollette pagate, mi ha riportato a quasi sei mesi fa, quando ho vinto la causa, per la prima volta in vita mia avevo vinto qualcosa. Ma non era una vittoria fatta per gioire, non era una champions league, era un fallimento. Ho investito tempo, denaro, emozioni, tutto per questo. Per vederlo distruggere in un attimo, non me lo meritavo. Ma le ferite si sa, si richiudono e restano le cicatrici, si va avanti, sono giovane e dovrei rifarmi una vita, si lo so. Ma quando ci penso ho sempre paura di rovinare tutto perché la ragazza su cui ho messo gli occhi, è strana, fa fatica anche lei, è come me. Ha qualcosa che nasconde.
Questa settimana è passata tra alti e bassi ma è passata. Diamante, o meglio, Camilla non l'ho vista un granché perché come ha detto lei, gli orari sono diversi, devo pensare a qualcosa. Devo portarla via da lì, in modo che stia con me, per conoscermi, ho deciso voglio farmi conoscere, sfogarmi, vedere come vivo, voglio uscire con lei. Tre giorni, si ma come faccio? Non la lascerà mai andare il suo capo.
Radja è partito, ora solo veramente solo, non c'è quel pazzo che urla e sbraita, né musica hip hop, ne bambine che giocano e corrono per il giardino.
Devo riuscire a portarmela via, perché così posso capire come è fatta, guardare le sue abitudini, si mi sento pronto dopo tre anni di solitudine ad aprirmi un po' con una donna, non so se sarà la scelta giusta ma vorrei portarla a me, visto che non mi schifa.
Squilla il mio telefono, guardo il mittente, numero sconosciuto. Evito di rispondere, ma appena finisce la musichetta, risquilla. Chi cazzo è?
Dopo la terza chiamata rispondo.
"Pronto" dico al telefono.
"Kostas.." spalanco gli occhi alla sua voce. È lei. La causa della mia sofferenza da anni.
"Che vuoi?" Aggrotto le sopracciglia.
"Sapere come stai" mi dice in greco.
"Benissimo" rispondo secco.
"Dai non mentire, lo sai che con me non ce la puoi fare" mi dice.
"No guarda, nessuna bugia, sto da dio"
"Perché non sei venuto per le vacanze?" mi chiede.
"Perché ho da fare. Che c'è? Perché mi hai chiamato?" sotto infastidito.
"Mi mancavi" mi dice.
"Ti mancavo?" riso nervoso "ti mancavano i miei soldi, finiscila" dico "ti ripeto che vuoi?"
"Senti Kostas, noi ci siamo amati. Non sono sentimenti che da un giorno all'altro si cancellano o si dimenticano" mi dice.
"Dopo tre anni e sei mesi?? Dai non farmi ridere, ti ho già detto che non dovevi cercarmi più. Non riproverei con te neanche se fossi l'ultima donna sulla faccia della terra, mi farei prete" dico senza vacillare, infatti è quello che penso.
"Senti lo so che stai ancora cercando me, in ogni altra donna che troverai" mi dice sicura di se.
"No affatto, anzi cerco tutto l'opposto, e prego dio di non trovare mai un'altra come te." la smonto subito.
"Ti stai autoconvincendo di non volermi più"
"Senti, ho chiuso. Tu non puoi neanche immaginare quello che cazzo ho passato in questo tempo per le vostre zozzerie, che se ti avessi davanti ora ti sputerei in faccia tutto quello che ho provato per le vostre porcherie e fidati, piangeresti pure te, che fai tanto la dura e che non sia successo niente" alzo la voce "non cercarmi più, ci siamo capiti? Non mi conosci, non mi hai conosciuto. Per te sono morto, ok?"
Non sento più parlare dall'altro lato del telefono e attacco, bloccando le chiamate sconosciute. Basta.
Lei appartiene al passato. Il passato non è una mia preoccupazione. Devo concentrarmi sul presente, ho bisogno di stare con quella donna, così diversa ma simile a me. E cercherò in ogni modo di tirarla fuori da lì. Ad ogni costo.
In quell'ambiente gira tutto intorno ai soldi no? Bene, di questo non sono a corto, forse ho un'idea.

Qui, ti ho salvato dal buio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora