Mi sveglio e la vedo col braccio sul mio petto. Stanotte ho dormito bene con lei accanto. Le passo una mano sul braccio, ha la bocca sulla mia spalla, la gamba sulle mie e dorme ancora. Era da tempo che non dormivo cosi, rilassato. Anche perché per quanto è comodo il divano, il letto sarà sempre meglio. È quasi ora di pranzo, abbiamo saltato la colazione perché ci siamo addormentati tardissimo. Fa un sospiro, si sta svegliando e muove la mano sul mio petto. La guardo e faticando apre gli occhi. Mi sorride di prima mattina e posso dire che la mia giornata prende un lato positivo. Io che non mi sono mai sciolto per un sorriso, mi ritrovo a guardarla come un ebete senza dire niente. Mi da il buon giorno con gli occhi ancora insonnoliti ma giuro, non c'è cosa più bella che svegliarsi accanto alla donna che vuoi. Rispondo, riprendendomi dall'apparente coma, sennò va a pensare pure che stanotte mi hanno rubato la lingua, invece ce l'ho ancora.
"Come è stato dormire con un uomo?" le chiedo dopo un po', lo so non si parla di prima mattina, ma le ho dato un po' di tempo per riprendersi dove lei mi sfiorava il petto e il naso sulla spalla.
"Bello.. Anche se scalci come un cavallo, poi russi eh" mi dice.
"Come russo?"
"Eh si, eri partito infatti ti ho dato un calcetto, mi sei finito addosso e ti sei calmato.."mi dice. Si tu mi calmi, mi rilassi, che effetto bello che mi fai.
"Per te?" mi chiede.
"Strano, era da tanto che non dormivo con una donna, soprattutto nello stesso letto, in questo letto" rispondo.
"Beh ora abbiamo risolto no? Hai riconquistato questa parte di casa, un po' come l'impero romano dai, tutto merito mio" ridacchia.
"Ma sentila" dico e le faccio il solletico. Lei ride, implorandomi di fermarmi, ma no, il suono della sua risata la potrei sentire all'infinito. Siamo di nuovo faccia a faccia, capisco che di baciarmi non se ne parla, quando mi fermo lei mi dà una pizzetta sul braccio e mi dice che sono uno scemo. Le sorrido. Mi alzo dal letto e vado a farmi una doccia. Ho sudato come un maiale stanotte. Scendiamo insieme è ora di pranzo ma lei mette subito le mani avanti.
"Io la cucina la uso soltanto per pulirla eh, non so fare niente, per cui meglio che non tocco" dice.
"Pure io, so fare solo la pasta col tonno, in bianco però perché sennò brucerei il sugo. Vabbè aiutami no?" dico.
"Se vuoi incendiare casa, okay" fa spallucce e viene vicino a me che ho appena aperto il frigo. Mi guarda confusa mentre cerco con lo sguardo qualcosa nel frigo. Mi propone di fare la pasta al forno, ma con questo caldo di accendere il forno non se ne parla, gliela boccio subito. Se ne esce allora con la carbonara, se ciao. Ma mica sono uno chef, è già tanto che riesca ad aprire una scatoletta di tonno.
Lei insiste con la carbonara, non so neanche come si fa ma lei ha la soluzione a tutto, cerca la ricetta su internet e mette il telefono sul tavolo, prendendo tutti gli ingredienti. Mi sento diverso stamattina, più leggero, mi sono tolto un peso. Ora lei sa tutto di me, non devo più nascondere niente. Non mi ha compatto, mi ha capito, forse è l'unica persona che non mi ha mai detto: "poverino". No, lei ci ha ragionato sopra, non mi ha mai guardato con compassione, ma mi ha aiutata. La vedo più rilassata, scherza, ride e non mi perdo una curva sulla sua bocca. Non posso devo fotografare queste immagini con la mente.
Mi dice che devo tagliare bene il guanciale, ma con il coltello non ci so fare granché, mi prende in giro e rispondo che a coltellate ci saprei fare bene se non la smette. Lei ride e mi sfida, le do una culata. Mi riviene addosso.
"Mi fai tagliare, mh. Mi distrai così" dico.
"Beh meglio no?" mi tocca il culo.
"Ma vuoi fare qualcosa?" la guardo. Lei ride, dice che non le va ed io insisto perché rompa le uova.
"Io rompo un sacco di cose ma le uova mai" le prende in mano ridendo. Stamattina è impazzita.
Si mette vicino a me con una scodella, metto il guanciale in una padella mentre lei cerca di rompere le uova. Deve dividere il l'albume dal tuorlo, ma sta facendo una fatica cane a romperle. La vedo a lingua di fuori, che sbatte l'uovo sul tavolo. Mangiamo domani così.
"Aspetta" ne prendo uno e per sbatterlo con più forza all'angolo del tavolo mi cade per terra.
"Mister delicatezza" scoppia a ridere.
"Ei ei" dico e non ci sto che mi prende in giro così inizio il panico. Gli tiro un pezzo di guanciale, lei si schifa e inizia a tirarmi il pecorino. Mi tiro indietro e prendo la panna spray perché a casa mia non manca mai, me la sparo in bocca direttamente, ne sono dipendente ma stavolta mi serve come arma. Lei stappa una bottiglia d'acqua e me la tira, la fermo da dietro e le sparo la panna in faccia e sulle tette. Lei urla, io me la godo. Continua a svuotarmi l'acqua addosso ma me ne frega poco e niente. Mi da una culata sull'attrezzo per farmi spostare, mi insulta, sono uno stronzo, la cosa degenera e mi si pulisce addosso. Le do un bacio sul collo leccandole un po' di panna. Però è buona. Ci giriamo a guardare la cucina, è un disastro sembra che ci sia scoppiata una bomba, in più è caduto anche l'altro uovo o forse me lo ha tirato, non so ma è un campo minato. Il guanciale si è bruciato, la pasta è tutta per terra, di pecorino non c'è né più, me lo tirato tutto tra i capelli.
"Ordiniamo una pizza che dici?" propongo.
"Si è molto meglio" ride si è divertita, anche io.
Iniziamo a sistemare insieme, mi da una mano e mentre lei pulisce per terra io passo la spugna sul tavolo. Chiamo una pizzeria e ordino, lei vuole la quattro formaggi, io la capricciosa. Ci metto pure dei supplì così almeno se abbiamo fame li scaldiamo. In poco tempo finiamo di pulire, ci andiamo a fare una doccia per levare il pecorino dai capelli lo so solo io le madonne, sembrava che avevo la forfora, invece puzzava, sì.
Le presto dei pantaloncini e una maglietta, la pizza arriva dopo una mezz'oretta, il tempo di cuocere. Apro al ragazzo delle consegne che quando mi vede resta in shock, gli do la mancia e ci sediamo a tavola. Apro una birra e verso a tutti e due. Lei mangia di cuore e anche io. Che fame.
Finiamo di mangiare e lei mi segue fuori, io butto i cartoni della pizza, lei si siede sul dondolo a fumare una sigaretta. Lo sa che mi da fastidio in casa perciò esce fuori. Le chiedo cosa vuole fare, se vuole uscire ma mi dice che è troppo caldo adesso per andare in giro, ha ragione. Il sole picchia su Roma, è afoso, ti squagli anche se stai fermo, a casa, sdraiato sulle mattonelle del pavimento che sono fresche.
Optiamo per un film su Netflix, aria condizionata e lei che commenta tutte le scene del film. Non mi da fastidio perché fa battute stupide, anche se mi ha sempre dato una infastidita che la gente parli durante un film. Lei mi fa ridere. Le piacciono i film horror, come me, anche se lei salta quasi sempre per la paura, io rimango impassibile. E al suo: "ma come fai a stare così tranquillo, non lo vedi che scene paurose?" rispondo che è tutta una finzione e non esistono ste cose.
Il film finisce e lei si stira commentando che è stato bello forte. Mah sarà. A me non ha fatto nulla.
"Senti una cosa, dato che fa caldo, ci andiamo a prendere una grattachecca?" mi chiede.
"Una che?" la guardo alzando il sopracciglio.
"Una grattachecca, dai non mi dire che non sai cos'è?"
"Ma certo che lo so, è una granita" rispondo.
"No, sbagliato. Madonna quanto è che stai a Roma?" sbuffa.
"Cinque anni"
"E non sei mai andato a mangiare una grattachecca? Uffa devo fare tutto io" si alza e si va a vestire. La guardo allibito ma divertito.
"Si okay ma spiegami" dico e mi vesto anche io.
"La grattachecca è un pezzo di ghiaccio vero, grattato in un bicchiere di plastica, non ha il macchinario, come le granite, lo fanno a mano. Poi ci mettono lo sciroppo al gusto che ti piace e anche la frutta. Tutti ne hanno assaggiata una passando per Roma, lo devi fare assolutamente" dice. Annuisco, va bene, facciamolo. Scendiamo e saliamo in macchina. Metto la musica dello stereo mentre lei mi da le indicazioni.
In radio passa la canzone dei Thegiornalisti, "Maradona y Pele". Lei la canta indicando con l'indice dove devo andare.
Trovo parcheggio quando me lo dice lei e scendiamo. Il locale si chiama Tram Depot. È un locale all'aperto rivestito da vecchio tram, infatti i tavoli sembrano piccole cabine del tram. Siamo a Testaccio e lei mi racconta che qua ci veniva sempre da piccola. Era il suo posto preferito. È uno delle più antiche perché nonno Aurelio, lei lo chiama così, ha tramandato la preparazione a tutte le sue generazioni. Ci avviciniamo ed un ragazzo saluta Camilla con molta enfasi, si conoscono. Fanno un po' di conversazione e mi presenta, mi conosce il ragazzo. Scattiamo una foto e poi ci chiede i gusti delle grattachecche.
Lei la prende con la ciliegia, io al cocco. Ci sediamo ai tavoli, lei sorride e si mangia la ciliegia, girando con la cannuccia il ghiaccio e il succo. La bevo anche io e devo dire che è vero, è diversa dalla granita normale. Mi guardo intorno, è un bel posto, con alberi che fanno ombra e sembra che il mio mondo si fermi qui.
"Sai, mi sono sempre paragonata a Roma" dice Camilla, giocando con la cannuccia.
"Perché?" chiedo.
"Perché è tanto bella vista da fuori, ci puoi fare una bella vacanza, ma viverci è un'altra cosa. È piena di gente, di traffico, di tumulti, di buche, di casini, di sporcizia, di problemi. E questi problemi alla fine te li fa venire anche a te che ci abiti. Perché Roma ti dà tanto, ma in cambio vuole il sangue, chi ci sta lo sa e la sera quando torna da lavoro ha il fegato grosso come un comodino." mi dice e la guardo, non so dove vuole andare a parare ma la ascolto.
"Mh ci può stare" dico bevendo.
"Allora ti incazzi, la maledici, te ne vuoi andare. E alla fine ci riesci, te ne vai. Trovi un'altra città migliore. Più bella, più sistemata, dove sono tutti cordiali, dove a nessuno gli rode il culo di prima mattina e finalmente cominci a respirare" mi dice. Fa una pausa poi riattacca a parlare "Ti sembra di esserti salvato, menomale, dici, sei felice. Ti guardi intorno soddisfatto. Ma dopo un po' di questa felicità già inizi a sentire che c'è qualcosa che non va. Ti inizia a rodere il culo. Ci pensi e ti inizi a chiedere il perché."
"Eh perché?" chiedo interessato.
"Perché ti manca Roma, e non ci vuoi stare. Non lo capisci perché ti manca quella città, che ti ha maltrattato ed è piena di ferite dentro. Ma li capisci di vero fatto una cazzata. Ci devi passare pero per capirlo. Ti mancherà sempre, perché Roma è Roma.. Ed io mi sento un po' come questa città" dice e sorride.
Ci ha preso, in pieno. Ho capito cosa voleva dirmi, ha ferite anche lei, come me. Tra le righe ho letto che non vuole che la lasci stare. Meglio, non ho intenzione di farlo.
Continuiamo a ridere e scherzare, poi ci facciamo un giro al Colosseo per passare la serata andando anche al ristorante e quando è il momento di tornare a casa, mi guida lei, ha detto che mi vuole portare in un posto.
"Fermati qui" mi dice. "ci prendiamo una sorchetta doppio schizzo"
La guardo confuso, che ha detto?
"Non conosci neanche questa" sbuffo. Mi spiega che è diverso dal classico cornetto. È una pasta croccante, farcita con panna e nutella o cioccolato bianco e nutella. Ed io che sono goloso non posso non assaggiare tutti e due i gusti. Lei anche, ce li mangiamo fuori, al fresco con una birretta. Torniamo a casa e la voglia di lei e tanta. Dobbiamo anche smaltire quindi me la porto di sopra, lei mi spoglia per le scale, segno che anche lei ha voglia di me. La butto sul letto e le salgo sopra, è mia, le entro dentro, la faccio mia, lei gode e mi stringe fino ad arrivare al culmine, insieme.
Mi sdraio vicino a lei e appoggia la fronte alla mia spalla, cercando di regolarizzare il respiro. Talvolta anche l'uomo più forte del mondo ha bisogno di avere una donna al suo fianco, perché quando la sua vita è un casino, proprio come in una partita a scacchi, la regina difende sempre il re.
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Qui, ti ho salvato dal buio.
FanficCATULLO, Odi et amo (carme 85). "Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior." --- "Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato." ~~~ Lei e lui. Mai v...