Capitolo 50

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Due mesi che non lo vedo più, non lo sento più, non ho più il suo odore addosso, non lo cerco più nella speranza di vederlo apparire tra quei teli del locale. Due mesi in cui non so più niente della sua vita, se si sia sistemato, se abbia trovato un'altra donna da amare. Se mi abbia perdonata almeno un po', oppure mi pensi qualche volta. Se la sua vita scorre bene, il suo nuovo capitolo sia sereno. Anche io ho ripreso in mano la mia vita, scorre lenta, spenta ma riesco ad andare avanti, anche se tornare tutte le sere in quel locale non mi fa più felice come una volta. Ogni volta che torno a casa e metto quei soldi nella scatola sotto al letto, mi sale la tristezza e la consapevolezza di vivere una vita che non mi appartiene. Una vita che avrei potuto cambiare se solo fossi stata meno materiale, meno stronza, meno superficiale.
Il mio ultimo messaggio che gli ho invitato non ha avuto mai risposta, ha solo visualizzato. Ma almeno so che lo ha letto. Spero che gli abbia fatto piacere perché le penso veramente quelle cose, anche se ho paura che non riuscirò mai più a provare quella cosa forte che avevo con lui, mai più uomo lo potrà sostituire. Tutti i giorni mi fermo a pensare a quest'ora come sarebbe stato tra di noi. Se la mattina gli avrei preparato un caffè usando la macchinetta che avremo comprato perché la moka mi risulta difficile. Se la sera, mettendoci a letto insieme gli avrei parlato di quanto ho faticato durante la giornata ma che ora vicino a lui, ne sarebbe valsa la pena faticare, per un momento così. Se mi avrebbe consolata nei momenti di sconforto, o avremmo condiviso ogni cosa, anche lo spazzolino da denti. Ci penso, non me ne vergogno. E mi sale tanta, troppa tristezza.
Adesso è un po che dormo da Selene, non mi va di restare in quella casa da sola, soprattutto adesso che si avvicina l'inverno e i temporali si abbattono minacciosi. Mi sta preparando la colazione perché dice che mi vede giù, quindi mi vizia. La guardo indaffarata e intenta a farcire i cornetti e scaldare il latte per un super cappuccino. Le voglio un bene dell'anima. È la migliore amica che io potessi trovare. Mi sorride e mi invita a sedermi per mangiare. Ascolto e lei mi imita. Non parliamo per i successivi venti minuti, dobbiamo svegliarci per bene, anche lei è come me che appena sveglia non vuole sentire volare una mosca.
A lavoro non va molto bene, non riesco ad andare con i clienti come prima, in effetti è un po che rifiuto molte offerte. Semplicemente non mi va. Non mi sento neanche soddisfatta in qualsiasi modo. Neanche se sono messi bene li sotto. Ho sempre in testa quell'uomo sopra di me, non ne voglio più altri. Me lo ritrovo sempre a lato, sotto di me, sopra, ovunque, anche se non lo cerco più, non vuol dire che non ci pensi, anzi. Chissà se si trova bene con i nuovi compagni di squadra, se ha trovato in qualcuno un amico come Radja qui a Roma che lo fa sentire meno solo, che lo comprende, che gli stia vicino perché lui ha bisogno di essere salvato dal buio che ha dentro. Dovevo essere io la sua salvatrice ma sono soltanto una cogliona che rovina tutto quello che tocca. Sono come Re Mida ma al contrario. Quello che toccava diventava oro, io quello che tocco diventa merda. Siamo più estranei che mai e questo mi fa molto male, mi sta spegnendo. Cerco di non pensarci, a volte sposto il pensiero ad altre cose, tipo il mare ad agosto. Ma non ci sono pensieri felici nella mia mente, non più. Non da quando lui non è più con me. E così tutte quelle cose che cerco di nascondere mi ritornano alla luce, tutte quelle cose che mi dimostrava e che io oltre ad aver solo apprezzato non ho fatto. Tutte quelle piccole attenzioni che mi dava, metteva sempre davanti me, mi ha portato in alto senza mai farmi scivolare. Mi ha tenuto il braccio quando stavo per cadere, ma la sua stretta è stata solida ed io invece di aggrapparmi a lui e sorreggerlo a mia volta, l'ho spinto da lassù in alto. Forse è stato solo lui che mi ha salvata dal buio, ma ci sono ripiombata da quando lui se n'è andato. Vorrei rivederlo, anche solo di sfuggita per non tralasciare nessun dettaglio di lui, solo sentire il suo odore che lentamente mi avvolge in un abbraccio.
Anche Selene si è accorta che spesso sto sulle mie nuvole ad immaginare una vita diversa da questa. Sono assente, me lo ripete di continuo. Ha ragione, sono con la testa sempre in un altro posto, il mio posto. Mi ha sempre detto che si vede nel mio sguardo spento, prima i miei occhi brillavano, ero felice a detta sua. Non sono piena di vita come un tempo, anche quando ballo e salgo sul palco i miei movimenti sono più pacati quando prima non me ne importava di risultare troppo spinta. Lo facevo per attirare l'attenzione, ma adesso vorrei solo quella di lui. Selene mi capisce, mi osserva, mi conosce come le tasche dei suoi jeans preferiti.
"Stavolta sono io che voglio aiutarti" mi dice "quella volta mi chiesi di dirti a parole come mi sentissi ti ricordi?" mi chiede ed annuisco "ecco ora vorrei che lo facessi tu, mi spieghi a parole come ti senti?"
La guardo, respiro. Apro la bocca ma non riesco ad emettere suoni. Abbasso lo sguardo e torno a guardare la mia amica che sta aspettando una mia risposta.
"Mi sento vuota. Quello spazio devrebbe essere riempito in qualche modo e non sempre la soluzione è far entrare qualcun altro, in tutti i sensi. Ho cercato sul vocabolario la parola mancare, si legge che è un verbo intransitivo, il cui significato è “di persona: essere assente, essere lontano da un luogo in cui dovrebbe o potrebbe essere”. Praticamente indica l’assenza di qualcuno che dovrebbe essere presente. Parlando di sentimenti, quindi, la mancanza si fa strada quando non c’è più qualcuno che eravamo abituati a vedere. Mi sento triste perché non riesco a riempire questo vuoto con un'altra cosa, ne una persona, non mi piace nessuno, né con hobby, nemmeno con i soldi! Poi non me lo tolgo dalla testa, tutto mi riporta a quei ricordi che restano nel cervello, se non fossero legati ai sentimenti non ci rattristirebbero o non ci farebbero venire voglia di piangere. Ed io ne ho voglia sa quando mi sveglio, non riesco a pensare ad altro. Dovrei dimenticare ma non ci riesco, ogni cosa mi riporta a lui. Mi manca come se non lo avessi mai avuto o come se fossimo stati sempre insieme e d’improvviso lo avessero strappato da me. Mi sento spenta, una stupida, una codarda, mi sento in colpa. Ti giuro Selene non sai che darei per dargli un abbraccio e sentirmi di nuovo a casa" le dico tirando su col naso. Non voglio piangere ma non ci riesco a trattenere le lacrime. Lei mi guarda un attimo in silenzio. Si alza e posa i bicchieri nel lavandino poi si gira.
"Andiamo a Napoli" mi dice.
"Che cosa?"
"Non era una domanda, andiamo a Napoli" ribatte.
"No ceh come a Napoli, che cazzo dici Selene" sbuffo.
"Oh si, forza alza quel culo e vai a fare la valigia tanto hai tutto a casa mia, forza op op op" insiste battendo le mani a ritmo per farmi sbrigare.
È quasi novembre, vorrei vederlo, stringerlo, sentirlo mio di nuovo, è tanto che non me lo stringo addosso. Lei mi guarda e mi sorride. Lo sta facendo perché mi vede triste, si avvicina e mi dice che solo così potremo sapere come andrà, se non ci provo non lo potrò mai sapere se mi ama ancora. Ha ragione, accetto anche se non sappiamo nessuno delle due dove cercarlo. Avremo un bel da fare, ma a lei non sembra pesare. Mi alzo saltando di gioia per casa perché lei è l'amica migliore di tutte e appoggia qualsiasi mia follia. La adoro. La abbraccio e me la bacio tutta finché lei non mi dà una cuscinata e si libera da me. Rido, rido di cuore. Forse ho ancora una possibilità di stare con lui.
"Si ma prima devo fare una cosa" dico prendendo il cellulare e chiamando il mio capo.
"Chi stai chiamando?" mi chiede. Le faccio segno di stare in silenzio e quando risponde lo anticipo "salve capo, no niente di che non ti preoccupare. Volevo solo dirti una cosa. Si è importante. Io e Selene ci licenziamo, a partire da oggi"
Attacco senza farlo rispondere.
"Ma io che cazzo centro?" la mia amica mi guarda allibita.
"Tu stai con me, ho bisogno di te, quindi.. Troveremo altro, abbiamo soldi a sufficienza per fare come vogliamo per uno po', dai su quando partiamo?" dico con le mani sui fianchi.
Lei ride trovandomi buffa.
"Ora.." dice e va in camera.
Corro nella mia ed inizio a prepare il trolley. Dovevo cambiare no? Vuoi vedere che quella stella cadente ha fatto il suo lavoro? Non lo so ma sento che per una volta sto facendo la cosa giusta.

Qui, ti ho salvato dal buio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora