Capitolo 56

205 22 16
                                    


È il grande giorno finalmente. Mi alzo e mi faccio una bella doccia, mi preparo con il vestito che ho misurato per l'ultima volta ieri. Devo dire che mi sta molto bene. Mi specchio e sembro un altro. Me lo hanno sempre detto che se mi sistemassi un po' sarei un fico della Madonna, ma non mi sento a mio agio, sto più comodo vestito normale, casual. Una ultima sistemata e raggiungo il posto dove abbiamo prenotato per celebrare questo benedetto matrimonio. Nonostante quello che mi sia successo ci credo ancora. Penso che il matrimonio sia un vincolo sacro come a dire che è lei la donna giusta, non si ha più bisogno di cercare nelle altre, né fare il coglione, amare anche i difetti di quella donna e non riuscire a farne più a meno. Spesso si sbaglia però, il mio primo matrimonio era solamente una farsa alla fine, tutto rose e fiori perché senza quelli non ci sarebbero stati lusso e bella vita. Poi ho pensato di averla trovata di nuovo una donna che poteva sconvolgermi la vita e che ci salvassimo a vicenda. Sapevo che per lei era difficile, ho pensato anche che aveva paura di intraprendere una relazione del genere. Ma il mio più grande desiderio era stare con lei. Eppure mi sono sbagliato, la mia stella non ha fatto il suo lavoro. D'altronde come potresti costringere una donna ad amarti se lei non vuole? Cerco di scacciare via questi pensieri. Non posso permettergli di rovinarmi questo giorno.
Raggiungo la chiesa poco distante da casa mia, raggiungo Alberto in cima alle scale, mi da una pacca sulla spalla e mi dice che mancavo solo io, e la sposa naturalmente. Immagino come sarebbe stato vedere lei arrivare, scendere dalla macchina, col suo abito color panna, stretto in vita ma con lo strascico lungo e una coroncina di perle e brillanti sulla testa, con i capelli ondulati che le sarebbero scivolati sulle spalle nude. E il suo profumo che mi arriva prima di chiunque altro, guardandomi e facendomi un sorriso come a dire: "sono tua". Sarebbe stato bello prenderle la mano e percorrere la navata insieme, stringergliela per rassicurarla, come a dire: "vedi non importa niente, adesso qui ti sto salvando dal buio". Eppure queste immagini rimangono nella mia mente e svaniscono quando gli altri di squadra iniziano a rompere le palle con frasi del tipo: "non verrà, scappa con l'autista".
Adesso che sto in una nuova città sto meglio che a Roma, mi sto riprendendo piano piano, tanto non potevamo essere niente noi due, lei ha le sue vedute, io le mie. Non coincidono. Spero solo lei stia bene perché saperla ancora in quel posto lì mi fa comunque stare in ansia, è come se io dovessi proteggerla da qualsiasi cosa, come se fosse indifesa. Quando mi metto con la testa sul cuscino la penso, non c'è via di scampo, mi ha segnato e la ricorderò per sempre. Mi raccomando sempre a qualcuno che non le succeda mai niente di male, che trovi la sua felicità, che viva la sua vita come meglio creda e che non soffra più, anche se il suo passato a me non lo ha detto mai, ma dai suoi occhi so che è una donna che ha sofferto molto in vita sua.
Metto le mani in tasca e passeggio davanti l'entrata della chiesa. Una calca di persone inizia ad arrivare intorno alle scale, infatti è arrivata anche la sicurezza con Fabian che saluta. Dries è nervoso neanche se si dovesse sposare lui, cose da pazzi.
"Ti vuoi calmare?" dico al belga.
"Tu lo dici a me?? Ti prego Kostas eh" sbuffa.
"Ma non sei tu che ti devi sposare" rido.
"Sono in ansia uguale" incrocia le braccia. Che tipo.
Mi sposto un po' per dare un'occhiata al cellulare. Milik mi da una gomitata perché è da un po' che qualcuno mi sta chiamando. Ma sarà qualche tifoso, lascialo stare sennò mi si attacca anche il giorno delle nozze.
"Almeno guarda, si sta sbracciando, ora ammazza anche quello della sicurezza, falle un cenno" mi dice il polacco.
"Davvero, sei un ignorante Kostas" risponde Piotr.
"Oddio che palle" sbuffo e alzo lo sguardo verso quella voce che mi arriva lontana. Socchiudo gli occhi e il mio cuore si ferma, quasi mi scivola il telefono dalle mani, non so come abbia fatto a tenerlo saldo.
Camilla, con i capelli legati in una coda di cavallo che si sbraccia dalla transenna e mi chiama a gran voce. Con lei c'è la sua amica Selene. Non riesco a dire niente. La volevo incontrare e adesso? Ora che c'è l'ho davanti non sono in grado di dirle niente, né di avvicinarmi.
"Falle ciao" mi dice Lorenzo.
"Smettila" sbotto.
"Ma la conosci?" mi chiedono. Respiro, non mi aspettavo di vederla qui, soprattutto adesso. Poi qui davanti a tutti. Mannaggia la puttana. Continua a chiamarmi e per evitare di attirare ancora di più l'attenzione della gente decido di scendere. Poso il telefono in tasca e scendo verso di lei.
Ci divide solo la transenna.
"Kostas, non fare cazzate" mi dice subito.
"Che ci fai tu qui?" le chiedo.
"Sono giorni che ti cerco e non ti sei mai fatto trovare, ho evitato di venire dove ti alleni, non mi sembrava il caso, ma dovrei dirti tante di quelle cose Kostas che.. Non mi bastano cinque minuti, voglio spiegarti perché mi sono comportata così, perché ti ho lasciato andare via. Ho sempre avuto paura di innamorarmi, degli uomini in generale, ma mi manchi, tanto, mi dispiace" mi dice.
"Non pensi che è troppo tardi per le scuse? Mi hai spezzato il cuore" dico guardandola un po' male.
"Si lo so, ma Ko, mi dispiace veramente" abbassa lo sguardo.
"Non posso stare a parlare, ho un matrimonio" dico continuando a guardarla.
"Non me ne frega niente, mi devi ascoltare, cazzo. Ho pensato che fossi innamorato di me, per questo sono venuta a cercarti, se così non è più sei pregato di dirmelo, ed io me ne vado. Ho lasciato tutto, lavoro, casa, le mie abitudini, i soldi. Kostas credimi non voglio più niente altro che non sia tu." dice.
"Belle parole veramente" mi sfrego la barba.
"Non mi credi?" mi chiede. La guardo è bellissima, anche se gli occhi sono più spenti, non lo so, la trovo diversa.
"Devo andare mi aspettano" dico.
"Che cazzo me ne frega di quella troia oh, sono giorni che sto qui e adesso tu mi dici quello che ti passa per la testa" mi prende la mano e mi avvicina a lei.
Il suo profumo torna dentro di me come una primavera dopo un lungo e gelido inverno. Mi invade tutti i sensi e riconosco ogni pezzetto di casa mia, quella in cui sono stato solo con lei, mi fa vacillare, mi fa tremare e un brivido percorre la mia schiena.
Mi guarda sta aspettando che dica qualcosa. Apro bocca quando una macchina parcheggia ai piedi delle scale.
"Devo andare Camilla" dico e ritraggo la mano.
"No Kostas non puoi sposare una così, davvero dico ma che sei impazzito? Dicevi di amare me, allora erano tutte cazzate. Sei uno stronzo" mi dice.
"Ei ei ma chi ha detto che mi sposo io? Fabian si sposa, non io! Ma per chi mi hai preso?" dico.
Dalla macchina esce Martina in abito bianco che guarda in su, ma sono tutti entrati perche lo sposo deve vedere la futura moglie solo davanti l'altare.
"Ma.." mi dice e la sua faccia si rilassa.
"Devo andare sono il testimone" dico e salgo uno scalino.
"Si.. Ah Kostas?!" mi richiama.
"Mh?" mi giro.
"Dammi un'altra possibilità, per favore" mi dice.
La sua bocca pronuncia queste parole così delicatamente che quasi mi verrebbe di baciarla così tanto da non farla respirare.
Mi rigiro e salgo quelle scale sorridendo. Da un lato vorrei dimenticarla, contemporaneamente ho la certezza che lei sia l'unica persona in grado di rendermi felice.
Mi giro prima di entrare in chiesa e la vedo ancora lì, immobile che guarda verso di me. Entro.
Come faccio a spiegarle che oramai non la odio più?

~

Meno tre 🥰

Qui, ti ho salvato dal buio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora