Capitolo 4

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Hazel osservava le due creature che camminavano qualche passo avanti a lei, in perfetto silenzio. Nonostante avesse negato con forza di ricordare alcunché, i volti di quegli esseri le erano in qualche modo familiari. Il sorriso bonario di Azraphel, il suo tono di voce gentile e gli occhi di Crowley, per Satana, quegli occhi le suggerivano qualcosa. Doveva trattarsi di un deja vu, decise scuotendo la testa. O almeno questo è ciò che preferiva pensare.

L'angelo si fermò di fronte ad una porta a vetri ornata da eleganti decorazioni in legno, all'angolo di una strada deserta. L'insegna recitava, semplicemente, "libreria". Era il genere di posto che sarebbe facilmente sfuggito all'attenzione di un essere umano.

Azraphel armeggiò con un mazzo di chiavi per qualche secondo e la porta si spalancò, rivelando un ambiente antiquato ma accogliente e completamente traboccante di volumi polverosi.

- Dopo di voi, - sorrise, invitando gli altri due a entrare con un ampio gesto della mano. Crowley scivolò aggraziatamente all'interno. Hazel pensò che avesse davvero un modo strano di camminare, come se fosse troppo alto, troppo magro e decisamente troppo rilassato per riuscire a mantenere un atteggiamento composto.

Con un sospiro la ragazza lo seguí e Azraphel dietro di lei, chiudendo la porta delicatamente. I tre si fissarono gravemente per qualche manciata di secondi.

- Allora, - esordì Hazel quando il silenzio divenne insopportabile, - qualcuno vuole spiegarmi che accidenti sta succedendo?

Incrociò le braccia al petto e si esibì in un broncio contrariato, lasciando per un attimo intravedere la vecchia se stessa sotto alla corazza di imperturbabilitá che, da demone, si era creata.

Crowley si passò una mano fra i corti capelli rossi, spettinandoli ancor più di quanto già non fossero. Azraphel strinse i pugni, le nocche quasi bianche, e prese un grosso respiro.

- È evidente che ha dimenticato tutto, - mormorò con rammarico in direzione dell'amico. Poi, dispiaciuto, - è cambiata così tanto...

- Beh, potrebbe non essere un male, - rispose l'altro, pratico. Gli era venuto in mente che, se Hazel avesse ricordato, probabilmente avrebbe tentato di ucciderlo con le sue mani per quello che aveva fatto. - Non per me, in ogni caso. Perché non la lasciamo andare per la sua strada? Sono convinto che abbia qualcosa di meglio da fare che rivangare i bei tempi andati.

La ragazza batté uno stivale a terra, infastidita.

- Volete smetterla di parlare di me come se non ci fossi? - esclamò, puntando il dito alternatamente contro l'uno e l'altro dei due interlocutori, - Tu, dimmi cosa dovrei ricordare. E tu, spiegami perché non dovrei farlo.

Adesso, anche solo per dispetto o per curiosità, era fermamente intenzionata a venire a capo della storia e per nulla al mondo se ne sarebbe andata senza le risposte che le spettavano.

Azraphel sospirò, lanciò un'occhiata preoccupata a Crowley, poi sospirò di nuovo.

- Un tempo eri un angelo come me, cara. Beh, non proprio uguale a me, eri la mia apprendista. Molto promettente, devo dire. E anche molto curiosa. Dio non vede di buon occhio la curiosità, sai, e per questo ti ha fatto allontanare.

Il demone sbatté le palpebre un paio di volte.

- Non mi chiamo "cara". E ti posso assicurare che non sono mai stata un angelo, altrimenti me lo ricorderei, e invece non mi ricordo niente a parte l'inferno e Los Angeles, che sono più o meno la stessa cosa.

Parlava in tono concitato, come se stesse disperatamente tentando di convincere se stessa delle proprie parole. Intanto, Crowley si era spostato alle sue spalle e le osservava le scapole con aria critica.

The Future That Wasn't | CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora