Capitolo 6

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Martedì, dieci settembre duemiladiciannove.

Azraphel e Crowley si aggiravano guardinghi nei pressi della mensa universitaria, dove Haziel era entrata, dopo averla pedinata per metà mattina senza successo. Se qualcuno avesse chiesto loro cosa facessero lì si sarebbero spacciati per due insegnanti e, in effetti, ne avevano tutta l'aria.

L'angelo, nel suo elegante completo color crema, si guardava attorno circospetto senza riuscire del tutto a nascondere la bruciante curiosità che lo divorava. Sentiva nell'aria il profumo della cultura e proprio non riusciva a rimanere distaccato.

- Oh, come vorrei entrare in quella biblioteca! - esclamò, indicando col dito un grosso edificio di mattoni rossi. Saltellava da un piede all'altro come se il suolo stesse bruciando. Crowley alzò gli occhi al cielo, dietro alle lenti dei soliti occhiali da sole.

- Ti prego, ti prego, cerca di non dare nell'occhio. - sibilò, cacciando le mani in tasca e poi, a voce ancora più bassa, - Per Satana, vorrei sapere perché ho accettato di seguirti in questa stupidaggine.

Azraphel però non lo ascoltava. Adesso la sua attenzione si era spostata sulle ampie vetrate della mensa universitaria, dove un ragazzo spettinato con il viso coperto delle traccie di una prepotente acne giovanile gesticolava immerso in una fitta conversazione con una signorina che l'angelo ben conosceva.

- Eccola! - bisbigliò concitatamente, afferrando Crowley per un braccio, - sta parlando con uno studente, laggiù. Credi che sia uno scienziato?

- Oh, - rispose il demone in tono annoiato, - Una situazione decisamente pericolosa.

L'amico gli lanciò uno sguardo tagliente.

- Beh, non possiamo saperlo finché non avremo indagato. Mi fido di Agnes Nutter, e sono sicuro che la sua profezia si riferisca proprio a questa circostanza. Ci metto la mano sul fuoco!

Crowley si strinse nelle spalle. Improvvisamente, la ragazza si alzò dalla sua sedia con un movimento fluido e salutò il ragazzo dandogli un affettuoso colpetto sulla mano. Lui arrossì vistosamente, e fece ciao ciao con le dita.

- Dietro quel cespuglio! - ordinò Azraphel spingendo Crowley verso il prato poco distante; il demone emise un verso seccato, ma decise di assecondarlo: non aveva affatto voglia di spiegare a Hazel il motivo della loro presenza lì.

La giovane li superò camminando a passo spedito, senza neppure notarli. Involontariamente, il demone esalò un sospiro di sollievo; non si era neppure accorto di aver trattenuto il fiato. Azraphel, invece sembrava sovraeccitato. A Crowley ricordava un bambino che ha appena inventato un nuovo gioco e si è lasciato coinvolgere troppo dalla trama.

- Vado a parlare con quel gentiluomo! Sono convinto che riuscirò a scoprire qualcosa di utile, da lui - annunciò l'angelo appena Hazel si fu allontanata. L'amico scosse la testa, le labbra ridotte a una linea sottile.

- Finirai col metterti nei casini, - lo ammonì svogliatamente. Sapeva che Azraphel non lo stava più ascoltando da un pezzo. Aveva già iniziato a camminare in direzione della sala mensa, un'espressione risoluta e assai battagliera dipinta in volto.

- Ok, come ti pare, - continuò Crowley con tono strascicato, - Chiamami, quando avrai bisogno di qualcuno che ti tiri fuori dai guai.

Il demone passeggiava svogliatamente nei pressi di Leicester Square, pensando ai fatti suoi, quando qualcosa attirò la sua attenzione riportandolo coi piedi per terra. Quella maledetta ragazza, di nuovo lei.

Hazel se ne stava seduta ad un tavolino in uno Starbucks, il Mac ultimo modello aperto davanti e una tazza di caffè fumante stretta nella mano. Si era rifugiata in quel luogo perché aveva bisogno di un posto tranquillo dove consultare le proprie e-mail e sapeva che lì avrebbe potuto scroccare la connessione.

The Future That Wasn't | CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora