Capitolo 2

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I mesi passarono e Aziel si sentiva molto fiera di sé. Era un'allieva diligente, aveva imparato a memoria tutti i canti intonati dagli angeli per lodare Dio e sapeva esattamente cosa ci si aspettasse da lei. Quando qualcuno le domandava il motivo di un temporale - nel frattempo, la pioggia era stata creata -, quando Adamo ed Eva litigavano - sempre più spesso - fra loro, quando semplicemente non sapeva cosa rispondere, sorrideva e diceva "è l'ineffabile".

Aveva capito ben presto che chi ragiona troppo, in questo mondo come nell'altro, non è visto di buon occhio. Con Crowley poteva esporre i propri dubbi, mettere in discussione le fondamenta di tutto il creato, ma davanti ad Azraphel stava ben attenta a mantenere il savoir faire del perfetto angelo e, per ora, nessuno sembrava essersi accorto dell'inganno.

Ovviamente, se non fosse stata iniziata al Dubbio da così giovane e inesperta, col tempo si sarebbe trasformata in un Essere Celeste coi fiocchi. Avrebbe avuto una bella tunica bianca e oro e, tra qualche centinaio di anni, si sarebbe impegnata in piccoli gesti di misericordia come curare i malati e magari persino risuscitare qualcuno.

Adesso, però, la sua attività preferita era coltivare il proprio giardino. Le dava soddisfazione veder crescere delle cose vive, certo, ma ancor più le piacevano la vista e il profumo dei fiori. Le sensazioni che le davano. E sentiva di amarli, come forse non si dovrebbe amare qualcosa che non sia Lei.

Aziel era proprio intenta ad annaffiare le sue begonie, quando Crowley si materializzò al suo fianco con un leggero spostamento d'aria. Elegantemente, ripiegò le ali nere dietro la schiena e le sorrise, con quel sorriso che non era mai esattamente affabile e ricordava vagamente quello di un venditore d'auto sul punto di rifilarti una vecchia carretta al triplo del suo valore.

L'angelo ricambiò il sorriso con entusiasmo, incapace di notare la malizia nelle altre creature. E poi, cosa non da poco, il demone le stava sinceramente simpatico, anche se non l'avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno dei suoi colleghi.

- Buon pomeriggio, - lo salutò, formale, e a Crowley ricordò un po' Azraphel nei modi, - era da molto che non passavi da queste parti. E' successo qualcosa?

- Sta per succedere, - disse sibillino lui. In quei giorni era impegnato a mettere a punto il suo piano, chiamato informalmente "fare un po' di casino nell'Eden", ma non poteva certo dirle la verità. Aziel, però, parve soddisfatta della risposta.

Sapendo che il demone non amava particolarmente il sole cocente, sedette all'ombra di un grande faggio, dove le foglie formavano un tetto quasi impenetrabile colorando l'erba circostante di un verde opaco e umidiccio. Poi, con una mano, lo invitò ad accomodarsi accanto a lei.

- Stavo pensando... - esordì, lo sguardo perso lontano, e Crowley ghignò soddisfatto. Pensare, lo sanno tutti, può essere molto pericoloso. - Io ti ho raccontato tutto di me, ma non so niente di te. Cosa fanno i demoni, a parte tramare tutto il giorno? E, insomma, tramare tutto il giorno ti rende felice?

Il sorriso di Crowley si spense all'istante. Improvvisamente, la curiosità di Aziel lo infastidiva.

- Oh, non molto in realtà, - liquidò la domanda con un gesto stizzito, "a parte progettare la dannazione del genere umano," completò nella sua testa. Genere umano che per fortuna, attualmente ammontava a due soli individui, il che rendeva la questione assai meno complicata del previsto.

L'angelo ridacchiò, scuotendo la testa.

- E così anche tu pensi che ci siano cose che sia meglio non farmi sapere, - esclamò leggermente contrariata, ma non irritata, perché in fondo era pur sempre una Creatura Celeste, - Voglio dire, se noi angeli seguiamo il volere di Dio, voi dovete fare l'esatto opposto, no? Per la questione del non-libero arbitrio. A nessuno di noi due è possibile fare qualcosa che lo spinga verso una condizione diversa dalla propria.

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