Capitolo 7

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Myron osservò la ragazza che si allontanava, salutandola con la mano, poi si chinò per prendere il suo inseparabile blocco degli appunti decidendo di ricontrollare l'equazione che negli ultimi giorni gli stava dando non poche difficoltà.

Doveva essere di un errore banalissimo, quello che lo teneva intrappolato in una specie di labirinto senza uscita: sapeva che la soluzione era lì, da qualche parte, ma il risultato non tornava mai come si aspettava.

Tranne questa volta.

Con un grido soffocato, che fece voltare di scatto qualcuno dei presenti, il dottorando balzò in piedi senza smettere di fissare la pagina sgualcita del quaderno. Com'era possibile? Magicamente, la soluzione era apparsa in blu-sbavatura-di-biro su bianco, proprio di fronte ai suoi occhi.

Myron sbattè le palpebre un paio di volte, temendo che la visione sarebbe scomparsa all'improvviso, ma ciò non accadde. Anzi, più lui fissava l'equazione risolta, più si convinceva che probabilmente era davvero tutta opera sua.

Probabilmente, il caldo gli aveva giocato qualche brutto scherzo impedendogli di notarla prima. Oppure era colpa della sua maledetta insicurezza? Poco importava. Ciò che contava era che, per una volta, Myron il Perdente sarebbe stato il protagonista della propria storia.

Avvicinandosi, Azraphel vide lo studente balzare in piedi di scatto, poi sedersi di nuovo. Si avvicinò al suo tavolo, guardandosi attorno con aria circospetta, un pessimo presentimento che si faceva largo nei suoi pensieri.

Se voleva scoprire cosa stava succedendo era necessario agire con circospezione e cautela. L'angelo non era mai stato un genio della discrezione: troppo ingenuo, troppo fiducioso negli altri, non dava il meglio di sé quando era richiesto l'uso dell'astuzia.

Avrebbe voluto che Crowley fosse rimasto. Lui sarebbe stato capace di ingraziarsi il giovane ricercatore con qualche lusinga e di carpirgli le preziose informazioni che gli servivano, ma era stato categorico: non voleva saperne di seguire quello che ad Azraphel sembrava semplice buon senso e del resto non c'era da stupirsi. I demoni e il buon senso stanno per definizione ai poli opposti del pianeta.

- Buongiorno, - sorrise incerto Myron, alzando lo sguardo dagli appunti che stava leggendo per incontrare gli occhi azzurri di quello che sembrava un distinto signore dall'aria smarrita. Vagamente, si domandò se per caso non si fosse perso: sembrava più un letterato che un uomo di scienza e lo osservava come se avesse appena visto un fantasma.

- Il dipartimento di lettere è qualche edificio più avanti, - azzardò il giovane, gesticolando vagamente in direzione delle ampie vetrate. Abbassò di nuovo lo sguardo sul quaderno, troppo preso dalla recente scoperta per essere interessato a qualsiasi altra cosa.

- Oh, no. A dire il vero, cercavo proprio lei!

Il misterioso individuo che aveva davanti si sedette al tavolo senza neppure chiedere il permesso. Myron gli lanciò un'occhiata stizzita, ma la curiosità ebbe il sopravvento. Magari, quel tipo strano era il capo di qualche laboratorio di ricerca che aveva saputo dei suoi studi ed era lì per offrirgli un lavoro importante...

- Conosce la ragazza che si è appena allontanata? - chiese invece l'uomo, impacciato. Come abbiamo già potuto considerare, Azraphel non era in grado di usare le sottili arti dell'inganno nemmeno in caso di estrema necessità.

Il giovane gli scoccò un'occhiata perplessa, tamburellando con la penna sull'equazione.

- A dire il vero l'ho appena incontrata, - rispose, conciso, - Era molto interessata alle mie ricerche, che per l'appunto riguardano...

- ...La possibilità di spostare le molecole alla velocità della luce, lo so, - concluse l'altro con un gesto leggero della mano. Myron provò un lieve senso di fastidio nel notare come l'uomo sembrasse del tutto ignaro della portata di una simile scoperta.

The Future That Wasn't | CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora