Capitolo 14

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- Hem... buona sera a tutti!

Myron salì sul palco stringendo in mano il solito mucchietto di fogli sgualciti, guardando il pubblico come se si fosse trattato di una vasca piena di squali affamati.

Fra la folla, Hazel esalò un lento sospiro, preparandosi al peggio. Lanciò un'occhiata preoccupata ai suoi amici; Azraphel fissava il giovane scienziato trattenendo il fiato, gli occhi azzurrissimi colmi di una preoccupazione che sembrava sul punto di traboccare. Crowley, dal canto suo, serrava i pugni lungo i fianchi e aveva le sopracciglia corrugate.

La ragazza sapeva bene cosa stava accadendo: il demone si stava preparando al peggio, era pronto ad attaccare. Se le cose si fossero messe male avrebbe semplicemente ucciso Hanner e, a quel punto, tutto si sarebbe trasformato in un enorme casino.

Pregava che non fosse necessario.

Abbozzò un sorriso, mettendo una mano sulla spalla di Crowley.

- Rilassati, - gli sussurrò, ostentando una sicurezza che non aveva, - Sono certa che andrà tutto bene, vedrai.

Il demone parve tranquillizzarsi, si sistemò gli occhiali scuri sul naso e raddrizzò la schiena. Sapeva che Hazel stava mentendo, glielo leggeva negli occhi, ma in qualche modo voleva credere alle sue parole. Annuì, in silenzio, senza staccare lo sguardo dal ragazzo che nel frattempo aveva ripreso a parlare.

- Come sapete, ho trascorso gli ultimi tre anni a lavorare ad un progetto visionario, un progetto che se portato a termine sarebbe capace di rivoluzionare la fisica come adesso la conosciamo. Ma stasera non sono qui per parlarvi di questo. Stasera, voglio farvi riflettere sull'importanza di scegliere le proprie battaglie, sul valore della vita e sulla possibilità di soffermarci, un istante, ad assaporare ciò che abbiamo anzichè affannarci nel tentativo di ottenere sempre di più.

Hazel e Crowley si scambiarono un'occhiata stupefatta mentre Azraphel, che aveva intuito dove il giovane volesse andare a parare, saltellava da un piede all'altro in preda ad un'euforica impazienza.

- Guardate queste immagini, - continuava Hanner, mentre sullo schermo alle sue spalle si susseguivano foto di animali marini coperti da un liquido vischioso, foreste ridotte a un pugnetto di alberi spogli, discariche a cielo aperto su cui volavano gabbiano scheletrici.

- Questo è quello che stiamo facendo al nostro pianeta. Credetemi se vi dico che con qualche altro mese di lavoro potrei donare al mondo la formula che ci permetterebbe di lasciare la Terra e andare in cerca di un posto nuovo, pulito, dove immagini come queste sarebbero solo un brutto ricordo. Ma credetemi anche quando affermo che è inutile trasferirci da qualche altra parte, almeno finché non impariamo ad aver cura dell'ambiente che ci circonda. Se non impariamo a non distruggere tutto ciò che tocchiamo, non ci sarà un luogo abbastanza lontano dove scappare.

Myron se la stava cavando egregiamente. Il pubblico mormorava, indicando le fotografie di tanto in tanto e, nonostante fosse palese che molti dei presenti avrebbero preferito la formula che il ragazzo aveva promesso ad una lezione sulla salvaguardia dell'ecosistema, nessuno poteva fare altro se non stare ad ascoltare.

- So cosa starete pensando: se lui non vuole rivelarci la sua scoperta, ce la prenderemo da soli. Bene, sappiate che non esiste al mondo un solo computer, un solo pezzo di carta, un singolo post-it su cui quella ricetta magica sia annotata. A meno che non riusciate a estrarre i pensieri dalla mia testa come le canzoni da un juke-box, non avrete il vostro premio finché non avrete dimostrato di meritarlo.

Hazel ridacchiò fra sé, notando le occhiate a tratti perplesse e a tratti irritate che si scambiavano gli ascoltatori.

- Ha stile, il piccolo Myron, - mormorò soddisfatta. Avrebbe dovuto complimentarsi con lui. Ovviamente per gran parte di quella folle settimana il ragazzo era stato soprattutto una pedina nelle sue mani, ma adesso stava sfidando apertamente la comunità scientifica e lo stava facendo di testa propria.

The Future That Wasn't | CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora