Invisible enemy

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Boi.
Chernobyl mi ha fatto deprimere.

M M M M M.

Vabbè, ispirazione incoming.

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"Papà! Guarda che bella!"

Bielorussia mostrò la collana di fiori che Ucraina aveva fatto per lei.

Ussr spostò lo sguardo dai fogli sulla scrivania verso la figlia, sorridendo.

"È davvero bella Bielorussia."

La bambina cominciò a ridere, per poi tossire.

L'uomo si avvicinò a lei, abbassandosi alla sua altezza.

"Ancora quella brutta tosse?"

Bielorussia annuì, sistemandosi la sciarpa ricamata che indossava nonostante fosse Aprile.

"Bielorussia! Vieni! Abbiamo trovato un gattino!"

La voce di Russia richiamò l'attenzione della bambina, che subito si voltò verso la porta che si affacciava sul giardino.

Ussr accarezzò la testolina della figlia sorridendo.

"Ora vai a giocare con i tuoi fratelli, papà deve lavorare."

La bambina lo guardò con dispiacere.

"Ma non vieni a giocare?"

Ussr sospirò.

"Se mi lasci ora, avrò del tempo per giocare con te, capisci?"

La bambina annuì, uscendo fuori a giocare con i suoi fratelli.
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I giorni passarono, ed l'aria di Aprile oramai si faceva sentire nell'aria.

MA qualcosa cambiò.

Quel 26 aprile del 1986, qualcosa ruppe la quiete.

Ussr stava lavorando nel suo ufficio, quando ricevette una telefonata nel cuore della notte.

Una voce spaventata, impanicata stava dall'altra parte dell'apparecchio.

"Capo...ci aiuti..! La prego...!"

L'uomo si alzò in piedi.

"Aalim!? Sei te?! Che succede?!"

Il ragazzo, Aalim, ansimava da dietro il telefono, impanicato.

"La centrale...Chernobyl...il reattore..."

Ussr ascoltava le parole del ragazzo, con il terrore agli occhi.

"Cosa è successo."

"È....è..."

Poi un tonfo, urla e sirene uscivano dalla cornetta.

"AALIM! MI SENTI?!"

In quel momento sentì una voce gridare il suo nome, seguiti da numerosi pianti.

"PAPÀ! PAPÀ!"

Ussr si voltò di scatto, vedendo Russia, seguito da Kazakistan e Ucraina con Bielorussia in braccio.

La bambina respirava a fatica, continuava a tossire sangue e uno strano liquido.

Ucraina, sostenuto da Kazakistan, piangeva come non mai, coprendosi il volto.

Ussr accorse subito e prese in braccio la figlia.

"Cosa è successo?!"

"Non lo so papà...davvero non lo so..."

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