La piccola macchina, vista da lontano, sembrava un'arancia, mentre rotolava fra le distese d'erba e le strade impolverate di quel territorio così riservato e al contempo così pieno di desiderio di rivelare i propri segreti a chi avesse voluto tendergli l'orecchio.
Kate manovrava con calma e sicurezza il volante dell'auto, come se fosse un autista d'antica esperienza, e che ha capito che - ben più dei chilometri orari - è importante godersi in tranquillità il viaggio ondulato che ci porta da un punto all'altro.
Non si può rischiare di perdersi il rumore gommoso delle ruote mentre ci fanno volare in luoghi a lungo voluti o temuti, ma comunque depositari di parole silenziose in grado di farci crescere e procedere molto più in fretta che a bordo della nostra stessa macchina.
Non si può rischiare di non notare quella linea rossastra che compone un tramonto e si distende lungo il finestrino, in paziente attesa di essere catturata in almeno un suo frammento, prima di arrivare a destinazione... prima di terminare il colore e andare a chiederne dell'altro per il giorno seguente.«A cosa pensi?» chiese all'improvviso Kate a Jeny.
Jeny, facendo una smorfia di circostanza nel tentativo di spazzar via la fuliggine dalla testa - come un colpo di fucile allontana un covo di passeri sorpresi a becchettare i chicchi di grano - spalancò gli occhi e li puntò verso la sua amica.
«Chi, io?»
La bocca perfetta cercava di accennare a un sorriso, ma questo sembrava essersi smarrito da qualche parte dentro sé, senza alcuna intenzione di lasciarsi trovare.
«Oh, nulla di particolare... Sono solo un po' stanca... Le lezioni si stanno facendo pesanti in questo periodo dell'anno, e gli esami sempre più vicini mi stanno creando una certa ansia... Lo sai, ci voleva proprio un pomeriggio per riprender fiato!»A quelle parole il suo sguardo si illuminò davvero, e la bocca disegnò una splendida curva.
Kate adorava Jeny quando sorrideva, ne ammirava la magnifica luce che era in grado di accecare chiunque passasse nel raggio di tre metri.
E ne era contenta, poiché le voleva sinceramente bene, come a una sorella.
«Mi chiedo cosa aspetti Malian a farsi avanti con te! Voglio dire, io non ci crederò mai che preferisca quella pallottola di lardo che è Samy Wickinson!»
Kate si rese subito conto di aver pizzicato una corda che era meglio lasciare vibrare in solitudine al soffio stonato del vento.Jeny si accigliò e, fattasi scura in viso, si mise a guardare fuori dal finestrino.
«Scusami, Jeny... Davvero io...» pigolò Kate.
«Davvero io nulla! Non preoccuparti, si vede che per Malian quel pollo paffuto è molto più interessante, e io non posso farci nulla. Spesso bello è sinonimo di sfortunato, e non credo di rappresentare un'eccezione a questa assurda legge universale. Quindi cerchiamo di distrarci e di lasciare che ognuno segua ciò che gli pare e piace!»Jeny cercava a stento di trattenere le lacrime, che le pungevano gli occhi come delle enormi stalattiti, la cui nera radice affondava nel cuore.
Kate si stava mordendo le labbra, volendo non aver mai pronunciato quelle parole.
Le parole si propagano dal cervello alla lingua esattamente alla velocità della luce, e spesso un pensiero non fa in tempo a selezionarle, che esse sono già esplose nell'aria e hanno scatenato un inferno.Giunsero a Conway avvolte in una cappa di silenzio tombale.
In fondo alla strada principale già si indovinava un confuso groviglio di luci di tutti i colori, e molte persone stavano camminando sui marciapiedi, chi a passi svelti verso la fiera, chi lentamente, per raggiungere la propria auto parcheggiata, con a fianco bimbi dalle bocche strillanti perché insoddisfatti di non aver fatto abbastanza giri sulle giostre o con stampata in viso un'espressione di celestiale beatitudine per aver sperimentato molto di più di quanto avessero anche solo potuto sperare, mentre tenevano fra le mani stecchi ricoperti di zucchero filato rosa o verde, e palloncini lucidi e pieni d'aria e d'infanzia.Kate lasciò la macchina nel primo posto libero trovato (ne sarebbe bastato uno della grandezza di un carrello, data l'esile mole dell'utilitaria), chiuse a chiave le portiere e si diresse con Jeny all'entrata della Fiera...
Un vasto recinto tinto di rosso ne delimitava i contorni, e un alto cartello luminoso recante la scritta ''FIERA DI CONWAY'' spiccava maestoso come un totem di gusto vagamente retrò e in grado di incutere soggezione in chi vi si fermava davanti.
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Trappole d'inchiostro
Gizem / Gerilim✒️ Di cosa può essere capace una tranquilla ragazzina cresciuta in uno sperduto paesino dell'Arkansas? Quali pensieri, soffocanti come serpenti che si attorcigliano, si nascondono in fondo alla mente e fermentano dentro al cuore di Jeny, in attesa d...