La mattina seguente, Thomas si addentrò nel laboratorio di cinema con il solo proposito di distrarsi dalla nottata burrascosa che aveva trascorso, senza pensare a nient'altro che non riguardasse il suo prossimo compito: espletare a tutti gli effetti la funzione di professore sostituto del signor Wilson, probabilmente in luna di miele con la sua dolce metà. Con scrupolosa concentrazione, Thomas accese il videoproiettore controllando, allo stesso tempo, il funzionamento delle varie apparecchiature che si trovavano nella stanza.
Il tutto venne collaudato in pochi minuti, perciò il professore avrebbe potuto recarsi nel suo ufficio in attesa delle ore nove, o magari prendersi una piccola pausa assaporando la freschezza e la brezza mattutina dal terrazzo dell'università. Quest'ultima opzione gli sembrò la più allettante, per cui l'uomo s'incamminò lentamente verso la meta. Non appena vi giunse, però, si accorse che non sarebbe stato solo.
La signorina McMiller stava contemplando silenziosamente lo scenario mozzafiato che si trovava dinanzi a loro. Senza proferire parola, Thomas fece lo stesso e appoggiò i propri gomiti sul balconcino, avendo cura di non far rumore. Il suo cuore, però, si rifiutava di tacere. Batteva all'impazzata in preda all'eccitazione più pura, come ben poche volte gli era successo prima di allora.
Quando era stata l'ultima volta che un'emozione così intensa pervadeva il suo corpo quasi bruciando, a poco a poco, ogni singola sinapsi del suo cervello?
Forse, quando avevano fatto l'amore per la prima volta. O forse, quando lui l'aveva baciata al Festival del Cinema. O più probabilmente, in entrambe le occasioni.
Nemmeno lui, 'integerrimo uomo tutto d'un pezzo', avrebbe saputo dirlo con certezza. Deglutendo a fatica, Thomas scrutò Jane con la coda dell'occhio, inclinando leggermente il capo voltandosi nella sua direzione. Pareva che la ragazza vivesse in un mondo tutto suo e che a nessuno fosse concesso di entrarvi per scoprirne i più intimi pensieri.
No, non poteva sopportarlo. Doveva assolutamente parlarle e sentire di nuovo quella bellissima voce rivolgersi a lui. Ma che cosa le avrebbe detto?
"Signorina McMiller..."
'L'affermazione' dell'uomo risuonò nell'aria come un eco leggero eppure profondo, e apparve più autoritaria di quanto si aspettasse. La studentessa si voltò immediatamente e il suo sguardo si posò sulle sue iridi, che la scrutavano con una forza inaudita. Il professore, comunque, non le si avvicinò, né tantomeno addolcì la sua espressione che, a tratti, appariva estremamente seria e distaccata.
"In cosa posso aiutarla, professore?" rispose Jane di rimando, incrociando le braccia e mordendosi leggermente il labbro inferiore.
Thomas sospirò, sollevato. Con sua somma sorpresa, stavolta la giovane non era fuggita e questo era già un inizio. Ma adesso... come diamine avrebbe potuto continuare quella sorta di conversazione?
"Non mi occorre nulla di particolare, signorina... Come... come sta?" continuò poi, cercando di mantenere quella 'compostezza da docente' che, se avesse potuto, avrebbe mandato letteralmente al diavolo.
"Intende dire come mi sento in questo preciso momento, oppure come mi sono sentita nel momento in cui ho scoperto che il signor Wilson sarebbe stato il mio nuovo professore?" ribatté lei, alludendo alla sua partenza da Los Angeles. "A ogni modo, non riesce proprio a immaginarlo?"
"Credo di sì..." si limitò a rispondere Hunt, studiando la sua espressione. "Sa, mi dispiace che dovrà sopportare un tipo volubile come lui."
"Davvero? Le dispiace? Non si prenda pena, professore... in fondo, ho vissuto cose ben peggiori di questa", dichiarò lei con fare neutrale.
Dopo qualche secondo di silenzio, la studentessa si avvicinò ulteriormente a lui e, in un istante, si ritrovarono l'uno accanto all'altra. Così vicini, eppure così lontani, nonché immersi nella contemplazione dello scenario paesaggistico che li circondava.
"Comunque... posso chiederle per quale motivo è tornato alla Hollywood U?"
"Stia tranquilla, tornerò a San Francisco molto presto", rispose Thomas, quasi volesse rassicurare maggiormente se stesso, piuttosto che la studentessa. "Sono tornato a Los Angeles perché il preside Cook mi ha implorato disperatamente di farlo, e io non potevo tirarmi indietro. In fondo, la Hollywood U mi ha dato davvero tanto, sia professionalmente che..."
Thomas si bloccò all'istante. Come diavolo gli stava saltando in mente di rivelarle che persino a livello sentimentale aveva avuto una gran fortuna a incontrare lei - malgrado l'amara conclusione della loro storia - ? Lei aveva un fidanzato, diamine! E lui non faceva più parte della sua vita. Avrebbe dovuto comportarsi come un perfetto sconosciuto con lei, invece... invece i due stavano parlando su quel terrazzo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"Mi scusi, non faccia caso alle mie parole..." riprese poi, scostandosi da lei. "Il viaggio deve avermi stancato parecchio..."
"Sì certo, non ne ho alcun dubbio... ma non si preoccupi", replicò la ragazza, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato.
Senza ulteriori parole, Thomas estrasse un sigaro dalla sua tasca e lo accese. Non aveva mai fumato in presenza di Jane ma sembrava che, in quel preciso momento, quel semplice gesto fosse l'unico in grado di calmare il suo forte nervosismo. Avrebbe tanto voluto abbandonarsi alla prospettiva di abbracciare quella studentessa che si trovava a pochi passi da lui e che finalmente aveva rivisto, ma il suo senso di razionalità, l'atteggiamento astioso della ragazza e l'importante promessa che aveva fatto a se stesso, gli impedivano di farlo.
"Va tutto bene?" domandò lei d'un tratto, senza pensarci troppo. Alla sua non risposta, Jane quasi si pentì di avergli di nuovo rivolto la parola. In fondo non era più affar suo. Proprio quando stava per andarsene, però, Thomas le rispose con il suo solito accento autoritario.
"Certo che va tutto bene... sono solamente un po' stanco. Tutto qui. A ogni modo..." riprese poi, voltandosi nuovamente verso di lei, "Cosa ne pensate voi studenti del signor Wilson?"
"Non ci vuole certo un genio per immaginarlo... nessuno di noi nutre una forte simpatia per lui."
L'uomo annuì, sbuffando un'altra boccata di fumo.
"Capisco. Ma dovrete farci l'abitudine..."
"Lo so", convenne lei. "Comunque, non sarà poi molto difficile... in fondo, ci si abitua a tutto. Persino alla solitudine..." concluse poi in tono duro, voltandogli le spalle.
A quelle parole, Thomas sussultò. Per quale ragione Jane aveva pronunciato quella frase? Si stava per caso rivolgendo implicitamente a lui e a quanto avevano vissuto lo scorso anno? Prima che Thomas potesse risponderle, Jane s'incamminò a passo svelto verso l'università, correndo giù per le scale. Hunt non la seguì, sebbene provasse l'istinto irrefrenabile di farlo. In fin dei conti, non poteva rivendicare alcun diritto su di lei.
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Ritrovarsi - L'Alunna e Il Professore
Romance[COMPLETA] Sono passati alcuni mesi da quando Thomas Hunt ha lasciato la città di Los Angeles per recarsi alla volta di San Francisco. Jane McMiller, nel frattempo, dopo aver trascorso le vacanze estive a Oxford, la sua città natale, è tornata alla...