Who will love you?
Who will fight?
And who will fall, far behind?La ragazza passò nuovamente i palmi sulla gonna sgualcita, seguendo le curve delle sue gambe fino alle ginocchia per poi risalire e ripetere lo stesso procedimento; la donna di fronte a lei la osservava paziente, con un mezzo sorriso sul volto.
< Allora Eveline >, cominciò quest'ultima aprendo il suo taquino e sfilando dal taschino della sua camicia celeste una penna. La ragazza alzò di scatto la testa e le sue due lunghe trecce nere oscillarono rigidamente.
< Te la senti di parlarmi oggi? >, continuò inclinando impercettibilmente la testa, ma non ricevette risposta. Eveline saettò lo sguardo sulle grandi vetrate che illuminavano la stanza. Desiderava scappare ma non ce la faceva, non se la sentiva; così si limitò ad abbassare lo sguardo.
< Immagino di no >, sospirò la donna dai capelli biondi-così biondi da sembrare quasi bianchi- e finalmente posò quella dannata penna. Per Eveline fu come ricevere una boccata di ossigeno.
Erano passati solo 27 minuti da quando Eveline era entrata in quella stanza, 27 minuti di assoluto silenzio, 27 minuti nei quali la donna di fronte a lei aveva cercato di entrarle nella testa senza riuscirci, 27 minuti nei quali Eveline aveva fatto lo stesso, riuscendoci dopo i primi 3: la signora Greender si stava sicuramente chiedendo-da un bel po' di tempo a quella parte- cosa bloccasse la sua paziente, si chiedeva quale altro metodo lei potesse utilizzare per guadagnare la sua fiducia. Eveline sorrise perchè il desiderio di darle la soluzione era scontato quanto assurdo: nessuno; non esisteva nessun metodo che la potesse far parlare. Probabilmente sarebbe stata proprio quella la cosa giusta da fare: avvisare la signora Greender, sua Zia, Meredith, i suoi docenti, che l'unica soluzione era lasciarla in pace, che avere diciassette anni non significava per forza doverseli voler vivere; tuttavia era quasi divertente, ogni martedì, perdere tempo facendo assolutamente nulla, soprattutto perchè il giorno successivo Eveline era puntualmente esonerata da qualsiasi test o interrogazione grazie a un certificato medico che la ettichettava un po' come pazza.
La donna si alzò, attirando l'attenzione della ragazzina.
< Eveline credo che possa finire qui la seduta. Perchè non torni a casa e non ci pensi un po' su? Ti farebbe bene parlare con qualcuno >, la signora Greender la congedò con un sorriso cordiale, uno di quelli che impari a rivolgere solo dopo tanta esperienza e pazienza con i matti. La ragazza dalle lunghe trecce nere finalmente diede segni di vita e annuì, alzandosi immediatamente; si incamminò verso la porta trascinando sul parquet chiaro le converse bianche ed uscì.
***
Meredith la osservava dondolarsi sull'altalena vicino alla sua, era silenziosa, quasi più del solito e la cosa la spaventava.
< Non hai ancora detto nulla alla tua psicologa, vero? > Domandò la ragazza dai capelli biondo cenere, sospirando. Eveline puntò i piedi sul terriccio umido, fermando il suo dondolio e scosse la testa.
< Beh dovresti. Tua Zia paga l'ira di Dio per mandarti lì >
Eve sbuffò: non le piaceva quando Meredith si impicciava negli affari di famiglia.
L'amica comprese al volo, semplicemente osservandola: il naso di Eveline si arricciò, la bocca si tese in una linea sottilissima e gli occhi divennero due fessure.
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Wreck || Ashton Irwin
FanfictionHa l'impulso di distruggere tutto ciò che ama prima che esso distrugga lui. E lui la ama da morire.