Tutto è destinato a finire.
Così diceva sempre Jaylin, la nonna di Sheyla, e così ribadì anche al funerale dei genitori.
3 Giugno 2012.
Un incidente in auto, Kate e Louis Smith, i due coniugi si erano regalati una vacanza per riposarsi un po' e rompere la routine del lavoro che tanto causava stress a loro e al resto della famiglia.
Kate Anna Smith, lavorava presso la guardia di finanza in Ohio a Cleveland;
Sorella minore di 3 fratelli;
Robusta e alta, capelli neri, occhi castani;
27 anni e una passione per l'arte.
Louis Junior Smith, lavorava presso il carcere di Cleveland come guardia giurata;
Figlio unico;
Promessa stella del basket ma tagliato fuori dopo un grave infortunio al polso;
29 anni, alto e muscoloso.
Entrambi sacrificavano molto se stessi e la famiglia per il loro lavoro, una vacanza sarebbe stata l'ideale e nonostante i 1996km, erano decisi ad andare a Miami e far avverare un loro desiderio. Mai avrebbero pensato che lungo la I-81, dopo essersi lasciati alle spalle la Virginia, un camion fuori controllo li prendesse in pieno sottraendo loro la vita.
Guardando la foto sopra la lapide, la giovane Sheyla rievocò il momento in cui fu stata scattata, al suo nono compleanno, le regalarono una polaroid ed estasiata fece sedere i genitori per terra, sotto la pianta di nocciolo in cortile e senza far togliere loro i cappellini da festa premette il tasto e scattò la foto.
Ma ora, una sola lacrima le scorreva lungo il viso, scese lungo la guancia, oltrepassò la fossetta, continuò il suo percorso lungo il profilo per poi abbandonare la pelle e ricadere sopra un esile petalo bianco delle gerbere che teneva saldamente in mano. Le campane cessarono di suonare e la piccola bambina si allontanò silenziosamente dalla tomba, la nonna anziana le tenne la mano, ora sarebbe stata con lei a vivere, aveva perso una figlia ed ora era compito suo prendersi cura della nipote e non lasciare che qualcosa le potesse accadere. In auto la piccola bambina, seduta sul sedile si interrogò sull'avvenuto, come poteva essere possibile che una ragazzina di 11 anni doveva far fronte a un lutto così pesante? Lei che ancora sentiva di aver bisogno della propria madre e del padre che la facevano sentire protetta, che erano i suoi punti di riferimento, ma ora a chi si sarebbe potuta rivolgere, l'anziana nonnina poteva anche prendersi cura di lei nel migliore dei modi, ma chi altro poteva riuscire a capirla se non la propria madre? Come avrebbe fatto ora ad andare avanti, ad affrontare le problematiche che ai suoi occhi apparivano così grandi e la intimorivano?
No, non si sentiva pronta, questa era un'ingiustizia, una crudeltà, ma che cosa poteva farci ora se non lasciare scorrere il tempo portando con sé la tristezza ed il senso di abbandono...
7 giugno 2019
-Sheyla aspetta- sento la voce di Renee Murphy chiamarmi tra la folla di studenti che abbandonano festeggiando i cancelli della scuola.
-Shey aspetta non andartene ti va di rimanere con noi a mangiare?- la guardo e le faccio un sorriso sghembo declinando l'invito
-No Ren tranquilla, vado a casa di Lesley- mi sorride per poi baciarmi sulla guancia e salutarmi, io estraggo le mie cuffie dai pantaloncini e mi dirigo alla metropolitana. Non faccio altro che contare ogni minuto, ho voglia di rivedere la mia ragazza, così appena esco dalla metro, corro verso casa sua, suono il campanello e nell'attesa mi sistemo al meglio i capelli quando di colpo apre la porta.
-Ti stanno meglio quando sono spettinati- mi sorride per poi mettersi a ridere.
-Fottiti amore, io mi metto in ordine per te e tu non lo apprezzi- faccio la finta offesa entro in casa e lancio lo zaino per terra.
-Sempre molto signorile e graziata eh piccola?- le lancio un'occhiataccia e mi avvicino al lavandino con un bicchiere in mano, apro il rubinetto e riempio il bicchiere, inizio a bere quando Lesley mi mette le mani sul culo.
-Non fare l'offesa con me, non giocare sporco- rido beffardamente provandomi a voltare ma mi spinge contro la cucina.
-Odori di fumo, dimmi che hai fatto?-adoro quando fa la gelosa.
-Gabriela mi ha offerto una siga e abbiamo fumato insieme fuori dalla palazzina-la sua presa si fa più stretta, non le piace che qualcun'altra mi offra qualcosa.
-Non permetterti mai più- affonda i denti nella mia carne.
-Sai bene che non mi piace come ti guarda Gabriela lo sai, eppure non l'allontani lasci che ti giri attorno- porta una mano sul mio seno e lo stringe mentre mi morde avidamente il collo lasciandomi segni violacei. Con l'altra mano si infila lentamente nei pantaloni per stuzzicarmi un po' ed io appoggio la mia testa contro di lei, respiro il suo profumo più profondamente mentre sento la sua risata.
-Lei non sa farti questo effetto- decido di provocarla e controbatto.
-Lei sa fare molto altro e anche bene- le sussurro all'orecchio mentre stringe il mio seno per poi togliere la mano dai miei pantaloni.
-Sei una stronza- dice con voce sibilante mente mi libero dalla sua presa per voltami e iniziare a baciarci, le metto una mano sul fianco e una tra i capelli, la spingo sul divano per poi levargli la camicia blu notte già sbottonata che indossa e mi soffermo a guardare il suo corpo tonico e perfetto con lussuria.
-Dio mio mi fai impazzire Lesley- mi lecco le labbra e fisso i suoi occhi color mogano così misteriosi e dannatamente belli con quello scintillio dato dall'eccitazione, le sue labbra sottili e rosee mi fanno impazzire, mi mordo il labbro per poi togliere anche la mia maglietta rimanendo solo in reggiseno, mi afferra per un braccio e mi trascina in camera, quella stessa camera testimone di molte notti insonni passate ad amarci e varie riconciliazioni fatte sotto le lenzuola dopo delle discussioni, mi bacia stringendo tra i suoi denti il mio labbro inferiore per poi spingermi sul letto, sento le mani calde e sicure sul mio corpo levarmi i jeans, il desiderio mi inebria la mente facendomi perdere completamente la testa.
Mi sveglio di scatto con le lacrime agli occhi, no, non può essere di nuovo così, deve smetterla di accadere, ogni notte la stessa storia. È iniziata la tachicardia, il respiro si fa sempre più affannoso, una sensazione di soffocamento mi pervade mentre un'oppressione al petto mi fa faticare a calmarmi. Un altro attacco di panico. Cerco di stabilizzarmi il più possibile andando in cucina per bere qualcosa, mi appoggio al frigorifero cercando i tranquillizzanti prescritti dal mio psicologo Carl Lewin, una volta ingerita una pastiglia mi dirigo al bagno e mi sciacquo la faccia con acqua fredda un paio di volte, mi guardo allo specchio e maledico me stessa per pensarla ancora, è oramai un mese che ci siamo lasciate ma nonostante tutto la amo ancora, sposto lo sguardo sul mio orologio le 4:17, sospiro e inizio a spogliarmi per fare una doccia, apro l'acqua fredda e lascio che scorra lungo tutta la mia pelle, prendo lo shampoo e inizio a lavarmi i capelli e quando poi ho finito e mi sono rinfrescata chiudo il rubinetto e mi avvolgo con l'accappatoio lasciando che assorba ogni goccia di acqua depositata sulla mia pelle.
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Fight for yourself
Teen FictionSheyla imparerà a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Scoprirà di essere più di ciò che ha sempre pensato. imparerà a credere in sé stessa e capirà che ad ogni azione corrisponde una reazione, nel bene o nel male...