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La mattina del giorno dopo  Agatha decise di andare a trovare Hailey all'ospedale, la sua amica le aveva chiesto aiuto e la pregava di andare da lei il prima possibile. Quindi Agatha avvertì Jason che quel pomeriggio non ci sarebbe stata per l'allenamento. Lui sembrò un po' deluso ma capì la situazione. D'altronde aveva anche lui del lavoro da svolgere e quindi, il fatto che quel pomeriggio sarebbe stato libero dai suoi impegni con lei, poteva essere un'occasione per sbrigare tutte le sue faccende e portarsi un po' avanti in modo da essere liberissimo per i prossimi giorni e non rinunciare a nessun allenamento fissato con Agatha. La ragazza andò subito in camera sua a farsi una doccia fredda e a cambiare abbigliamento. Decise di indossare un abito stretto ma non rigido, morbido e che le ricadeva dolcemente lungo i fianchi. Era lungo fin sotto al ginocchio e senza maniche. Era di un bel colore panna con due grosse bande nere ai lati che correvano lungo tutto il vestito. Per completare la toilette indossò un paio di scarpe nere col tacco non molto alto, un paio di orecchini di brillanti e una giacchetta nera dal taglio molto elegante e sofisticata. I capelli li lasciò sciolti, casomai sarebbe servito li avrebbe legati una volta là. Erano poco più lunghi di quelli di Jason, molto più chiari e molto meno ricci, ma erano morbidi come la seta. 

Ridiscese in soggiorno pronta per andare e lì non trovò più il suo compagno d'abitazione ma un piccolo loft deserto, spoglio e triste. Jason era uscito senza salutarla. Le salì al cuore una specie di angoscia. Non riusciva a capire. A volte parevano andare d'accordo, come se fossero entrambi sulla stessa lunghezza d'onda, a volte invece, sembravano percorrere due rotte completamente diverse. Ogni volta che credeva di imparare a conoscerlo, imparare a capire il suo modo di fare e di pensare ecco che lui cambiava improvvisamente e inaspettatamente direzione e atteggiamento, di nuovo e lei, a quel punto, non sapeva più che cosa pensare. Aveva bisogno di fidarsi cecamente di lui, di potergli dire ogni minimo segreto, con la certezza che con lui sarebbero stato al sicuro, ma non poteva fidarsi di lui fino in fondo se continuava a comportarsi così e a confonderla a quel modo. Quel ragazzo la stupiva ogni giorno di più e lei non sapeva più come doversi comportare con lui, con Hailey e con tutti gli altri. Non era sicura di avere un amico al suo fianco che la sorreggesse nei momenti bui e la aiutasse in quelli più difficili dove, da sola, sicuramente non sarebbe mai riuscita ad uscirne. 

Prese in fretta e furia la sua borsa  e il cappotto nero appoggiati sull'appendiabiti all'entrata dell'abitazione e uscì sbattendo la porta. Percorse un buon pezzo di strada a testa alta in direzione del luogo dove Hailey lavorava e dove dovevano incontrarsi quando vide una figura familiare camminare eretta e a passo svelto verso il centro della città. Erano gli unici che si trovavano ancora per le strade, tutti gli altri erano già alla mercé di una giornata comandata a bacchetta dal capo supremo. Il ragazzo che Agatha stava fissando camminava sempre svelto, sempre diretto nella stessa direzione. Non dava segni di averla vista anche se l'attimo prima l'aveva fissata. La ragazza dagli occhi verdi lo seguì per un attimo fino ad arrivargli abbastanza vicino per urlare il suo nome: 

-Matthew- 

Il ragazzo parve non sentirla e proseguì dritto il suo cammino. Agatha si avvicinò un po' a lui e poi lo chiamò ancora, ma, di nuovo, lui non rispose. Allora lo raggiunse e gli si parò davanti ostruendogli il passaggio. Impossibile che lui ancora non la vedesse. Matthew si fermò un attimo, un solo attimo di esitazione, poi riprese a camminare scostandola dalla strada con una spallata e lasciandola cadere a terra. Agatha non aveva opposto resistenza e si era lasciata gettare a terra da quella spallata troppo violenta. Cosa stava succedendo a Matthew? Decise di seguirlo. Passo dopo passo. Piano, piano. Per paura che qualcuno lo stesse osservando, per paura che fosse sotto il suo controllo. Lo vide camminare senza esitazione verso quella torre che tanto le aveva messo paura fin dal primo giorno in cui l'aveva vista. La torre del potere, la torre di vetro. La residenza personale di Andrew Star e del suo consiglio di Anziani. Il luogo più importante di tutto il nuovo mondo. Lì venivano approvate leggi e condannato qualcuno a morte. Nulla sfuggiva agli addetti che lavoravano lì e quello che ti faceva spaventare ancor di più era il fatto che ti facessero credere che era la torre quella che sapeva tutto, lei quella che vedeva ogni cosa, ogni piccolo movimento, ogni minimo tradimento.  Era l'occhio del capo supremo sulla sua città. Lei tutto sapeva e tutto vedeva. Sembrava quasi un oggetto animato, a sé. 

Domani è un altro giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora