13.

4 0 0
                                    

Jason tornò all'ospedale nel pomeriggio per prendere Agatha e portarla a casa. La ragazza dagli occhi verdi era in piedi nella saletta che le era stata assegnata che lo aspettava, ansiosa di ritornare alla sua abitazione e di rivederlo dopo la dolcissima notte passata a dormire fra le sue braccia. Jason la trovò che gironzolava per la piccola stanzina, la schiena dritta, il petto infuori e le spalle larghe con uno sguardo talvolta confuso o preoccupato, talvolta pensieroso. Guardava il pavimento e intanto camminava. La mente le si riempiva con mille pensieri differenti ma al tempo stesso era anche felice, camminava per la stanzetta talvolta sorridendo talvolta tornando seria e scura in volto. Jason invece non era di ottimo umore dopo aver visto il motivo che aveva portato la sua compagna d'abitazione in ospedale. La dolcezza e la premura di quella mattina erano svanite in un lampo e il suo sguardo era ora teso e cupo. Non ci fu nessuno scambio di parole dolci tra di loro o di sguardi intensi. Jason si limitò a prendere Agatha per un braccio e a condurla fuori da lì. Lei lo fissava sbalordita e nella sua mente si chiedeva che fine avesse fatto il ragazzo tenero e sensibile di prima mattina. 

Mentre trascinava Agatha per un braccio ripensava al video e all'espressione spenta, smorta, assente di Matthew quando era sotto il controllo di Andrew Star, per poi spostarsi su quella terrorizzata di Agatha mentre osservava il cuore sanguinante nelle mani del capo supremo. Desiderava condurre la ragazza dagli occhi color smeraldo a casa nel tempo più breve possibile per raccontarle della mattinata scorsa, per dirle che era stanco di vivere così; costantemente condannato a una vita senza amore né gioia, sotto il potere di quel dittatore pazzo e crudele che controllava la sua vita, e quella di tutti gli altri, giorno dopo giorno. 

Lei lo fissavva sopraffatta da mille emozioni e sensazioni diverse. La mano di lui stringeva sempre di più sul suo braccio e lei non riusciva più a sopportare quella dolorosa morsa sulla sua carne. La stretta diventata sempre più forte e il dolore sempre più lancinante tanto che, a un certo punto, Agatha si divincolò da quella stretta riuscendo a liberarsi appena fuori dalla porta dell'ospedale. Lo guardava sbalordita come se non lo riconoscesse più, come se, nei suoi occhi blu mare intenso, non riconoscesse il ragazzo dolce e premuroso che quella notte l'aveva tenuta stretta al suo petto. Lo guardava con odio sempre crescente. Gli rivolse uno sguardo pieno di disprezzo misto però a timore e terrore. Jason ne rimase sconvolto limitandosi ad automaledirsi e a seguirla a passo di bradipo verso la loro abitazione. Si sentiva uno stupido, un vero stupido. Sentiva di non riconoscersi più nemmeno lui in quella persona che stava diventando, troppo diverso dalla sua normalità, dalla sua monotonia. Si trovava a pensare e fare cose che non gli appartenevano, che non avevano mai fatto parte del suo essere. Si sentiva come impazzito. Avrebbe dato tutto per quella ragazza, tutto quanto era in suo potere eppure, dal modo in cui l'aveva appena trattata, si chiedeva se le voleva bene veramente, cosa fosse quel tutto. Si odiava per averle fatto male. Anche lei come lui aveva sicuramente mille dubbi e mille perplessità nella testa. Il suo nuovo carattere che stava uscendo era troppo diverso, troppo discordante da quello che era prima. Stava uscendo la sua parte buona, la sua parte dolce, quello che era sulla Terra ma, il suo lato "cattivo", severo e ostile, il suo lui del nuovo mondo stava cercando di rispendirlo indietro. Di seppellirlo.

Problemi. I problemi non mancano mai. Ti seguono, ti perseguitano, poi spariscono e tu respiri e allora sei felice perché per un attimo ti senti libero senza nessun peso sul cuore e sei talmente felice da non versare più lacrime, da credere che al mondo non esista il male, sei talmente felice da vedere ogni cosa buona anche ciò che prima ti rendeva triste o infelice, da vedere belle anche le cose brutte, sei talmente felice da avere una parola buona e di conforto per tutti anche quando tu stai male, sei talmente felice da convincerti che la tua vita è bellissima e stupenda e ti ritrovi a chiederti: "Dove posso andare per stare meglio di qua? Dove la trovo una vita migliore di questa?". Ma i problemi sono sempre lì, come bestie arrabbiate e fameliche che aspettano solo il momento buono per piombarti addosso e far crollare il tuo bellissimo mondo e tutta la tua felicità, aspettano il culmine di questa tua gioia e poi cade tutto di nuovo nell'oscurità più assoluta, il tuo mondo diventa grigio, i tuoi occhi non vedono più nessun colore e ti ritrovi a chiederti: "Ma io potrò mai essere felice una volta nella vita? Sono destinato a soffrire in eterno forse? Io non sono destinato ad essere felice. Non è il mio futuro. " Ecco. Questa era la verità. Era quello che Agatha pensava tutti i giorni, quando ancora era sulla Terra. Forse era la sua inadeguatezza rispetto al gruppo di amici che si era scelta, forse era il suo modo di vestire, forse era la sua intelligenza, forse era stato fidarsi di Jason. La sua felicità era sempre stata passeggera, sempre. Ogni volta che le spuntava un sorriso sul viso non durava poco più di due settimane e poi tutto ripiombava in quell'incubo di amarezza e tristezza. Era questa la sua vita: momenti di gioia, momenti vittoriosi alternati a momenti di enorme tristezza e di insormontabili sconfitte.

Domani è un altro giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora