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Le stelle sembrano accompagnare il cammino di ogni viaggiatore, per un piccolo o un grande viaggio, in nave, in aereo, in macchina o a piedi. Stanno lì, nel cielo, ferme e ti osservano. Osservano i tuoi movimenti, i tuoi spostamenti e saranno sempre le compagne di viaggio migliori che tu possa avere. Silenziose e bellissime. Ascolteranno i tuoi pensieri, ti terranno compagnia quando sarai solo in un mare di gente che non ti capisce, loro invece ti capiranno e ti comprenderanno; sempre. Non ti tradiranno mai, perché esse esistono da millenni, quando le cercherai loro saranno sempre lì, ad aspettarti, ad ascoltarti, a portare via in silenzio i tuoi pensieri e far sì che essi si perdano nella notte, che nessun'altro oltre a loro sia in grado di sentirli. Quando ti sentirai perso, quando non avrai più un'amico su cui contare, quando il mondo sembrerà crollarti addosso ricordati sempre che loro sono lì, loro saranno sempre lì, ferme nello stesso punto dov'erano la notte prima, per ascoltarti, per farti sentire meno solo. Ti basterà alzare gli occhi e quando le vedrai, così belle, così luminose, capirai di non essere più solo, capirai invece che sei nel preciso luogo dove vorresti essere e magari chissà, l'amico perduto o forse l'amore che devi ancora incontrare sarà lì, come te a guardare le stelle e sentirà il messaggio che vorresti fosse indirizzato a loro. Se solo ogni tanto avessimo davvero il coraggio per alzare lo sguardo e parlare con le stelle, senza indugi, senza vergogna, senza preoccuparci della gente intorno a noi. Salire sul tetto di casa e parlare con le stelle. Donare tutti i nostri pensieri, tutti i nostri problemi a loro e sperare che un giorno ci tornino indietro con una risposta e capire finalmente di non essere matti.

Agatha e Jason erano appena usciti dall'abitazione dei loro amici e si diressero verso la loro camminando a passo lento e a braccetto per le vie del nuovo mondo. Ma Jason non era ancora stanco, non voleva rientrare così presto. Voleva farle vedere un posto stupendo. Solo lui ne conosceva l'esistenza ed era un luogo che amava visitare quando si sentiva solo, perso o semplicemente triste.

-Lo vuoi vedere un bel posto?-

-Si- esclamò Agatha tutta contenta all'idea.

Jason la prese per mano e la trascinò dietro di sè. Camminarono per circa una mezz'ora fino ad arrivare sul vertice di una collinetta al confine con le mura del nuovo mondo. Da lì si vedeva tutta la città e, anche quello che c'era fuori dalle mura altissime. Agatha si guardava in giro meravigliata. Guardò per prima la città. Da lì, la torre di vetro sembrava ancora più alta. Nemmeno da lassù poté vederne la fine. Vide la sua abitazione, quella di Hailey, l'ospedale. Era uno spettacolo da lì. Tutta illuminata da lampioni che emanavano una sottile luce blu. Le luci fuori dalle case che attiravano dei piccoli esserini. Gli alberi erano tutti luminosi. Emanavano la stessa luce dei lampioni. Si soffermò ancora un momento ad ammirare la città illuminata. Poi voltò il suo sguardo fuori dalle mura. Non si vedeva chiaramente quello che c'era fuori. Ad Agatha sembrava che non ci fosse nulla, solo un'immensa distesa di rocce e piccolissimi arbusti o forse nemmeno quello. L'unica cosa che riusciva a vedere là fuori era un deserto, un deserto fatto di rocce. Solo in quel momento notò un sottilissimo vetro che partiva dalle mura che racchiudevano al loro interno la città. Quel vetro andava a formare una cupola. Era come stare dentro a una palla di vetro. La città era rinchiusa davvero dentro una palla di vetro e sormontata da enormi mura. Si chiese perché. Guardò di nuovo oltre le alte mura, non c'era nulla fuori, né una strada, né un albero. Nulla. Cominciarono a farsi strada nella sua testa una moltitudine di ipotesi su cosa ci fosse realmente là fuori. Ipotesi che ovviamente non avevano fondamenta. Si voltò di nuovo a guardare quello che veramente era il nuovo mondo, cioè tutto ciò che era dentro i limiti di quelle altissima mura. Solo una città. Fuori non c'era nulla, né vita né aria. 

Agatha era assorta nei suoi pensieri e Jason lo notò. A quel punto allora le prese la mano e la condusse con sé. Passeggiarono per un po' fino ad arrivare a un burrone lungo un fianco della montagna. Jason si lasciò scivolare giù per quel fianco della collina fino ad arrivare ad un prato. Non si era fatto nulla , notò la ragazza. Il prato era buio, in una vallata tra due colline. Agatha lo imitò e quando le fu vicina vide che il prato era ancora più buio di quanto visto prima dalla cima della collinetta, ma più in là pieno di fiori chiusi e con i petali rivolti verso il basso. Jason le porse la mano e la ragazza l'accettò. Passeggiarono tranquillamente mano nella mano per un po' fino a raggiungere il campo pieni di fiori più in là. A quel punto il ragazzo si girò a guardare la sua compagna d'abitazione. Sembrava spaventata e spaesata, c'era buio pesto là sotto e l'erba era umida. Agatha aveva paura del buio e i suoi piedi, racchiusi nei deliziosi sandali, erano bagnati così come il suo vestito. Vide il sorriso di Jason e si quietò un attimo. Poi egli si rivolse di nuovo verso il campo e toccò con la mano libera i petali di uno dei fiori. I suoi petali si rivolsero verso l'alto, verso il cielo ed esso si aprì in un fascio di luce immensa e calda. La luce illuminò il volto dei due giovani che ridevano di gioia. Agatha toccò i petali di un altro fiore, lasciando la mano del compagno d'abitazione. Anche questo rivolse i suoi petali verso l'alto e si aprì come il primo emanando anch'egli quella luce abbagliante e meravigliosa. Agatha tenne il fiore tra le mani e sorrise. La luce le irradiava il viso , gli occhi chiari, i capelli castani, la pelle abbronzata e i denti bianchi. Jason la guardava con un largo sorriso in faccia e gli occhi di una persona che ammiravano la cosa più bella del mondo, la cosa più bella che egli avesse mai visto. E in un certo senso era vero. Agatha era stupenda, con quel fiore tra le mani, con la luce che le colpiva il viso e con quel vestito lungo che le calzava a pennello e le disegnava le forme del suo corpo. Era davvero la cosa più bella che Jason avesse mai visto e, vederla sorridere, gli riempiva il cuore di gioia. Avrebbe voluto vederla sempre così felice. Invece quel mondo portava solo tristezza sul viso di quella ragazza. Avrebbe voluto immortalarla così, col sorriso sulle labbra e potersela ricordare per sempre.

Domani è un altro giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora