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you reminded me of a baby bunny, so cute.

Jungkook si stava precipitando giù per le scale quando sentì una mano prendergli il polso e costringerlo a fermarsi bruscamente. Si girò e vide Seokjin fissarlo con occhi confusi. 

“Sembra che tu abbia fretta. Va tutto bene?”

Jungkook fece una risatina nervosa tirando via il polso da quello del fratello e si massaggiò il retro del collo imbarazzato.

“Si hyung. Ho detto a Jimin che ci saremmo incontrati dopo lezione. Ha il giorno libero oggi a quanto pare.”

Seokjin guardò il fratello minore correre giù per le scale eccitato con un leggero sorriso sul volto. Un tocco caldo sul suo fondoschiena lo fece sorridere ancora di più. Si girò, circondando con le braccia il collo del suo ragazzo e nascondendogli il viso nella piega del collo.

“Ha ancora il colore sulle mani Joonie. E ha la maglia sporca. Probabilmente si è schizzato tutto il colore addosso, Dio.” Namjoon rise mentre Seokjin sorrise sulla sua spalla. “E’ ancora un bambino.”

“Gli vuoi così tanto bene,” sussurrò Namjoon, accarezzando la testa di Seokjin affettuosamente. 

“Certo che gli voglio bene. E’ il mio fratellino.”

Seokjin sospirò pensando alla prima volta in cui i suoi genitori avevano portato Jungkook a casa.  Il ragazzino aveva a malapena sei anni. All’inizio Seokjin aveva odiato l’idea di un altro ragazzino in casa dato che Jungkook sembrava attirare in qualche modo l’attenzione di tutti. Il bambino era carino e gentile, e tutti i vicini lo adoravano. Ma col passare del tempo Seokjin aveva imparato ad amare ogni cosa del ragazzino che era cresciuto con lui.

Quando Seokjin era alle scuola superiori ed era preda della rabbia adolescenziale e dello stress, la sola presenza di Jungkook lo aveva salvato. Il ragazzino si impegnava così tanto per tirarlo su nei modi più stupidi che, qualunque cosa Seokjin avesse, alla fine finiva sempre per ridere. Jungkook non l’aveva mai lasciato annegare nella sua stessa tristezza nemmeno per un giorno.

“E’ un bravo ragazzo,” Seokjin guardò Namjoon con gli occhi che brillavano. “Vorrei solo che smettesse di fumare Joon-ah. Ho paura.”

Namjoon si chinò per un bacio veloce prima di tracciare dei cerchi rassicuranti sulla schiena del suo ragazzo. “Andrà tutto bene Jin. Magari questo ragazzo, Jimin, cambierà Jungkook in meglio.”

Jungkook non era minimamente preoccupato del suo aspetto quando entrò nell’ambiente pieno di aria condizionata del ristorante dove doveva incontrare Jimin. Era una piccola tavola calda molto carina con un menù economico che gli studenti si potevano permettere tranquillamente. Jimin fu facilissimo da trovare, col naso su un libro e le sopracciglia corrugate mentre contre una penna correva rapidamente tra le pagine. Jungkook raggiunse il tavolo e si buttò a sedere di fronte al ragazzo.

“Porti gli occhiali?”

Jimin saltò leggermente sulla sedia portandosi una mano sul cuore e alzò gli occhi su Jungkook. Jungkook aveva voglia di scattargli una foto e fissarla per il resto della vita. Oh Jimin era così mozzafiato con gli occhiali.

“Solo quando leggo per molto,” disse Jimin sussultando e la sua voce calmò immediatamente ogni singolo nervo di Jungkook. “Scusami, non ti avevo visto arrivare.” Gli occhi di Jimin si spostarono da quelli di Jungkook alla mano con la quale si grattava il naso e sorrise leggermente alla vista dei residui di pittura asciutta sulle mani del ragazzo.

“Fuori è caldo. Come fai a vivere con delle giacche del genere?” Jungkook alzò la testa per guardare Jimin e sul suo viso comparve un’espressione accigliata quando notò che le guance di Jimin erano più rosse del solito e i suoi occhi sembravano stanchi. “Aspetta, hai detto che oggi non lavori giusto? Jimin, stai male?”

Jimin sorrise, infilando il quaderno e la penna nello zaino. “Solo un raffreddore, non preoccuparti.”

“Mangia qualcosa di caldo e rilassante. L’altro giorno non hai detto che ti piace la zuppa di noodles al pollo?”

Jimin guardò silenziosamente Jungkook che chiamò il cameriere e ordinò, chiedendo acqua liscia per Jimin invece che frizzante. Quando portarono il cibo sul tavolo, Jungkook si assicurò di servire Jimin e di passargli le bacchette prima di prendere le sue. Jimin sorrise tra sé mentre soffiava sul cucchiaio di zuppa prima di bere. 

“E’ buonissima,” disse con la bocca piena, osservando Jungkook che aveva la bocca piena di carne. I suoi occhi erano leggermente dilatati; il cucchiaio era a metà strada per la sua bocca quando si fermò e guardò Jimin. Jimin allargò inconsciamente il sorriso, gli occhi sparirono in mezzelune e le guance rosse si alzarono. Rise quando Jungkook sembrava un cucciolo smarrito.

“Oh Jungkookie.” sospirò Jimin e a quel punto Jungkook si strozzò con la carne che aveva in bocca. “Sei così carino. Come un coniglietto.”

Jungkook dimenticò come si mastica. Sbatté gli occhi guardando Jimin e ingoiò direttamente la carne, finendo per tossire mentre gli andava di traverso e bevve di corsa un bicchiere d’acqua. Jimin ora rideva fragorosamente, piegandosi in avanti con tutto il corpo con una mano sulla bocca, gli occhi ormai ridotti a delle semplici linee sul suo volto.

“Porca troia,” imprecò Jungkook, colpendosi una volta la testa e guardando di nuovo Jimin. Il ragazzo ora stava cercando di ricomporsi schiaffeggiandosi la guancia più forte che poteva. Jungkook allungò la mano e prese il polso di Jimin per impedirgli di continuare a farlo. “Hey non farlo.”

Jimin guardò Jungkook e scoppiò di nuovo a ridere per via dei capelli arruffati del ragazzo, le guance gonfie e la maglia coperta di pittura. “S-scusami. Oddio. Era da una vita che non ridevo così tanto.”

Jimin finalmente si calmò e cominciò a parlare a Jungkook delle sua lezioni di danza quando gli occhi dell’altro videro qualcuno che al momento non volevano vedere. Jungkook guardò fisso Daehoon che stava nella biblioteca di fronte con un sorrisetto odioso in faccia, gli occhi erano posati su Jimin con cattive intenzioni.

“E’ meraviglioso per me. Voglio dire, fa male avere i piedi costantemente pieni di vesciche e lividi ma il brivido di esibirmi mi fa sentire vivo. E’ come se mentre eseguo una piroetta o volteggio nell’aria nessuno possa ferirmi. E’ il mio mondo.” Jimin smise di parlare quando si accorse che Jungkook sembrava molto distratto, quasi infastidito. “Jungkook-ah, ti sto annoiando?”

Gli occhi di Jungkook scattarono su Jimin quando sentì il suo nome e scosse immediatamente la testa. “No, no, merda, scusami. Pensavo solo a un po’ di roba per il college. Questa settimana è davvero stressante. Scusami.”

Jimin sorrise, scuotendo la testa. “E’ tutto okay. Ci riuscirai, non preoccuparti. Assicurati solo di mangiare e di stare bene.”

Jungkook strinse i pugni sotto il tavolo. Jimin era così puro e innocente. Daehoon non l’avrebbe passata liscia se avesse osato torcere anche un solo capello a Jimin.

strawberries and cigarettes // jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora