•Chapter 4•

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Mi svegliai alle 6.46 come al solito dopo una notte non del tutto piacevole con quei lampi e tuoni.Mi vestii con leggins neri,una maglia bianca con scritto sopra in blu 'beside you', e una larga felpa senza cerniera color bordeaux.per poi andare in cucina, i miei genitori erano già fuori casa per lavoro.Mangiai la mia solita merendina con il solito succo alla pera.Tornai al piano superiore per recarmi al bagno, mi truccai con un filo di eye-liner e mascara lasciando le labbra naturali.Scesi con lo zaino al piano di sotto e mentre mi stavo sedendo per aspettare altri 5 minuti, il suono del campanello mi fece sobbalzare.aprii la porta trovandomi... "Fletcher?" Chiesi perplessa

"Ehm ciao Marie" mi salutò leggermente imbarazzato

"Che ci fai qui" chiesi ancora con la stessa espressione perplessa

"Volevo accompagnarti a scuola se per te va bene"

"Oh perfetto" risposi entusiasta. Rientrai per prendere lo zaino e le chiavi di casa.Quando uscii lo vidi sorridere con tra le dite una sigaretta. Stranamente solo dopo molto tempo se la portò alle labbra e la staccò subito notando che io lo guardavo intensamente. "Non fumi vero?" Mi chiese distrattamente

"Oh no, ne ho fumata una qualche anno fa ma non successe mai più"

"Perché mi guardi come se maneggiassi un pugnale?"

"Perché in un certo senso lo è" dichiarai

"Hai fottutamente ragione" disse gettandola fortemente a terra e strofinandosi metà viso con la possente mano.

"È vero ma non è una cosa poi così grave Ashton" cercai di tranquillizarlo ma non rispose.

"Ash?"

"Va tutto bene?"

Non rispose e si girò verso un muretto per poi sedercisi sopra, poggiando i gomiti sulle ginocchia scoperte e le mani che gli ricoprivano il viso.

"Ok Ashton, non ho la minima idea di cosa ti stai succedendo, ma sappi che io sono qua e se hai bisogno ci sono"

Dopo che finii,lo sentii emettere uno di quei gemiti che emettono le persone che piangono e come loro Ashton Fletcher Irwin stava piangendo.

"Hei, va tutto bene" cercai di calmarlo accarezzandogli la schiena.Stavo bene per la sua presenza ma non lo capivo, stavo male perché lui piangeva ma non lo capivo.Lui si avventò su di me abbracciandomi e continuò a piangere animatamente sulla mia spalla.Capì che i miei occhi lasciarono una lacrima sul mio viso e si staccò velocemente ancora con il viso bagnato.che era bellissimo ancora non lo comprendevo,ma metteva angoscia vederlo stare male."perché piangi?" Mi chiese come se lui non avesse mai pianto in vita sua anche se lo aveva appena fatto."non lo so" dissi sorridendo e anche lui lo fece."su andiamo a scuola" disse "oh no, noi non ci andremo" dissi sicura e così ci alzammo e camminammo verso il centro di Sydney attraverso una strada molto isolata."grazie" espresse tra i nostri silenzi pieni."e di cosa?" Chiesi io."nessuno mi ha mai abbracciato mentre piangevo, Cal Luke e Mike mi avrebbero lasciato in mezzo a una strada scocciati.Piango spesso e nessuno vuole e vorrà mai consolare un povero cretino che piange dalla mattina alla sera, non dimostro di essere un uomo così, per questo mi chiamano poppante" disse il tutto lentamente, colpendo nel segno, lasciando quel dolore sprezzante...

"Oh, bhè,io non la penso così. Uomo non vuol dire senza sentimenti.Anzi, non sopporterei stare con un ammasso di ossa capace solo di formulare roba senza senso. E non pensavo che i tuoi amici fossero così superficiali, perché lo sono, ma dico,chi lascia il proprio migliore amico in mezzo alla strada piangere?!" dissi tutto di un fiato.Mi abbracciò e non per sfogare la sua angoscia ma per confortarsi.Io lo assecondai, era così bello stare tra le sue braccia muscolose e grandi.Mi avvolgevano dolcemente scaldandomi, sarei stata lì una vita.Quando si staccò ci sorridemmo e fui ancora più contenta quando notai che nessuna lacrima si permetteva più di rigare i suoi sinuosi lineamenti.Entrammo in un bar con le pareti in legno scuro, era poco luminoso, di certo non faceva i milioni ma capii che ad entrambi piaceva.Quando arrivò la cameriera:

"Per me una cioccolata calda con panna grazie" sorrisi

"E per te?" Chiese educatamente la cameriera rivolgendosi ad Ashton

"Oh, per me niente gra-"

"Due cioccolate con panna per favore" lo interruppi.

"Chanel non ho soldi" disse quando la cameriera se ne andò.

"Io sì però"

"I ragazzi dovrebbero offrire" disse ridacchiando silenziosamente

"Allora saremo l eccezione che conferma la regola" dissi sorridendogli.

Nel giro di pochi minuti le tazze fumanti erano servite.

"Ash, non ti chiedo spiegazioni, sappi solo che se vuoi sfogarti sarò il tuo sacco da box"

"Per fortuna che ci sei tu...

...

...

Tre anni fa.Ero a scuola.Ero anche abbastanza bravo.Quel giorno ero particolarmente felice.Abitavo a Melbourne ma lontano dalla scuola e lontano da qualsiasi fermata dell' autobus così aspettai mio padre.Passarono 20 minuti e il telefono squillava e squillava ma nessuno rispondeva.Quando ormai avevo perso le speranze il mio telefono squillò, così risposi al numero di mio padre..."

"Ashton se non-"

"No chanel, devo.Così risposi, non era mio padre era un operatore dell ospedale e mi chiese che ruolo rappresentavo per l uomo trovato.Ero abbastanza importante ma l ospedale era irraggiungibile così dopo essere andato a casa di Cal a pensare e ripensare mi richiamarono dicendomi 'Salve signor Irwin siamo dispiaciuti di riferirle che suo padre è deceduto'" ash si cacciò a piangere così mi sedetti vicino a lui abbracciandolo."ash continuerai quando ti sentirai pronto" gli sussurrai dispiaciuta come poche persone sanno essere.E naturalmente capii che l attuale signor Irwin non era il padre di Ashton.Così lasciai la banconota sul tavolino anche se avevo messo più soldi del dovuto ma non me ne fregava perché avevo un Fletcher distrutto psicologicamente e moralmente da salvare.L idea non mi dispiacque.Lo trascinai correndo tenendolo per mano sotto la pioggia mentre lui mi stava dietro ancora un po scosso.Gli strinsi di più le dita tra le mie e poco dopo inciampai cadendo e lui inciampò sui miei lacci dei Dr. Martines cadendo su di me.Eravamo petto contro petto, occhi su occhi su occhi.Risi.Lui rimase a bocca socchiusa.Smisi di ridere e ci fissammo per una manciata di minuti anche se dire che sembravano centesimi di secondo era dire poco.Ci riportò sul mondo reale un tredicenne che fischiava per la nostra posizione inusuale.Spostammo lo sguardo verso di lui che cominciò a ridere così Ashton si alzò e si mise a rincorrerlo mentre io ridevo ancora sdraiata come a godermi un film.

.Amo il suo peggior difetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora