Chimica

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Lunedì ore 11:58, 15 settembre 2014


La mattinata scolastica di Hope finì con la lezione di chimica della professoressa Giustango che aveva somministrato all'intera classe un compito a sorpresa sul programma svolto l'anno precedente.

Hope non aveva fatto molto di chimica nel suo vecchio liceo a causa della discontinuità dei professori che, un giorno sì e l'altro pure, cambiavano di continuo. Ogni due o tre giorni si presentava in classe un nuovo professore che faceva sempre le solite cose, ormai i ragazzi erano abituati a quell'andazzo e si erano messi il cuore in pace: quell'anno non avrebbero imparato assolutamente nulla di quella materia.

Nonostante la scarsa preparazione Hope riuscì a non consegnare in bianco, le domande erano per lo più a crocette e si poteva tranquillamente rispondere seguendo un ragionamento logico o andando per esclusione.

La campanella suonò segnando la fine delle lezioni, si sentì un rumore sommesso provenire dall'androne delle scale e un vociare vivace di studenti che finalmente tornavano alle proprie case. Hope ripose con cura l'astuccio e gli occhiali dentro lo zaino ed uscì dall'aula, seguita da Maria Vittoria e Marianna che non l'avevano lasciata sola nemmeno per un secondo quella mattina.

"Ciao Hope! A domani!" disse la mora salendo sulla sua bicicletta color rame e attraversando la strada. Hope la salutò con un cenno della mano e si avviò verso la fermata dell'autobus, c'era ancora abbastanza caldo nonostante fosse settembre inoltrato e la luce del sole filtrava dai rami quasi spogli del lungo viale alberato.

"Quale prendi?" chiese ad un tratto Maria Vittoria guardando il tabellone elettronico della pensilina che segnava orari e destinazioni dei vari autobus.

"Il 17 se è in orario altrimenti il 16"

"Davvero? Anche io! Ci sediamo vicine"

Hope annuì distrattamente, prese il telefono dalla tasca posteriore dei suoi jeans e controllò le notifiche. Una in particolare attirò la sua attenzione, un messaggio whatsapp che aspettava ormai da un paio di mesi. Non sapeva come comportarsi con il mittente di quel messaggio; decise di non aprirlo e di leggerlo a casa, con calma.

"Hope c'è il 17!" la voce della rossa la riportò alla realtà, ripose il telefono nei jeans e si avviarono sull'autobus. Fortunatamente trovarono subito posto e si sedettero, Hope voleva solo mettersi le cuffie ed ascoltare un po' di musica ma la sua nuova compagna di banco iniziò a farle qualche domanda. Maria Vittoria voleva solo sapere qualcosa di più sul conto di quella ragazza dagli occhi azzurri e tristi, dopotutto erano comunque compagne di classe e le premeva capire se Hope fosse una persona di cui fidarsi ciecamente o meno.

"Dove abiti?" chiese la rossa inclinando leggermente la testa di lato.

"Via Rabitti, la seconda casa sulla sinistra"

"Quella azzurra con i pannelli solari sul tetto?"

"No, quella è la casa del mio vicino. La mia è quella bianca, l'ultima in fondo alla via con le porcilaie e le stalle. Dietro c'è anche un campo abbastanza grande"

"Ho capito! Abitiamo vicine allora! Se vuoi qualche pomeriggio possiamo fare matematica insieme"

"Volentieri. E tu dove abiti?" Hope sorrise e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Via Isacci, la parallela di via Rabitti" rispose con la sua solita voce squillante la rossa. Tra una chiacchiera e l'altra l'autobus arrivò alla fermata delle ragazze che scesero e si salutarono dandosi appuntamento per la mattina successiva.

Hope camminò fino in fondo alla via, aprì il cancellino di ferro battuto e percorse il breve vialetto che la separava dalla porta di casa, infilò la chiave nella serratura e, una volta entrata, buttò a terra lo zaino.

3^A LSSA: un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora