Aerobico

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Lunedì ore 13:50, 6 ottobre 2014


"Sacca: palette, pull, elastico, pinne e boccaglio. Scarpe, canotta e pantaloncini. Palline, rullo e banda. Cuffia, occhialini, borraccia. Asciugamani per la doccia e i capelli, tappetino e shampoo. Ho tutto? La tavoletta!" questo pensava Hope mentre si stava finendo di preparare per affrontare il primo di una lunga serie di allenamenti in piscina.

Era ormai arrivato ottobre e con lui la routine di Hope fatta di allenamenti e studio, poco tempo libero e tanti weekend impegnati tra gare e manifestazioni nazionali e internazionali. Era il suo primo giorno di allenamento e, nonostante l'appuntamento fosse alle 14:30 nella piscina del centro sportivo comunale, lei era già pronta con lo zaino in spalla ad aspettare l'autobus con le cuffiette ben calcate nelle orecchie e la musica che andava. Aveva pranzato in fretta e aveva deciso di indossare il suo costume preferito, le dava una bella sensazione cominciare il primo allenamento della stagione con quel costume, pensava che se avesse iniziato con quello sicuramente tutto l'anno sarebbe andato bene. Prese l'autobus e trovò subito posto, si sedette vicino al finestrino e si mise a guardare fuori.

Come sarebbero stati i suoi nuovi compagni di squadra? Si sarebbe trovata bene? E l'allenatore? Il preparatore atletico? Il nutrizionista? Le avrebbe sicuramente cambiato dieta. Ci saranno più ragazze o ragazzi? Si faranno staffette? E gli spogliatoi come saranno? Colorati e accoglienti o freddi e monocromatici? Hope si faceva un sacco di domande e non si accorse di essere arrivata davanti a quella che d'ora in poi sarebbe stata la sua seconda casa. Attraversò di corsa la strada stando attenta a non farsi investire dalle macchine che sfrecciavano impazzite, probabilmente le persone alla guida erano tutte indaffarate a ritornare in ufficio dopo la pausa pranzo. Si trovò davanti all'entrata del grande centro sportivo, da fuori era riconoscibile solo per l'insegna colorata su cui campeggiava la scritta "Centro Sportivo A. Schiantarelli - Piscina - Palestra - Fitness". Prima dell'ingresso effettivo dell'edificio c'era una una piccola veranda sotto cui erano sistemati un paio di tavoli rotondi di vetro e ferro battuto e alcune sedie di plastica, a sinistra c'era un bar pieno di ragazzi, bambini, nonni e genitori.

Hope fissò la facciata per qualche secondo poi fece un grande sospiro ed entrò con la testa bassa, lo zaino sulle spalle e la sacca degli attrezzi stretta nella mano sinistra. Spinse la porta con il maniglione antipanico e subito l'odore pungente di cloro le invase le narici. Sorrise. Era odore di casa.

"Posso aiutarti?" chiese una donna dai capelli castani che era seduta dietro il bancone sistemato proprio di fronte ad Hope.

"Ehm... Sì..." rispose timidamente la ragazza iniziando a giocherellare nervosamente con i lacci della felpa che sbucavano dal giubbotto.

"Dimmi tutto! Di cosa hai bisogno?" chiese nuovamente la donna, questa volta accennando un sorriso e sporgendosi dal bancone della reception.

"Ecco io... Sono Hope Flamini e dovrei iniziare oggi gli allenamenti con la squadra agonistica" disse tutto d'un fiato la ragazza lasciando perdere i lacci della felpa e andando a torturarsi le mani che stavano iniziando a sudare.

"Intendi dire... Quella Hope Flamini?" gli occhi della donna si illuminarono e fece un gran sorriso. Hope annuì tremendamente imbarazzata e abbozzò un sorriso.

"Che emozione! Piacere io sono Pamela! Gli altri ragazzi ancora non sono arrivati ma c'è già Amilcare! Vieni te lo presento!"

Hope fece una faccia confusa, il suo allenatore non doveva essere un ragazzo giovane?

"Ehm... Pamela, giusto? Si chiama Amilcare?" chiese sentendo il viso andarle a fuoco.

"Sì certo! Amilcare Predon!" esclamò la donna facendo strada ad Hope, salirono una rampa di scale situata alla destra della reception ed arrivarono ad un ufficio molto luminoso con un'ampia scrivania. Alle pareti laterali centinaia di foto e articoli riguardanti il signor Amilcare Predon; appena si entrava in quell'ufficio la cosa che colpiva di più era la parete retrostante la scrivania che era costituita da cinque grandi vetrate che davano sulla piscina interna del centro sportivo. Hope rimase incantata a quella visione e, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò ad un palmo di naso dalla grande vetrata mentre fissava estasiata la piscina.

Una distesa di acqua incredibile si allargava sotto di lei, dieci corsie e i blocchetti di partenza di nuova generazione, alle corsie laterali erano addirittura stati montati gli spoiler per le partenze a dorso. Hope odiava quei dispositivi poiché più di una volta quando li aveva provati era scivolata e si era trovata con il device sbattuto in pieno volto.

"Hope? Ci sei?" chiese Pamela picchiettandole la spalla. La ragazza si riscosse come se si fosse appena svegliata e si girò verso la donna che le sorrideva dolcemente.

Era una bella donna la signora Pamela, aveva circa una trentina d'anni, gli occhi grandi e marroni ed era sempre gentile e cortese con tutti, anche con i clienti più scorbutici e maleducati o con quelli che la importunavano. Viveva da qualche anno con il suo compagno che lavorava anche lui nel centro sportivo come assistente bagnanti ed era benvoluto da tutti, specie dai ragazzi della squadra agonistica che lo consideravano un loro compagno di squadra. E infatti Andrea - questo il nome del compagno di Pamela - era stato un discreto nuotatore a livello nazionale e sosteneva i ragazzi della squadra, era la loro mascotte e li andava sempre a vedere a tutte le manifestazioni, che fossero gare di passaggio o campionati italiani.

"Sì scusami. Mi ero incantata a guardare la piscina, è molto grande..."

"E non vedi l'ora di cominciare eh?" un uomo sulla trentina fece il suo ingresso nell'ufficio, Pamela si congedò e l'uomo fece segno ad Hope di sedersi sulla poltroncina posta davanti la scrivania.

"Hope, che piacere conoscerti. Bolognesi mi ha parlato benissimo di te e i tuoi risultati poi parlano per te" disse l'uomo "ad ogni modo devi sapere che qui ti allenerai per la maggior parte da sola, i miei ragazzi non sono ai tuoi livelli e tu per loro sei vista come un modello, uno stimolo. Diciamo che per i più piccoli potresti essere un ottimo esempio!" esclamò sorridendo.

Hope rimase senza parole e sgranò gli occhi, come poteva lei essere un esempio per dei bambini più piccoli?

"Sì va bene, mi aveva detto che sei di poche parole. Dunque vediamo... Cosa credi che faremo oggi in acqua?"

"Considerando che ho nuotato fino a metà agosto e che sono stata ferma nemmeno un mese penso che la soluzione migliore sia ripresa delle distanze e aerobico e poi man mano ripresa dei volumi e passo" rispose Hope aggrottando le sopracciglia.

"Esattamente! Allora sei pronta?" chiese di nuovo Amilcare. La ragazza annuì e fece un lieve sorriso.

"Benissimo! Appena scendi le scale sulla destra trovi il corridoio e in fondo ci sono gli spogliatoi. Le ragazze dovrebbero già essere arrivate" disse l'uomo sorridendole e prendendo da un cassetto della scrivania un paio di cronometri legati tra loro.

Hope scese i gradini di granito scuro velocemente, sembrava quasi che volasse a due metri da terra tanto che non si accorse della piccola folla di bambini e ragazzi che si era creata davanti all'ingresso del centro sportivo e che stavano bisbigliando tra loro parole di ammirazione nei suoi confronti.


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Nuovo capitolo, spero vi piaccia😘

Vi voglio bene❣️

Eleonora 🗝💫

3^A LSSA: un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora