Inferno, Canto I

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Martedì ore 7:57, 16 settembre 2014


"Cazzo non sono in ritardo, di più!" esclamò Hope correndo verso l'autobus che stava per partire. 

"Non posso permettermi di arrivare tardi oggi visto che sono interrogata da quello stronzo di italiano" pensò mentre timbrava il biglietto e cercava di spingersi verso il centro della vettura per cercare un posto libero. 

Controllò l'ora sul suo orologio da polso e sbuffò, si raccolse i lunghi capelli biondi in uno chignon disordinato e si sistemò gli occhiali da sole sul naso. 

"Oggi non c'è Fedrigo, rilassati" sentì dire alle sue spalle. A parlare era stato un ragazzo moro ricciolino, con la mascella quadrata e un sorriso irritante dipinto sul volto seduto poco distante da lei in uno dei posti a quattro insieme ad altri tre ragazzi che se la ridevano tra di loro.

"Prego?" chiese  Hope squadrandolo da capo a piedi, indossava una maglietta bianca con sopra una camicia di jeans e un paio di pantaloni beige chiaro. Ai piedi un paio di Nike fluorescenti sui toni del giallo, l'orecchino a forma di diamante all'orecchio destro e un tatuaggio sull'avambraccio che faceva capolino dalla camicia arrotolata fino sopra i gomiti. 

"Ho detto che Fedrigo oggi non c'è. E tu dovresti rilassarti cara mia visto che si vede lontano un chilometro che sei agitata. O sbaglio?" chiese di nuovo inarcando un sopracciglio e stampandosi ancora di più quel sorrisetto insulso sul viso.

"Fatti i cazzi tuoi Ale, non vedi che la signorina c'ha da fare?" disse ridendo il ragazzo seduto di fronte al riccio dando una gomitata al suo amico che gli stava seduto vicino. 

"Eh vedo che è impegnata, l'ansia se la sta mangiando viva" rise quest'ultimo. 

Hope cercò di replicare, ma preferì tacere. Non aveva nessuna intenzione di intavolare un discorso senza né capo né coda con quei quattro ragazzi che non conosceva ma che le davano già i nervi. 

"Senti biondina il tuo nome ce lo dici almeno?" chiese l'unico ragazzo che ancora non aveva parlato. Aveva i capelli leggermente mossi e castani, qualche lentiggine sul volto e gli occhi verdi, indossava una maglia semplice a maniche corte color senape abbinata ad un paio di jeans chiari e delle vans nere. 

"No" rispose secca. Hope si stava arrabbiando e non poco, quei quattro la stavano veramente torturando. 

"Uh mamma mia qui siamo permalosetti eh" disse di nuovo il ragazzo riccio. 

La fortuna volle che proprio mentre Hope stava per rispondere in malo modo l'autobus si fermò a pochi metri dall'ingresso della scuola. Hope controllò di nuovo l'orologio e saltò giù dall'autobus affrettando il passo verso le scale di marmo che conducevano al piano dove si trovava la sua classe. 

"Hope ciao! Tutto bene? Non ti ho visto alla fermata, hai preso il 17?" le chiese Maria Vittoria non appena la vide sedersi trafelata dietro al suo banco. 

"No... Ho preso il 12 perchè ero in ritardo... Ho pure fatto le corse, uff" disse sbuffando e togliendosi la felpa mentre estraeva dallo zaino la custodia degli occhiali da sole per metterli via. 

"Ah d'accordo. Come ti senti? Sei pronta per Fedrigo?" chiese la rossa prendendo a sfogliare il suo quaderno degli appunti.

"Non lo so... In realtà mi ricordo poco o niente di quello che abbiamo ripassato ieri sera quindi spero che mi vada bene..." disse sospirando e inforcando gli occhiali da vista.

"Oh tranquilla! Tanto ci siamo noi ad aiutarti non preoccuparti!" le disse Marianna strizzandole l'occhio e sistemando lo zaino sopra al banco.

"Ah Mavi prima ho sentito Jacopo in corridoio che diceva a Simone che vuole parlarti di quella cosa oggi pomeriggio" disse la castana alla rossa. Hope non potè fare a meno di notare la sorpresa negli occhi della sua compagna di banco.

3^A LSSA: un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora