Che cazzo ci fa lui qui?

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Mercoledì ore 11:43, 17 settembre 2014


L'ora di storia dell'arte con la professoressa Bonfatti era cominciata da circa quarantacinque minuti e i ragazzi stavano eseguendo un disegno sulle prospettive, la professoressa li aveva divisi in gruppi ed aveva assegnato loro una diversa facciata di un edificio del periodo gotico di cui dovevano fare la prospettiva.

Hope era capitata, nemmeno a farlo apposta, nel gruppo di Maria Vittoria, Marianna, Jacopo, Eliseo e Giacomo ed aveva avuto modo di fare una conoscenza più approfondita dei ragazzi. Aveva scoperto, per esempio, che Jacopo era il fidanzato di Maria Vittoria e che Giacomo aveva un fratello più grande che frequentava l'università e stava per laurearsi in medicina, avrebbe poi proseguito con la specializzazione in cardiologia pediatrica e avrebbe voluto tanto andare a lavorare all'ospedale della città per poter creare un nuovo reparto dedicato appunto alla cardiologia pediatrica. 

In classe non regnava un silenzio tombale, c'era un brusio sommesso di voci che si confrontavano su come eseguire il disegno e alcuni che invece che chiacchieravano dei fatti loro. Uno di questi era proprio il gruppo di Hope dove bene o male tutti i ragazzi se la cavavano discretamente nel disegno tecnico e nell'arco di una mezz'oretta scarsa avevano già finito il lavoro assegnatogli dall'insegnante. 

"Beh quindi tu cosa ci racconti?" chiese Eliseo a voce piuttosto alta, tanto che la professoressa Bonfatti lo sentì e lo richiamò. 

"Scusi prof" disse ridendo il ragazzo e tornò curvo sul banco facendo finta di disegnare. 

"Dicevo, cosa ci racconti biondina?" chiese di nuovo Eliseo, questa volte con un tono di voce molto più basso rispetto a prima. 

"Anche tu con sta storia della biondina mamma mia oh che pesanti che siete! Ha un nome come tutti noi quindi basta!" esclamò esasperata Marianna tirando un calcio da sotto il banco al ragazzo moro. 

"Ahia! Mi hai fatto male stronzetta! D'accordo scusami..." disse Eliseo cercando di ricordarsi il nome della bionda. 

"Hope" gli venne in aiuto Giacomo. 

"Ecco si Hope. Scusami. Stavo dicendo che sarebbe carino che ci raccontassi qualcosa di più su di te, per conoscerci meglio ecco" sorrise il ragazzo. Hope si sistemò sulla sedia e abbozzò un sorriso, poi prese a parlare. 

"Beh non c'è molto da dire in realtà. Sono figlia unica, mio padre lavora a Roma e mia mamma qui in ospedale. Mi piace nuotare e... Boh non so... So' romana... Che ve devo dì 'nsomma..."

"Per esempio che sai cucinare una carbonara eccezionale, che odi i soprannomi, che hai un cane grosso quattro volte me, che hai una stanza piena zeppa di medaglie... Non so devo continuare?" chiese Maria Vittoria sorridendo e facendo arrossire non poco la bionda.

"Oddio hai un cane? Che razza? Morde? Come si chiama?" chiese a raffica Jacopo, andava matto per i cani, soprattutto per i levrieri e i cani da caccia. 

"Seh c'ho 'rcane... Samotracia se chiama come la Nike de Samotracia, è un alano nero, tira come 'na bestia quanno la porto fuori. Me l'ha regalato mio papà quando avevo 12 anni, è stato 'rregalo de compleanno più bello che m'abbia mai fatto..." in realtà Samotracia era l'unico regalo che Hope aveva ricevuto da suo padre, non era il tipo di uomo da dispensare affetto e regali ad eccezione della moglie.

Quell'anno non le aveva nemmeno fatto gli auguri; si era dimenticato del compleanno della figlia che cadeva ai primi di giugno, più precisamente il 12, e si era inventato una scusa a cui Hope non aveva creduto. Come può un padre dimenticarsi del compleanno della propria figlia?

"Hope...? Tutto bene?" le chiese Giacomo appoggiandole una mano sul braccio destro. 

"Sì sì... Scusate... Devo andare in bagno" rispose schiarendosi la voce e alzandosi dal banco, chiese il permesso all'insegnate ed uscì dall'aula.

3^A LSSA: un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora