capitolo 15: Primi indizi (Maya p.o.v.)

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Ciao  tutti... com'è andata la vostra settimana? Spero serena e felice! La mia lo è stata di certo... chiedo scusa per aver pubblicato solo un capitolo, ma mercoledì - giorno in cui solitamente mi dedico a Wattpad - era il compleanno della mia piccolina (Piccolina! Insomma...  11 anni). Tutto il mio tempo e la mia concentrazione erano quindi per lei e per la sua festa di compleanno... spero però che questa nuova parte formata da 3 capitoletti molto molto intensi plachino la vostra sete... e vedrete poi il prossimo capitolo!!!     ;)

Questa volta mi vesto in maniera adeguata, abbiamo una missione e dobbiamo scandagliare i boschi di Viterbo senza suscitare sospetti. Da sempre le brecce sono in luoghi dove la natura è rigogliosa e può nascondere l'uscita dei Predonum. Legging neri, maglia nera piuttosto corta per evitare che mi impicci nei movimenti nel caso debba arrampicarmi e una felpa sempre nera con cappuccio. Sembro la Cat Woman dei poveri, ma sono comoda e vestita che ultimamente è una novità. Ridacchio da sola come una sciocca, forse però più che ridere dovrei redarguirmi ed evitare di continuare a comportarmi come una svergognata. Raggiungo la casa di Lukas, spero sia questo ciò che intendeva per stesso posto. Mi sta aspettando oltre il cancelletto e anche lui è nero vestito. È molto atletico e affascinante, ma non altrettanto invitante. La mascella a quanto pare non ha ancora smesso di scattare come una molla e gli occhi non sono meno infuocati di quando l'ho lasciato stamattina. Mi auguro che esattamente come stamane non sollevi l'argomento, non ho nessuna intenzione di dare spiegazioni, in parte perché non saprei come spiegare quello che è accaduto nello studio di Nike, ma soprattutto perché mi ha chiarito che il suo interesse nei miei confronti è esclusivamente legato alla missione, pertanto non ha alcun diritto di conoscere i dettagli piccanti della mia vita sentimentale. Ridacchio di nuovo. Quale vita sentimentale, ma chi voglio imbrogliare?

- Mi rallegra vederti così felice? Posso ridere anche io?

Pungente e piuttosto sfacciato, ma preferisco non stare al suo gioco e ignorare la domanda.

- Da dove partiamo?

Sogghigna, ha capito che non ho intenzione di litigare. Segue il mio esempio e si rilassa.

- Ho pensato di cominciare dal luogo del mio incidente. Ti ho raccontato che sono stato investito dal padre di Grazia, ma non ti ho detto il motivo. Era una notte buia, senza stelle, la stessa luna era nascosta dietro a manti di nuvole nere. Il padre di Grazia, ad oggi anche mio padre, stava rientrando dall'ospedale. È un cardiologo e proprio quel giorno aveva perso durante una lunga e complessa operazione un bambino di sei anni. Era molto stanco e addolorato, chiunque scelga la professione di medico mette in conto un certo numero di perdite, ma questo non diminuisce la pena che si prova o il senso di sconfitta. Stava percorrendo la strada per raggiungere Celleno, paese dove viveva prima di trasferirsi in Francia. La via era completamente sgombra e sebbene non vedesse l'ora di tornare a casa, procedeva piano. Ad un certo punto vide un lampo in mezzo alla strada. Lo descrisse come una scarica elettrica a tal punto potente da far tremare il suolo e tal punto accecante da stordirlo. Perse il controllo dell'auto, cercò di frenare per accostare e riprendersi, ma urtò qualcosa. Quel qualcosa ero io svenuto sul ciglio della strada. Mio padre fermò l'auto e scese per controllare se avesse investito un animale e fosse ferito. Quando mi vide per poco non gli venne un infarto - cosa che per un cardiologo è alquanto paradossale. Con un controllo veloce dei parametri vitali verificò che fossi vivo, stabilì che avevo alcune costole fatturate, ma nulla di più grave. Dopo aver chiamato un'ambulanza, cercò di destarmi per sapere il mio nome, non dissi nulla solo la parola "infernaccio". Pensò che fossi arrivato dalle Gole dell'Infernaccio. Conosci quella zona?

Quanta somiglianza tra la mia storia e la sua. Mai prima d'ora era successo che ci svegliassimo dal lungo letargo senza un passato ed è ancora più strano che sia successo ad entrambi.

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