Jace's POV
- Mi dispiace ma dobbiamo rimandare il pranzo – si scusò Jace, chiudendo la valigia.
- Ma hai promesso che avresti fatto uno sforzo, invece stai solo inventando scuse – lo rimproverò sua sorella indignata.
Jace strinse i pugni, pensando a quello che avrebbe potuto dire, non poteva certo spiegare alla sorella che doveva correre a Washington alla ricerca di uno sconosciuto.
- Non è una scusa, mi sono ricordato di avere del lavoro urgente da consegnare, quindi come ti ho già detto faremo il pranzo di famiglia in futuro – liquidò in fretta il ragazzo e prima che la sorella potesse obbiettare, riattaccò.
Si infilò la giacca di pelle, prese il suo trolley e uscì di casa...sarebbe arrivato a Washington la mattina dopo.
Alec's POV
- Sto bene, non c'è bisogno che mi portiate al pronto soccorso, pensate a Kim – intimò Alec ai paramedici, indicando la segretaria ancora a terra.
I soccorsi erano arrivati sul posto sei minuti dopo la chiamata al 911 di Alec e subito i medici gli avevano estratto i vetri.
Alec se ne stava seduto nel retro dell'ambulanza quando vide una chioma bionda ossigenata farsi spazio tra la folla, appena riconobbe i suoi lineamenti...tirò un sospiro.
- Sono corsa appena ho saputo. Cosa è successo? Come stai? Perché non mi hai chiamato? – cominciò a tartassarlo di domande Amber.
Alec alzò gli occhi a cielo e rimase in silenzio per un paio di secondi, per evitare di rispondere bruscamente alla moglie.
- Non c'era bisogno che ti precipitassi qui, sto bene è tutto risolto –
Amber gli lanciò un'occhiata furibonda.
- Non c'era bisogno dici? E dimmi, cosa avrebbe pensato la stampa non vedendo la moglie di un deputato sul luogo in cui lo hanno aggredito? – chiese ovvia la donna.
Stavolta Alec non tentò di controllarsi.
- Tranquilla, se mi avessero chiesto qualcosa avrei risposto che eri stata trattenuta da cause di forza maggiore: lo smalto fresco – commentò con un sorrisetto beffardo in volto.
Sua moglie alzò una mano come se volesse colpirlo, ma Alec gli afferrò il polso.
- Io non lo farei se fossi in te, che cosa penserebbe la stampa vedendo la moglie di un deputato dargli uno schiaffo? – la avvertì Alec in tono duro.
Amber lo incenerì con lo sguardo.
- Non hai il diritto di parlarmi così – si lamentò donna.
- Così come? Dicendo la verità? – chiese Alec, sfidandola con lo sguardo
- Sappiamo entrambi perché hai accetto di sposarmi...in quel periodo stavo per diventare deputato e tu hai colto l'occasione per finire sulle riviste – la accusò.
La moglie si limitò a distogliere lo sguardo, Alec si alzò e cominciò ad allontanarsi da lei.
- E adesso dove vai? – gli chiese Amber alle sue spalle.
Alec scelse di non rispondere e di mettere più distanza possibile tra di loro.
Isabelle's POV
- Non chiedermi di abbandonarti o di fare ritorno senza di te – pronunciò Isabelle guardando Clary dritta negli occhi.
- Poiché ovunque andrai tu andrò anch'io e ovunque ti fermerai mi fermerò anch'io – continuò la rossa.
Intorno a loro Maryse e Luke sorridevano sull'orlo delle lacrime.
- Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio – proseguì Isabelle.
- Dove morirai tu morirò io e ivi sarò sepolto – recitò l'altra.
- Sia questa la volontà dell'angelo e che ci punisca se altra cosa che non sia la morte ci separerà – giurarono insieme Clary e Izzy.
Le presone intorno a loro iniziarono ad applaudire e la bruna sorrise guardando la sua migliore amica e dal quel momento...sua parabatai.
Isabelle si svegliò di soprassalto, il sudore le imperlava il viso...facendo attenzione a non svegliare Chad, scostò le coperte da sé e a piedi scalzi si diresse in cucina.
Riempì un bicchiere d'acqua, bevve a grandi sorsi e appoggiò i gomiti sul tavolo.
Le immagini del suo sogno le apparivano ancora nitide e chiare, nonostante il tempo trascorso.
Ricordava ogni cosa, anche gli strani simboli che sia lei sia l'altra ragazza portavano sulle braccia.
Distinto spostò gli occhi sul suo avambraccio, come alla ricerca di qualcosa e osservando attentamente le parve di veder comparire un intreccio di linee molto chiare che andavano a formare uno dei disegni del suo sogno.
I segni continuavano a intrecciarsi sotto gli occhi di Isabelle come se qualcosa di celato volesse venir fuori.
La luce si accese e l'intera stanza venne illuminata, Isabelle sobbalzò.
- Iz? – chiese Chad, guardandola stupito.
- Io... scusami, non volevo svegliarti– balbettò Isabelle sbattendo le palpebre.
- Un po' difficile non farlo considerato il rumore di un bicchiere che si frantuma – ribatté il suo ragazzo con un mezzo sorrisetto.
Isabelle, non capendo di cosa stesse parlando, aggrottò le sopracciglia.
Chad le indicò con il mento qualcosa ai suoi piedi e Izzy vide il bicchiere, da cui aveva bevuto, a terra in mille pezzi.
Possibile che lo avesse lasciato cadere senza accorgersene?
- Dai torniamo a dormire – la esortò Chad controllando l'ora e sbadigliando.
Isabelle annuì velocemente, uscì dalla cucina e spense le luci...per questo non riuscì a vedere la runa che gli era comparsa sul braccio.
SPAZIO AUTRICE:
Salve bella gente, eccomi qui.
Capitolo 5...abbiamo Amber, il giuramento parabatai e la suspense finale.
Che ne pensate?
Fatemelo sapere e soprattutto ditemi se ODIATE Amber (se è così sono riuscita nel mio intento).
Aspetto i vostri commenti.
A giovedì.
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~Shadowhunters|| The 100~ We meet again
أدب الهواةSequel di "Shadowhunters|| The 100: Nephilm e Coloni" > > Una volta sconfitto Jonathan, gli Shadowhunters e i due nascosti hanno fatto ritorno a casa...o almeno questo era quello che pensava Clarke...