03 | Peonie

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La bicicletta è a terra, le ruote ancora girano, mentre Mike Wheeler avanza verso di me. I suoi capelli sono scompigliati e tenta inutilmente di spostarsi i ciuffi arricciati dalle guance rosse, a causa della corsa. Io sono ancora seduto sugli scalini che si affacciano sul giardino, la sigaretta è accesa fra le mie dita e improvvisamente ritorno alla realtà, mi ricordo di essere veramente lì, il solo responsabile delle mie azioni. Osservo Mike, me ne sto immobile, mentre cammina velocemente verso la mia direzione, dalla sua espressione sembra preoccupato. Perché è venuto? Chiedo a me stesso. Non voglio che mi veda così, non voglio che mi faccia troppe domande. Il vento si è alzato e i ciocchi d'erba del prato incolto mi solleticano le caviglie scoperte e sento un brivido che sale fin sopra la mia schiena. Abbasso lo sguardo e tento di spingere i lembi dei pantaloni più giù, inutilmente.

«Will? Ma mi hai sentito?» urla, ancora lontano, sventolando la mano per farsi notare. Dopo poco me lo ritrovo davanti, le mani sui fianchi, le labbra piene e screpolate, le sopracciglia corrugate in un'espressione confusa. Mike mi guarda, cercando di capirmi, come al solito, ma io abbasso lo sguardo verso la punta delle mie scarpe.

«Dicevo, adesso fumi?» sembra quasi come l'inizio di una ramanzina. A quel punto alzo gli occhi verso di lui, avvicino la sigaretta alle labbra e aspiro, cercando di non tossire. Non capisco se questa roba mi aiuti o meno, con mia madre funziona, penso, e ha sempre funzionato. Tante sono le volte in cui l'ho vista spararsi pacchetti interi, in particolare durante la separazione con mio padre, o quando fu licenziata e non riusciva a capire come mandare avanti la nostra famiglia. Si sedeva proprio su questi scalini e, con una gamba tremolante, la sentivo borbottare, pensare ad alta voce, alzarsi, sedersi nuovamente, rialzarsi e camminare per tutto il giardino. Quando la sigaretta si spegneva, ne tirava fuori un'altra, dal pacchetto infilato nella tasca dei jeans, se la teneva fra i denti mentre cercava di accenderla e poi ricominciava, finché non entrava in casa per iniziare a cucinare qualche poltiglia. E io mi sedevo a tavola e la vedevo sorridere nonostante tutto, nonostante il suo essere tormentata, in solitudine.

«A quando pare...» rispondo facendo spallucce «Provo» aggiungo infine, sincero. Mike tira un respiro profondo e si siede accanto a me, appoggiando i gomiti sulle ginocchia scoperte dai pantaloncini beige.

«Will, ti fanno male» e si avvicina, cercando di strapparmi la cicca dalle mani. Io alzo il braccio e la tengo lontana. Il viso di Mike si trova a pochi centimetri dal mio, così poche sono le volte in cui riesco ad avvicinarmi in questo modo che sento l'irrefrenabile voglia di scattargli una foto e disegnarlo nuovamente. Questa volta tenendolo per me, ma scuoto il capo, quasi per rispondere a me stesso.

«Non ti riguarda» dico, girandomi dalla parte opposta. «Non la stai mica fumando tu...» A quel punto Mike rimane in silenzio per pochi secondi, lo sento sospirare, dopodiché appoggia i gomiti sullo scalino seguente, dietro le sue spalle, e si sposta i capelli muovendo la testa.

«Ah, no? Non ti importerà allora se la fumo anche io» allunga mano e fa segno di passargliela, alzando il mento «Fammi fare un tiro, Will il saggio» dice con un sorrisetto sul volto. La mano ancora a mezz'aria, in attesa. Forse non voglio, ma mi rendo conto che nulla va sempre come vorrei, perciò, che faccia pure come vuole. Annuisco e avvicino la sigaretta. Mike la prende con due dita, la osserva, e dopodiché appoggia le labbra sul filtro. Tossisce quando inala il fumo e prova nuovamente con un altro tiro. A quel punto, ancora sdraiato sugli scalini, me la passa fra le dita con un altro colpo di tosse, socchiudendo un occhio. Mi osserva mentre, goffamente, riavvicino la sigaretta, che pochi secondi prima aveva toccato le sue labbra, verso le mie. La musica si è fermata, deve essersi inceppato il disco, gli unici suoni che ci circondano sono i motori delle macchine che sfrecciano lontane lungo la strada e qualche grillo nel giardino. Appoggio la sigaretta, realizzando quanto questa sia la cosa più vicina ad un bacio che io abbia mai vissuto. Inspiro e osservo la sigaretta. Il filtro che ha precedentemente toccato le labbra di Mike, ci passo un dito, disinvolto, chiudendo gli occhi, immaginando. Mike si allunga nuovamente, proprio mentre sto per tirare ancora, e mi prende la sigaretta dalle mani. Ci prova ancora e la porta verso le labbra.

➵ | Drawing, ( byler )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora