04 | Diciotto meno quanto?

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( sabato, 25 maggio 1985 )

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«Dannazione!» urlo lasciando il manubrio della bici. Quest'ultima cade sui ciocchi d'erba del mio giardino, con un tonfo. Mi accovaccio e con la mano faccio fare un giro alla ruota anteriore. Le mie dita si sporcano di terra e il mio viso si trasforma in una smorfia, mentre le pulisco sui pantaloncini di jeans. La ruota è sgonfia, non posso utilizzarla e di certo non posso andare a piedi fino a casa di Mike, arriverei sicuramente in ritardo, penso. Non ho voglia di far preoccupare nessuno, ancora.

Questa mattina mi aveva chiamato Lucas, il walkie-talkie sembrava non voler collaborare, così aveva utilizzato il telefono. L'avevo sentito risuonare per tutta casa mentre camminavo ancora assonnato, stropicciandomi gli occhi, e cercando a tastoni la cornetta. Lucas aveva cominciato a parlare, dall'altro capo del telefono, mentre tenevo la cornetta premuta fra l'orecchio e la spalla, me ne stavo con una mano sul fianco e con l'altra giocherellavo con il filo. Riuscivo a sentire la voce di Max in sottofondo, che tentava di mandarmi un saluto, e le urla di Erica, più lontane. Sembrava lamentarsi, come suo solito.

«Quindi oggi pomeriggio alle 17:00 sotto casa sua, possiamo fare quel che vogliamo, abbiamo tutta la villa Wheeler per noi, finché i genitori di Mike rimangono fuori, ci stai?» mi aveva detto Lucas, alzando la voce per cercare di sovrastare quelle di Max ed Erica. In passato l'idea di trascorrere del tempo da soli l'avrei considerata allettante, ma ora l'entusiasmo si trova sotto ai miei piedi e nessuno sembra condividere il mio stato d'animo, pensavo, mentre dall'altro capo del telefono sentivo Lucas parlare, senza prestargli attenzione. Alla fine dissi di sì, magari mi sarei divertito comunque, pensai, poco prima di salutarlo e terminare la chiamata, poggiando la cornetta al suo posto e tirando un sospiro.

Mi alzo, facendo pressione con i palmi delle mani sulle ginocchia e decido di aspettare l'autobus dall'altra parte della strada, in fondo alla via di casa. Mentre mi avvicino alla fermata, mi accorgo di un ragazzo, seduto sul muretto grigio che si affaccia sul giardino incolto di una vecchia casa abbandonata. L'ho già visto in precedenza, nella stessa posizione, con quell'aria stravagante e a giorni alterni. Qualche volta nell'autobus, in disparte, seduto sull'ultimo posto a destra, accanto al finestrino e lo sguardo perso verso la strada. Quando c'è silenzio e gli unici rumori sono quelli dell'autista che passa ripetutamente sulle buche dell'asfalto, se fai attenzione, riesci a sentire la musica nelle sue cuffie che fuoriesce, alta. Non mi ha mai proferito parola, né io tanto meno.

Butto un'occhiata con la coda dell'occhio e lui sembra neanche essersi accorto della mia presenza. Porta una gamba piegata verso il petto, mentre l'altra pende dal muretto, dondolando. Sembra alto, i suoi capelli sono marroni, lunghi fino alle spalle e un ciuffo gli copre completamente l'occhio destro, in penombra. Indossa dei pantaloni neri con uno strappo sulle ginocchia e una felpa grigia con una tasca centrale, all'interno del quale infila la mano sinistra. Lo guardo reggere fra le labbra una sigaretta, mentre con la mano sinistra continua a passare insistentemente il dito sulla rotella dell'accendino.

«Cristo!» impreca fra sé. Il ragazzo riesce finalmente ad accendere la sigaretta dopo qualche tentativo e inspira, girandosi verso di me, questa volta. Solo in quel momento mi accorgo dei suoi occhi cerulei, freddi, che mi osservano e improvvisamente mi sento a disagio. Fingo di guardare altrove, ma ormai è troppo tardi.

«Che hai da guardare?» chiede sulla difensiva. Non posso biasimarlo, lo stavo praticamente fissando e nessuno sembra mai soffermarsi troppo sulla sua figura, come per paura che possa da un momento all'altro scattare. A questo punto, torno a guardarlo e ripenso a Mike.

«Ah, no? Non ti importerà allora se la fumo anche io» allunga mano e fa segno di passargliela, alzando il mento «Fammi fare un tiro, Will il saggio» dice con un sorrisetto sul volto.

➵ | Drawing, ( byler )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora