06 | Anche quelle che vedi negli occhi degli altri

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( sabato, 1 giugno 1985 )

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Le nocche delle mie mani sbattono sulla serranda avvolgibile del vecchio garage della signora Gardner, mentre sono immerso nei miei pensieri. Due colpi, dopodiché infilo le mani in tasca, aspettando. Il giardino è incolto e una pianta rampicante sale fin sopra la parete destra. Non sembra un posto abitato.

Non so neanche perché ho camminato fin qui, senza neanche rifletterci, a passo veloce. Quale motivo avrebbe per far lasciar entrare uno sconosciuto incontrato ad una fermata dell'autobus? E quale sarebbe, invece, il mio di motivo, ciò che mi ha spinto a raggiungerlo?

Avvicino l'orecchio alla serranda, titubante, ma non sento alcun rumore. Gradualmente, secondo dopo secondo, comincio a sentirmi un perfetto idiota.

«Io... Sono Will» dico, alzando il tono della voce. Aspetto qualche minuto e proprio mentre sto per voltarmi e ripercorrere la strada verso casa, un rumore stridulo si fa strada lungo la serranda avvolgibile che mano a mano, si alza, scoprendo il suo interno. Una figura ad un angolo, si intravedono prima due paia di scarpe consumate, successivamente i pantaloni larghi, una maglietta bordeaux. Fa capolino, dalla serranda ancora non completamente tirata, il viso del ragazzo che sorride con una sigaretta dietro l'orecchio e qualche ciuffo sul viso.

«Cazzo e chi se lo aspettava» dice tirando un ultimo strattone e invitandomi ad entrare. Sembra sorpreso «Non pensavo che ti saresti innamorato di me così velocemente, addirittura sei venuto a farti i cazzi miei a 'casa mia'» aggiunge ironico e mimando delle virgolette con le dita. Mi da le spalle mentre entro definitivamente, per poi voltarsi verso di me e ridere di gusto.

Solamente in quel momento, con la luce del pomeriggio che inonda il garage, mi accorgo effettivamente di ciò che mi circonda. A destra, la spalliera appoggiata al muro, vi è un letto con un vecchio materasso scoperto e una coperta piegata ai piedi di quest'ultimo. Vi sono diverse mensole, ma ho l'impressione che solamente un quarto degli oggetti siano di sua proprietà. Al centro, un tavolo di legno con due sedie di plastica, il moro ne sposta una e fa per sedersi.

«Emh n-no, ho altri gusti io!» ribatto. Il ragazzo appoggia i piedi sul tavolo e allunga l'altra sedia davanti a lui, dando due colpetti per invitarmi a sedere.

«Mh-mh, tipo?» biascica mentre cerca di accendere la sigaretta fra le labbra. Io mi siedo accanto a lui, strisciando i piedi. I miei occhi cadono sul pavimento, in alcuni punti, vicino alle gambe del tavolo, in cui le mattonelle sembrano macchiate. Il moro mi osserva, in attesa di una mia risposta, non sembra a disagio con il mio curiosare. Sembra proprio non farci caso, o considerarlo di poca importanza. Mi accingo a mentire spudoratamente.

«Le ragazze» dico annuendo, per essere più convincente. In realtà le mie esperienze in materia sono pari a zero, neanche un fidanzamento da ventiquattro ore come quello di Dustin, qualche anno fa, assolutamente nulla.

Il moro cicca dentro un bicchiere e porta la sigaretta verso le labbra fine e rosee «Ah e dimmi, qual è la tua ragazza ideale, come te la immagini?» chiede con un sorriso sghembo. Sembra quasi prendersi gioco di me, penso. Nel mentre provo ad immaginare, ma tutto ciò che mi viene in mente è Jennifer Beals in "Flashdance", il grandissimo amore di Lucas Sinclair. Dannazione. Mordo l'interno della guancia, come ho spesso il vizio di fare quando sento l'agitazione salire.

«Ci stai pensando troppo» dice spostandosi i capelli dal viso «Vabbè dai, rompo il ghiaccio! Io vado chiaramente verso Debra Winger e Simon Le Bon, me li farei anche insieme» e un sorriso divertito si fa strada sul suo viso, mentre mi fa l'occhiolino. Io mi irrigidisco e finisco per guardare oltre il suo viso, lungo la parete bianca e spoglia del garage. Il ragazzo riporta la mia attenzione verso di sé, porgendomi il mozzicone di sigaretta fra le dita circondate di anelli. I suoi capelli cadono sulle spalle, lisci, sulla maglietta bordeaux. Socchiude gli occhi, osservando la mia espressione.

➵ | Drawing, ( byler )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora