16 | Old time rock and roll

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( Martedì, 25 dicembre 1985 )

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Tutto sommato non è così male, penso cercando di rincuorarmi, seduto accanto ad una lunga tavolata di dolciumi di ogni genere.
In occasione del Natale, Hawkins ha organizzano all'interno di un capannone ubicato dietro la scuola, una festicciola con la musica e qualche dolce, per un dopo cena, destinata a tutte le età. Nessuno, qualche ora prima, aveva osato dissentire, così li avevo seguiti, senza fiatare. Le mani rigorosamente in tasca, sudate, contro il tessuto freddo dei miei jeans e le gambe di Mike che sfioravano le mie, durante il viaggio nella Ford LTD di mio fratello che sfrecciava sull'asfalto irregolare di Hawkins.

Il mio pensiero va a quella mezz'ora prima dell'arrivo, mentre Call Me di Blondie echeggia da due casse laterali e la fitta allo stomaco si fa sempre più forte. Al centro, la pista da ballo è riempita da una moltitudine di persone che muovono i fianchi al ritmo della musica. Fra la calca, non lo perdo di vista e i miei occhi cadono indiscreti sulla coppia più invidiata.

La pista, nella mia testa, sembra illuminare solo loro due, sotto la luce di un faro che acquista sempre più energia. Mike ed Eleven ballano, non curanti di chi hanno attorno. Eleven è bellissima, i capelli sono sciolti e un vestito rosso, comprato appositamente da mia madre per il Natale, le cinge la vita stretta e la gonna cade leggiadra sulle gambe. Mike ha le guance rosse, i ricci neri che, scompigliati, finiscono davanti ai suoi occhi. Il moro lascia una mano alla fidanzata, facendola volteggiare su sé stessa e si sposta i capelli dal viso. La gonna di Eleven si gonfia e ricade sui suoi fianchi. Un sorriso imbarazzato compare sul viso di Mike, mentre si muove goffamente, accompagnato da Eleven.

L'ho visto, di tanto in tanto, incrociare gli occhi di Lucas, in pista con Max, e imitare i suoi passi, annuendo, quasi per convincere sé stesso. Ma niente più, il resto sembra essere per lui effimero. Ignaro del mio sguardo, continua a divertirsi tenendo fra le mani, quasi come un petalo fragile, chi invece sa essere forte.

Butto giù l'ultima goccia di coca-cola rimasta nel bicchiere, immaginando che sia altro. Come un'illusione dettata dalla mia mente, sembra quasi scorrere lungo la mia gola e bruciare, ma nessuna sensazione di sollievo mi riempie, solo i miei occhi che si fanno più lucidi. La verità, che arriva come uno schiaffo gelido, è l'invidia, sentimento autodistruttivo. Là, una tristezza mascherata per il bene altrui percepito come dolore proprio. Sono invidioso di chi riceve il tuo amore, Mike Wheeler. Ormai non mi fa neanche più paura pensarlo.

Sposto lo sguardo verso Dustin, impegnato ormai da minuti in una conversazione con un ragazzino, davanti ad una ciotola di patatine, ad un angolo nella stanza. Da lontano mi sorride e mima un 'arrivo' con le labbra. Io annuisco e nel mentre, Dustin gesticola velocemente, indicandomi e salutandolo con un batti-mano. Mi chiedo quante amicizie abbiano instaurato a scuola, dalla mia partenza. Che cosa mi sono perso di Hawkins? Forse molto.

Osservo Dustin farsi strada con su una camicia rossa e una giacca. Per essere una serata improvvisata all'ultimo, il giorno stesso, è veramente elegante. Sorrido mentre cammina verso di me, con aria fiera.

«Da lontano sembravi quasi imbronciato, ma vedo che te la ridi ora» afferma sedendosi accanto a me.

I capelli sono tirati su proprio come allo Snow Ball e il ricordo sembra passarmi come un velo leggero davanti agli occhi, inaspettato.
È quasi strana la sequenza degli avvenimenti e in che modo i ricordi riaffiorano in noi, com'è possibile che due momenti distanti mesi, a volte anni, vivano nello stesso momento, uno nella nostra testa, l'altro attorno a noi? Come un momento della tua vita, che a tratti può sembrare monotono, rimane incastrato nella tua testa per via del ricordo che è riaffiorato in quel preciso istante. È un cerchio. Mi chiedo se fra qualche anno, questi attimi, qui, con Dustin, saranno presenti nei meandri della mia mente o si saranno sgretolati.

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