Insieme resistiamo ✔️

25. RADICI FAMILIARI

Noi moriamo soltanto quando
non riusciamo a mettere
radice in altri.
Lev Tolstoj

Liguirofobia.

Credevate che Blaze Montgomery non conoscesse questo termine forbito, vero?

Infatti non ero al corrente della sua esistenza, ma purtroppo ho acquisito tale nozione nel tempo e l'ho sperimentata sulla mia pelle.

Ero convinto di esserne immune, invece mi sono dovuto ancora una volta ricredere perché ormai io e la liguirofobia siamo nemici da più di vent'anni.

Tutti abbiamo delle paure, per alcuni possono risultare stupide, per altri fondamentali, ma il punto è che vanno studiate, vanno assimilate nel subconscio e soprattutto vanno accettate.

Mi avevano spiegato che quella fissazione perseverante, forse assurda e anormale per i rumori forti, come l'esplosione di un palloncino o lo stappo fulmineo delle bottiglie di spumante, era una malattia comune a chi aveva vissuto un'esperienza simile alla mia.

Ero un piccolo bambino indifeso e mi ero ritrovato a gestire una situazione per niente felice, avevo assistito all'arrivo di un botto improvviso che mi aveva fatto trasalire e mi aveva turbato parecchio nel silenzio e nelle prime luci di quella che si prospettava una mattina serena.

Ho un odio spropositato per gli allarmi antincendio, gli altoparlanti dei computer che emettono un suono rapido, frastornante che riesca a farmi raggelare nel profondo e questo è il motivo per cui mi presento alle feste con la musica che pompa già nelle casse, oppure non voglio assolutamente che qualcuno mi organizzi un compleanno a sorpresa.

Devo essere sempre pronto, sapere in anteprima quello che succederà per evitare di dare inutilmente di matto, devo stare costantemente in allerta e questo sono sicuro sia, seppur non abbia mai indagato, il vero motivo del mio sonno leggero.

È per questo che il botto che ho appena udito, che mi ha fatto rizzare le orecchie come un segugio, mi sta portando ad avere il respiro accelerato, il battito del cuore irregolare ed una sensazione di allarme e malessere persistente.

So che tutto questo è irrazionale, di poca comprensione, e la mia reazione può sembrare spropositata ed incontrollabile, ma non appena i miei occhi spaventati hanno ricercato il punto da cui quel tumulto quasi da bombardamento militare sopraggiungeva ed hanno compreso che fosse un fuoco d'artificio che formava nel cielo la scritta Buon compleanno, non sono riuscito a reprimere quel senso d'ansia ed angoscia. Ho cominciato addirittura a traspirare, ad ansimare, mi sono portato una mano sul cuore come se quel gesto potesse placarlo e, con il capogiro in corso, ho preso scattante l'uscita e ho seguito le scale che portavano alla cantina della Montgomery's Gold Seekers.

Una volta giunto lì, mi sono fermato e tutto ha smesso pian piano di vorticare, è come se quel locale fosse per me un bunker in grado di proteggermi da quegli scoppi avvicinabili al suono delle pistole e delle mitragliatrici.

In testa ho la guerra perché sono completamente lucido e molto consapevole della natura esagerata della mia reazione, ma sono travolto come gli scogli quando vengono completamente sommersi dalla schiuma e dalle onde del mare.

Mi immergo in quell'ambiente che i miei avi hanno creato da quasi cento cinquant'anni, adatto alla conservazione di quella bevanda che ha trasformato i Montgomery da semplici minatori e cercatori d'oro, in ricchi e stimati imprenditori. Il mio sguardo riesce ad espandersi e, nonostante la semioscurità, il freddo e l'umidità che mi circondano, dalla posizione in cui mi trovo ho una visuale mozzafiato e posso fare una panoramica strabiliante di quelle botti in legno di rovere, disposte come se fossero scale, che adoro probabilmente più della mia stessa vita.