26. SE LE BOTTI POTESSERO PARLARE

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Qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo.
Sant'Agostino

Mi metto le mani dietro la nuca e riprendo fiato, prima di proseguire il racconto.

«Circolavano voci sull'apertura di un piccolo stabilimento, ma le notizie erano incerte e il tutto rimaneva nel vago e nell'anonimato. Un giorno, però, il capostipite nonché padre di Nikole, Zackary Montgomery, obbligò la figlia a partecipare ad una festa perché giunta in età da marito, insomma aveva diciannove anni e molte della sua età erano già sposate e con figli a carico. Annoiata e alla ricerca della solitudine che tanto amava, Nikole decise di abbandonare la festa e si sedette in un prato non molto distante ad osservare la linea di congiunzione tra terra e cielo. Mentre si trovava lì, si imbatté in Clifford, un ragazzo molto bello, alto, dalla carnagione chiara e gli occhi scuri, dall'animo nobile e gentile con cui passò una piacevole serata, ma, giunti alla fine, scoprì essere un Crab».

«Oddio! Una Montgomery s'innamorò del nemico? Una Romeo e Giulietta in stile americano?». Rebecca strabuzza gli occhi e mi mostra quelle pupille tanto dolci quanto il cioccolato.

«Non proprio, ti posso dire che non ci furono uccisioni o suicidi, ma diciamo che Cliff prese una bella pugnalata al cuore e i Crab una bella inculata!».

La mia risata fragorosa si espande per tutta la cantina, rimbombando e tornando indietro in modo debole per effetto del piccolo eco che si crea all'interno.

«Cosa combinò Nikole?».

«Oh, beh, Clifford si innamorò perdutamente di Nikole e i due si videro molte volte in segreto. Lui non sapeva che fosse una Montgomery, nessuno la conosceva e lei raccontò di chiamarsi Pearl».

«Una famiglia di stronzetti, insomma!».

Sogghigna mentre si sposta i lunghi capelli biondi di lato, portandoseli davanti alla spalla destra e scoprendo quel collo su cui vorrei perdere il mio respiro.

Scrollo la testa per riprendermi da quei soliti pensieri che mi inondano il cervello ed è come se cercassi di iniettarmi un sedativo per placare gli ormoni che non rispondono più ai comandi.

«Condivido pienamente il tuo pensiero, la stronzaggine è una qualità di famiglia!». Fisso ancora una volta l'albero genealogico e sbatto le ciglia prima di aprire la bocca e continuare a scandagliare la vita di quella donna tosta, determinata e capace di rimanere concentrata sull'obiettivo principale. «Clifford e Nikole s'incontravano solitamente in un piccolo fienile di proprietà dei Crab e parlavano di tutto, condividevano le loro paure, i loro sogni e le loro aspirazioni. Ogni giorno passato con lei, era per Clifford uno spiraglio di luce, si sentiva libero di essere se stesso, poteva confidarsi, sapeva di non sentirsi giudicato e soprattutto era compreso da mia zia. Cliff viveva in una famiglia dove il fratello maggiore, il famoso finto fondatore John, era visto come un essere superiore e lui soffriva di complessi di inferiorità, era arrivato addirittura ad odiarlo. Durante quegli incontri, la zia aveva scoperto che l'idea della costruzione del famoso stabilimento sulla via che oggi collega la città a Bozeman altro non era che di John Crab e Cliff le aveva raccontato dei progetti che il fratello teneva nascosti proprio in quel fienile abbandonato. Un pomeriggio, durante un comizio in piazza, il giovane Crab venne chiamato alle armi e Nikole comprese che il tempo di divertirsi era finito e che il piano andava attuato alla svelta».

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