37. VOGLIO FARE UN GIOCO CON TE

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L'essenziale è minacciato senza sosta dall'insignificante.
René Char

Oggi sono felice, nonostante il male tremendo ai piedi.

Nick è voluto andare all'Helena Ice Arena, l'edificio che ospita la sua squadra di hockey preferita, per pattinare su ghiaccio perché Becky è talmente poco negata dal dover usare quei pinguini carini che di solito servono ai bambini alle prime armi, ma ha deciso di non accompagnarci questa volta per evitare che il suo sedere di marmo toccasse la lastra di acqua ghiacciata. Suo figlio, invece, è stato soprannominato Speedy Gonzales da quanto vada veloce su quelle lamine in acciaio. È un talento naturale, capace di fare skate all'indietro e slalom tra le persone che affollano la pista, ma mi aveva spiegato che era tifoso dei Bighorns già da tre anni e, grazie a Richard e al fantomatico finto falsario Newton, aveva deciso di praticare quella disciplina sportiva tanto bella quanto pericolosa che gli permetteva di sentirsi parte di un gruppo, visto che il più delle volte si isolava a causa della sua passione spropositata per la tecnologia e i giochi virtuali.

Spalanco la porta dell'ufficio e, fischiettando, mi avvicino alla libreria per cercare il volume di Kennedy, ma la mia attenzione cade sul primo cassetto nelle vicinanze per metà aperto, perciò appoggio una mano sopra e mentre lo chiudo, mi accorgo di una busta color ocra di piccole dimensioni sulla quale non è stato apposto nessun francobollo, ma solamente un'etichetta bianca su cui è riportato il mio nome e cognome in Times New Roman. Incuriosito, tiro verso di me quel piccolo vano e una volta afferrato il pacchetto, lo scarto lesto, trovando al suo interno un cd e una lettera anonima, composta da segni dell'alfabeto di varie grandezze, riconoscendo perfettamente i ritagli del quotidiano da cui derivano.

«Che cazzo è questo?». Mentre domando ciò, Kurt e Trevor fanno il loro ingresso e mi osservano preoccupati, ma nello stesso tempo interessati. Immetto una grande quantità di aria nei polmoni prima di incollare le mie iridi rotonde e adamantine per sprofondare nella lettura. «Se il venti agosto non ti presenti alla Guardian of the Gulch alle nove di sera con quindicimila dollari, tutti conosceranno il tuo segreto».

Sollevo subitaneo lo sguardo su Kurt che incrocia le braccia e non ho bisogno che parli, so già quali siano i suoi pensieri.

«Non è stata lei».

Colma la distanza che ci separa mentre pronuncio quelle quattro parole scandendole perfettamente, poi mi strappa il foglio dalle dita e rilegge mentalmente il contenuto, sperando forse di trovare nuovi indizi che possano incastrare quella donna che ormai è nel suo mirino.

«Blaze, il Montana Journal è l'unico quotidiano che usa questo carattere. Inoltre, la torretta antincendio non è il suo posto preferito e il luogo in cui siete andati a correre insieme quella volta?».

«So cosa stai facendo». Gli punto l'indice davanti alla faccia, mentre comincio a sentire il caldo divampare dentro me, partire dai piedi per risalire il corpo, e sono pronto ad investirlo di espressioni tendenzialmente colorite, ma la voce di Vor arresta il tutto bruscamente.

«Io no come al solito, ma quella è la busta che ti ho portato la scorsa settimana». La indica sorridendo, poi si mette le mani in tasca e io mi volto verso di lui, fissandolo stralunato.

«Chi te l'ha data, Vor?». Cerco di mantenere la calma e di non dare di matto, perché so che mio fratello ha problemi ad apprendere, ma non comprendo per quale motivo non mi abbia dato subito quel piccolo imballaggio.

«Un tizio che non conosco, ma che sono sicuro fosse un giornalista o un fotografo, Mont. Ce n'erano una marea nel parcheggio che inseguivano crostatina e un ragazzo con una barba scura si è avvicinato e mi ha detto di consegnartelo».

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